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Quando l'automobile uccise la cavalleria
C'erano una volta quattro cavalieri.
Il primo cavaliere si chiamava Federigo Caprilli. Sarebbe diventato il più grande campione di equitazione di tutti i tempi.
Il secondo cavaliere si chiamava Emanuele di Bricherasio. Avrebbe fondato la più importante casa automobilistica italiana.
Il terzo cavaliere si chiamava Giovanni Agnelli. Sarebbe diventato il più grande industriale e finanziere italiano.
Il quarto cavaliere era mio nonno.
Due di loro moriranno all’improvviso, in circostanze poco chiare, aprendo un mistero che non è mai stato del tutto svelato.
100. Cento anni di Voynich
Per festeggiare il raggiungimento del centesimo numero di questa rubrica, che parla di giochi letterari, si è scelto di parlare del gioco letterario che in questi mesi festeggia i cento anni: il Manoscritto di Voynich
LeggiUna settimana di thriller in TV
Piccolo palinsesto dei film in onda questa settimana su canali gratuiti e appartenenti a tutti i colori del thriller
Leggi96. Dai due lati del tavolo verde
Ogni tavolo da gioco ha due lati: dove le carte si giocano e dove le carte si danno. Da entrambi può sbucare fuori un “libro falso”
Leggi95. La Falsa Novella 8: ancora Maria
Prosegue il viaggio fra i falsi Vangeli inventati dai romanzieri per “condire” i loro thriller: questa volta incontriamo due diverse testimonianze di Maria Maddalena
Leggi94. The Unwritten Classics
Per chiudere l’anno in bellezza e come regalo per i lettori di questa rubrica, ecco in esclusiva un testo unico e “pseudobiblico” per la prima volta in italiano
LeggiL'uomo che fu Shakespeare 3. I contemporanei
Continua il viaggio nel mondo del Grande Bardo alla scoperta dello scenario che fece da sfondo al più misterioso degli autori
LeggiMargin Call
Al Festival del cinema di Berlino il film è stato accolto dal consenso generale perché riesce nell’ardua impresa di esemplificare e far capire allo spettatore tutti i vari passaggi economici alla base della crisi con semplicità, ma allo stesso tempo con grande accuratezza e oggettività
LeggiAlberto Eva
L’espressione “letteratura di genere” mi provoca una eruzione cutanea. Sinceramente, il concetto ha fatto il suo tempo. Solo chi non lo ha capito, continua imperterrito a produrre la ricordata ribongia. Oggi, gli autori più avvertiti scrivono di giallo per parlar d’altro; ovvero, stendono romanzi che non necessitano di appendici classificatorie, anche se hanno il morto incorporato. Ritengo non piccolo merito del giallo italiano quello di aver fermato su carta, nel suo divenire, la storia del nostro Paese: questa la sua funzione (spesso di supplenza, rispetto all’anemica letteratura tout court),
LeggiJames C. Copertino
Il ritorno in digitale di un grande autore di action bellico, impegnato stavolta in un’operazione fra le più “coperte” della storia moderna
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