Lamezia Terme, 17 aprile 2005

È una giornata che lo sto prendendo selvaggiamente a calci e a pugni. Ho le mani che mi sanguinano e, forse, un alluce fratturato. Picchio duro, come negli interrogatori nei libri di Ellroy.

Prendo la rincorsa e gli assesto un calcio volante a la Brus-li.

- Maledetto!

Finalmente l’archivio si apre.

Ancora spossato dagli sforzi, tiro fuori la cartella con su scritto Alacrán Edizioni. La sventaglio davanti al grugno di Sandro Ossola, il malcapitato che questa volta è finito tra le mie grinfie non per la volontà del G.C.S. (Gran Capo Smocovich), ma su segnalazione dell’agente segreto Fabio Novel, che in questo rapporto scritto formalmente ringrazio.

Ossola mi guarda con un misto di schifo e compassione.

- Beh, che c’è? – ringhio feroce.

- Niente, niente – risponde.

Mi attacco a una bottiglia di bourbon.

Mi chiede – posso avere da bere?

- No – sghignazzo beffardo.

La sua alzata di sopracciglia la dice lunga su che considerazione possa avere del sottoscritto.

- Ciancio alle bande, ascolti - leggo velocemente quanto contiene la cartella, spuntando le parole una attaccata all’altra – Alacrán Edizioni nasce nel 2004 per volontà di due scrittori con un lungo passato nel mondo dell'editoria, fermamente intenzionati a pubblicare ciò che, come lettori, amano leggere. Il nome alacrán è una parola spagnola che significa "scorpione" e deriva dall'arabo al-akrab: un vocabolo che, oltre a richiamare il segno zodiacale di uno dei due fondatori, evoca una koiné mediterranea e ha un suono, nelle parole di Pedro Casals, "duro, letale, di impatto." Le due anime di Alacrán edizioni sono Sandro Ossola, autore di romanzi e racconti (per Mondadori, E-Elle, Addictions), e apprezzato traduttore, e Andrea Carlo Cappi, autore di romanzi, racconti e saggi (per Mondadori, Sonzogno, Puntozero, Addictions), traduttore a sua volta, già editor e curatore di collane per varie case editrici. Alacrán edizioni promette buone letture: bei libri, belle traduzioni e, soprattutto, belle storie. Firmato: Andrea Carlo Cappi.

Conferma e sottoscrive quanto dichiarato dal suo collega?

Che senso avrebbe negare, ormai queste cose le sanno tutti.

Senta, si spieghi meglio: voi di Alacrán che intendete per "bei libri" e "belle storie"? Faccia attenzione, non sono Marzullo, badi al sodo e non divaghi nell’estetica.

Lo vedo che non è Marzullo. Mi avete gonfiato gli occhi ma non sono cieco. E lei? Non lo vede da solo che i nostri libri sono belli? E adesso non mi dica che "non si giudica un libro dalla copertina": intanto è un proverbio anglosassone, e loro, si sa, hanno un’abitudine alla lettura che qui ce la sogniamo. La verità è che c’è un forte "rumore di fondo", e l’unico modo di farsi notare è gridare forte e agitare le braccia. A questo servono delle copertine belle e inusuali come le nostre. Quanto alle "belle storie", be’, se permette io e il mio pard abbiamo abbastanza esperienza da saperle scegliere. A gusto nostro, chiaro: se non le va bene, peggio per lei. Ma glielo dico subito: piuttosto che pubblicare porcherie "di sicura vendita" (che poi non è mai detto...) chiudiamo baracca e burattini.

 

Entriamo nello specifico della vostra politica editoriale. Vedo che annoverate tra le vostre collane saggistica e narrativa. Avete particolari criteri di selezione?

Cos’è, duro d’orecchio? I criteri di selezione sono quelli che ho detto: i nostri. Una bella storia è una storia che ti prende alla prima pagina e non ti molla fino all’ultima. E guardi che non c’entra niente la quantità di inseguimenti, di morti ammazzati e di esplosioni: il ritmo lo dà la qualità della scrittura.

Vuole un esempio? Si legga Il piede nel letto di Luca Ricci: sono racconti che parlano essenzialmente di rapporti uomo-donna, delle perversioni che si nascondono dietro la normalità... e viceversa. Menate intimiste? Legga, legga... Chissà che non ci si ritrovi un po’ anche lei... Quanto ai saggi, vale un po’ la stessa regola: ovviamente devono essere interessanti (e siamo aperti a ogni genere di argomento), ma anche "leggibili", cioè scritti in buon italiano (crede che sia scontato? Si dia un’occhiata in giro...) e con un’intenzione "narrativa". Il modello che ho sempre presente sono i libri di storia di Denis Mack-Smith.

Cos’ha da dire su M - La rivista del Mistero? Usciva per un’altra casa editrice o mi sbaglio?

Anche questo ormai lo sanno tutti... E prima ancora aveva un altro editore e un altro titolo. Ma è sempre stata la creatura del mio pard, Andrea Carlo Cappi. Ora finalmente può esserne anche l’editore. Se lo merita: gli altri lo hanno spremuto come un limone, senza nessuna pietà... Bastardi....

Gli autori raccomandati esistono veramente o sono un’invenzione degli invidiosi?

Ah, ci sono moltissimi scrittori non raccomandati, la maggioranza, probabilmente. Solo che non li conosce nessuno... Quanto agli invidiosi, non saprei: io non li frequento.

Che opinione ha del tanto celebrato "Giallo italiano"?

Non saprei cosa dire... Forse non capisco la domanda...

Tinga di giallo una nazione a sua scelta e mi spieghi il perché. Risponda con sincerità, questa domanda finirà nelle mani dei nostri strizzacervelli.

Non sarà che ce ne ha bisogno lei, di uno strizza... Okay, okay, come non detto, non si incazzi... Se capisco bene la domanda... direi che non c’è paese più giallo dell’Italia. Se per "giallo" si intende mistero, delitti non risolti, be’, credo che nessun paese europeo ne abbia avuti altrettanti: da Portella della Ginestra a Piazza Fontana, a piazza della Loggia, all’Italicus, alla stazione di Bologna... Decine e decine di morti ammazzati e mai un colpevole condannato. Peccato che tanto dolore non abbia generato narrativa: al contrario, ha generato una gigantesca rimozione, un’amnesia collettiva...

Crede che il mercato, con le sue leggi e indagini, e quindi anche il gusto del pubblico, siano una sorta di censura ante litteram?

Ante litteram non direi proprio: la censura nasce quando nasce il Potere, molto prima che esistesse il concetto stesso di "mercato", basti pensare a Socrate, Giordano Bruno... No, anzi, il mercato, o meglio la democrazia borghese, il modello sociale che meglio lo rappresenta, con le sue regole e con il formale ossequio alla libertà di espressione, ha reso impresentabile il concetto di censura. Ma per il Potere, qualunque potere, la censura resta una tentazione quasi irresistibile, e allora – soprattutto nei momenti storici in cui la vigilanza popolare dormicchia – la ripropone in modo indiretto, ipocrita, rispettando formalmente le regole democratiche. Per esempio: data la presente condizione di sostanziale oligopolio dell’industria culturale, è sufficiente affermare che un determinato tipo di libro (o di film, o di disco) non vende, non ha mercato, per rendere "vera" l’affermazione stessa. Chi potrà contraddirla, infatti, se il libro (o film, o disco) non verrà pubblicato o distribuito? Ecco perché anche progetti relativamente piccoli, come il nostro, possono essere utili. Forse persino necessari, se si crede nel concetto di "necessità storica".

Sto per entrare nella fase veramente hard boiled di questa torchiatura. Decido di incutergli timore. In ordine, cito e minaccio di fare comparire realmente nella stanza: Mike Tyson, il Mago di Arcella, un tirannosauro, Lupo Alberto, Mino Reitano e mia zia Pina.

Tutti personaggi da incubo.

Sandro Ossola sembra fregarsene alla grande e scoppia a ridere rumorosamente. Lacrima pure, manco avesse la congiuntivite.

Decido di usare la mia personale "arma fine di mondo".

Mi incattivisco di brutto. Tiro fuori dal portafoglio una foto. Addirittura passo dal lei al tu.

- La vedi questa? – urlo.

Ossola comincia a sudare – Sì.

- Descrivimi ciò che vedi.

- Vedo una... una donna, come dire, ma-matura.

- E com’è?

- Nuda.

- Sai chi è?

- No.

- È mia zia Pina, novantatré anni, famosa mangiatrice di uomini. Abita al piano di sotto. Ti sta aspettando.

Ossola deglutisce a vuoto.

- Cerca di fare il bravo. In caso contrario, sai cosa ti aspetta.

- Ochéi.

- Bravo.

Adesso ti farò dei nomi, tu dimmi se li conosci e, in caso, in che rapporti sei con loro. Non essere avaro di particolari, puoi anche esprimere pareri personali. Parla pure con tranquillità (si fa per dire: sventolo senza tregua la foto di zia Pina). Cominciamo:

Andrea G. Pinketts

Siamo amici da quindici anni. Ti interessa ancora il mio parere?

Michael Connelly

Bravo professionista americano.

Gennaro Gattuso

Confesso che sul momento mi sfugge. È uno degli ex giovani cannibali?

 

Dashiell Hammett

Grandissimo, ma pochi lo sanno. Solo quelli che lo hanno letto in originale. Il fatto che scrivesse dei gialli e fosse comunista lo ha fortemente penalizzato, soprattutto qui da noi.

 

Giuseppa Zorziconi detta "zia Pina"

Le sue memorie sessuali sono irresistibili. I suoi rigatoni con la pajata, ineguagliabili.

 

Carlo Jacono

Buon pittore, ottimo illustratore e, soprattutto, creatore di un "immaginario del giallo" per almeno tre generazioni di italiani.

Lo faccio rilassare. Metto su il classico e intramontabile Mino Reitano. Mi accendo una sigaretta. Ultime tre domande:

Colpi in canna, iniziative venture?

Ignoro i doppi sensi e rispondo: oltre a L’ussaro nel freezer, che esce a giugno, come ho già detto, Alacràn pubblicherà, nel 2006, Niente da festeggiare, che considero il mio romanzo migliore, e una raccolta di racconti. Come editore considero un dovere lanciare in Italia autori come Pedro Casals e Andreu Martìn, che in Spagna e in Europa sono grandissimi e da noi quasi sconosciuti.

Pubblicheremo altri Kaminsky (in particolare stiamo trattando i diritti della sua serie più recente, quella di Lew Fonesca) e tre titoli inediti di Richard Stark (quello di Payback, per intendersi). Contemporaneamente proseguiamo la nostra opera di scouting: dopo Il piede nel letto del quasi-esordiente Luca Ricci, a fine maggio uscirà Alma dell’esordiente assoluta Mariella Dal Farra, e stiamo preparando una raccolta di racconti di un sorprendente diciottenne piemontese.

Dov’eri la sera del 24 dicembre 1923?

Partecipavo a una riunione. C’erano Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga, Umberto Terracini, Camilla Ravera e un giovane intellettuale assai promettente, un certo Togliatti... Io portai il panettone.

In conclusione, hai da dire qualcosa?

Cose da dire ne ho un sacco, ma riguardano la tua mamma. Sicuro che le vuoi sapere?

Decisamamente no. Mi vendico. Gli porgo un foglietto con dei numeri scarabocchiati – questo è il numero di zia Pina. Ossola scappa buttando giù la porta a spallate. Chissà perché...