Trent’anni dopo ci sono ancora tessere del mosaico mancanti… trent’anni dopo ancora si lotta per sapere e capire ed intanto 81 persone, 81 vittime innocenti dal quel lontano 27 giugno del 1980, aspettano che il mondo sappia la verità sulla strage di Ustica, sul volo 870 dell’Itavia Airlines, su quello che per tanti anni fu definito come la conseguenza di un cedimento strutturale dell’aereo o di un’esplosione a bordo e non invece un vero e proprio atto di guerra nel cielo sopra l’Italia.
Quelle 81 persone, partite dall’aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna alle 20:06, a Palermo non atterreranno mai. L’aereo, su cui viaggiavano in particolare 64 persone adulte, 11 ragazzi e due neonati oltre ai 4 uomini d’equipaggio, il cui arrivo era previsto a Palermo per le 21:15, si inabisserà in mare. Durante il volo non sarà segnalato nessun problema ma poco prima delle 21 si perderanno le tracce radar del Dc9. Perché?
Le parole del giudice Rosario Priore, che, dopo nove anni di istruttoria, nel 1999 afferma “il DC9 fu vittima di un’azione militare di intercettamento, messa in atto nei confronti dell’aereo che verosimilmente era nascosto sotto di esso. Il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto” non lasciano dubbi così come ben poco spazio all’immaginazione lasciano le parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Il Presidente della Repubblica infatti, il 9 maggio, in occasione della cerimonia, al Quirinale, di commemorazione delle vittime del terrorismo ha parlato di “Intrecci eversivi, nel caso di Ustica forse anche intrighi internazionali, che non possiamo oggi non richiamare – insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, a inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità – nel rivolgere la nostra solidarietà a chi ha duramente pagato di persona, o è stato colpito nei propri affetti famigliari per effetto delle stragi degli anni ‘80”
La sentenza del giudice Priore è un primo passo importante sulla strada per la verità, “un primo risultato della presa di coscienza e della mobilitazione di opinione pubblica e di istituzioni del nostro Paese” – afferma Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione Parenti Vittime Strage di Ustica, che continua “Riteniamo che l’intera verità sia dovuta non soltanto ai parenti delle vittime, cittadini italiani innocenti, ma alla dignità stessa della Nazione. Chiediamo con forza che ogni sostegno sia dato alle indagini che la Magistratura sta conducendo; in particolare vogliamo che stati amici e alleati sentano quanto sia forte l’impegno per la verità di tutto il Paese”.
E proprio in questi giorni, con apposite rogatorie internazionali, la procura di Roma, titolare dell’inchiesta giudiziaria sulla strage di Ustica, ha chiesto a Francia e Stati Uniti notizie sul traffico aereo militare nello spazio a largo dell’isola siciliana.
I pm Maria Monteleone ed Erminio Amelio, che indagano sulla vicenda, stanno infatti sollecitando una serie di risposte per riscontrare elementi testimoniali relativi al traffico aereo di quella sera. La Francia ha fatto sapere che è pronta a “cooperare pienamente” non appena riceverà una richiesta ufficiale dall’Italia. Uguale disponibilità non ha mostrato la Libia mentre segnali positivi sono arrivati dalla Nato. I radar comunque “parlano” chiaro come fanno notare i magistrati, la presenza di aerei militari nelle vicinanze del Dc9 è stata indicata dalla corte di assise di Roma nella sentenza di assoluzione dei generali dell’Aeronautica processati. Nuove indagini sono state avviate e sono stati ascoltati “nuovi” testimoni come Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e all’epoca della strage presidente del Consiglio, che ha fatto riferimento alla presenza sotto il dc9 di un aereo francese che lanciò un missile per sbaglio così come al fatto che “i francesi sapevano che sarebbe passato l’aereo di Gheddafi” e come Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, che ha parlato di un ruolo di copertura nella vicenda voluto dai servizi segreti.
Il 15 giugno scorso inoltre i giudici civili di Palermo hanno condannato i ministeri dell’interno, dei trasporti e della difesa a risarcire sei familiari di tre vittime per non aver impedito l’abbattimento dell’aereo.
Paradossalmente questo Paese è assediato dalla verità su Ustica, ha detto Daria Bonfietti, che dopo cinque anni di silenzio dalla strage ha cominciato a lottare per la verità e la memoria, una verità che però non si riesce ancora a scrivere. Non rimane che attendere che le risposte arrivino e pretendere una politica e delle istituzioni al servizio della verità e non del suo contrario.
Non rimane che aspettare che la verità e con essa la memoria possa tornare a galla dai fondali di Ustica e permettere agli 81 passeggeri dell’Itavia di tornare a casa, di avere il rispetto che meritano, di prendere il loro posto nella storia della nostra democrazia, una storia che non deve e non può essere dimenticata senza compromettere con essa il presente e il futuro del nostro Paese così come le sue stesse radici.
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