Un giustiziere fuori dalle righe. Un prete in fin di vita. Una poliziotta tutta d'un pezzo. Un crimine rimasto impunito per anni. Sensi di colpa. Un'ambientazione tutta italiana.
Inutile dirlo, gli ingredienti per un buon noir sembrano esserci proprio tutti in
Ogni cosa al posto giusto, romanzo d'esordio di Alessandro Morbidelli, giovane autore marchigiano, in libreria da inizio luglio.
Un romanzo agile e snello, ironico al punto giusto, inquietante quanto basta e denso di spunti e invenzioni.
Bruno Pedrini fa un lavoro decisamente fuori dal comune: il giustiziere. Si fa carico di punire i colpevoli e di far trionfare la giustizia. Accanto a lui un misterioso "consigliere" dal nome Fauce.
Quando un giorno viene contattato da Don Michele, in fin di vita in un letto di ospedale, non può rifiutarsi di intervenire per chiudere i conti con i colpevoli di uno stupro avvenuto anni prima.
Comincia così la sua nuova missione, in cui veste i panni di un agente immobiliare, pedinato a vista dal commissario Vanessa Zanca e dal suo fedele "scagnozzo".
Non serve aggiungere altro sulla trama, che sfrutta spunti di genere per toccare in realtà corde diverse e profonde.
Si parla con naturalezza e senza pedanteria della malattia, della tendenza al male di ciascuno, della difficoltà di convivere con se stessi e con il proprio passato. Si sfiorano i meandri oscuri della follia, ci si tuffa nell'incapacità di restare ancorati a una realtà che non cia appartiene più, per lasciarsi poi trasportare dall'evolversi dell'azione e dalla storia. Il tutto condito con uno stile pulito e incisivo, che si adatta ai ritmi e ai moti dell'animo.
Il protagonista diventa quindi strumento nelle mani dell'autore che lo muove con maestria tra le pieghe della trama. Forse quello che manca è il vero guizzo e il tutto è penalizzato dal respiro breve del romanzo, che lascia al lettore alcuni curiosi irrisolti.
Alla fine un'unica domanda predomina sulle altre: chi è Bruno Pedrini? Un folle o un eroe? Al lettore che deciderà di conoscerlo l'ardua sentenza.
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