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Silvia Tebaldi. Vuoto centrale
Immaginiamo una foto in bianco e nero, sgranata, contrastata, a luce radente: l’immagine spietata di un destino; semplificando molto, chiamiamola noir.
E poi un'altra foto col grandangolo, con grandi spazi distorti: ha dettagli metallici e di plastica, ultramoderni ma oscuramente familiari, e dettagli vecchissimi, una specie di decadenza prebarbarica. Questa seconda foto, chiamiamola fantascienza.
Ecco: quando sono riuscita a sovrapporre le due foto, l'idea di Vuoto Centrale era lì
Antonella Beccaria, Simona Mammano, Alessandro Chiarelli e Andrea Pompili
Antonella Beccaria e Simona Mammano sono due donne accomunate dal giornalismo, dalla passione per la politica e da un modus operandi, nell'affrontare il loro mestiere, altamente professionale e, oserei dire, scientifico. La collana da loro curata per Stampa Alternativa si intitola “Senza Finzione” e si occupa di tematiche politiche e sociali nelle loro devianze.
Il primo titolo della collana è “Disonora il padre e la madre - Un bambino stuprato, una famiglia normale”, scritto da Alessandro Chiarelli, sostituto commissario di polizia e a capo dell’ufficio minori della questura di Ferrara. ll secondo libro si intitola “Le tigri di Telecom - Dossier, investigazioni e assalti informatici” ed è stato scritto da Andrea Pompili, che fu il coordinatore del progetto Tiger Team di Telecom Italia, presentato dalla stampa come uno dei cardini dello scandalo Telecom-Sismi. Tieni. A questi titoli si va ad aggiungere “Assalto alla Diaz di Simona Mammano”, che esce proprio a maggio
Brivido breve: Un doppio insospettabile
E' lui, anzi sono io, insomma è lui ma con i baffi
LeggiCaro vecchio Rosas
Delitti di gente qualunque, il romanzo di Loriano Macchiavelli, prende spunto da fatti veri e li sviluppa in un intreccio fantastico le cui fila convergono nella Rocchetta Mattei come verso un polo di attrazione. Nell’atmosfera di mistero che si addice al luogo, i volti dei personaggi storici sono sfumati, affiorano dal passato e vi sono riassorbiti
LeggiBabele ad Alessandria, la parola agli artisti
Venerdì 27 marzo, presso la Libreria Mondadori di via Trotti 58, ad Alessandria, parte la rassegna dedicata a Babele Suite: una mostra di bozzetti, immagini e copertine Babele Suite creati da Onofrio Catacchio e una serie di incontri (in fondo il programma) con gli autori della collana, ideata e diretta da Luigi Bernardi. Una collana di “gioielli editoriali”, come è stata definita anche dai media e dai lettori, in cui autori affermati ed esordienti sono alle prese con l’arte della scrittura breve. Ogni gioiello risplende per la sua peculiarità: 128 pagine da sfogliare, divorare e collezionare
Leggi2009. 2° classificato
Ho paura degli armadi. Ne sono terrorizzata. Ho persino preso l’abitudine di accatastare i vestiti su sedie sparse pur di stare lontana dall’armadio ad angolo
LeggiBrivido Breve: MP3
Io sono sempre stato un allocco e un debole. Mi sono svenato per comprarti quell’apparecchietto per sentire la musica in MP3
LeggiDente perdente
Non ci sono più i vampiri di una volta
LeggiMichele Giuttari, l’uomo che indagò sui Mostri
Michele Giuttari è nato nel 1950 in provincia di Messina. Ha ricoperto incarichi alla Squadra Mobile di Reggio Calabria e successivamente ha diretto la Squadra mobile di Cosenza e prestato servizio alla DIA a Napoli e a Firenze. In questa città ha condotto le indagini sulle stragi di mafia del 1993, realizzate da Cosa Nostra a Firenze, Roma, Milano. Dal 1995 fino al maggio 2003, è stato Capo della squadra mobile di Firenze, dove ha dimostrato che i delitti attribuiti al Mostro sono stati opera di un gruppo di assassini e in seguito ha proseguito le indagini dirigendo il GIDES (Gruppo Investigativo Delitti Seriali). Sui delitti del Mostro di Firenze ha scritto, in collaborazione con Carlo Lucarelli, il libro ¨Compagni di sangue¨ (Rizzoli 1999), e ¨Il mostro. Anatomia di un’indagine¨ (Rizzoli 2006). E' autore inoltre di ¨Scarabeo¨ (2005), ¨La loggia degli innocenti¨ (2006) e ¨Basilisco¨ (2007)
LeggiL'ultimo pasto
Sono quel che si dice un buongustaio, cioè niente a che fare con l’ingordo – benché qualche moralista dispeptico sostenga che è lo stesso
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