Il 23 aprile 1616 moriva un uomo composto della materia di cui sono fatti i sogni: William Shakespeare. In realtà a morire è stato un cinquantenne di Stratford-upon-Avon che aveva quel nome: qualsiasi collegamento con l’autore di lavori teatrali e poesie è assolutamente aleatorio e non supportato da alcuna prova. Dopo quattrocento anni si sono andate moltiplicando ipotesi più o meno fantasiose sulla vera identità di chi scrisse le opere del grande Bardo, e a volte tesi che denunciavano una truffa si sono dimostrate truffe a loro volta.
Visto che libri falsi, autori falsi e vari giochi letterari, in buona o cattiva fede, sono la materia di cui è fatta questa rubrica, si è deciso di dedicare un brevissimo ciclo di articoli per parlare dell’identità e dell’opera di uno dei più controversi autori della storia della letteratura.
A mo’ di introduzione vorremmo spendere qualche parola per presentare una problematica che non sembra esistere per i biografi passati, presenti e probabilmente futuri: in una qualsiasi biografia di William Shakespeare sarà estremamente difficile trovare un accenno anche solo ad una qualche minima discrepanza fra le informazioni in nostro possesso. Eppure le discrepanze sono molte, e la più importante è: come si è potuto scrivere una biografia di una persona di cui non si sa proprio nulla?
A tutt’oggi l’unica biografia reale, comprovata ed onesta di William Shakespeare l’ha scritta il critico letterario George Steevens nel 1785: «Tutto ciò che sappiamo con sicurezza riguardo Shakespeare è che è nato a Stratford-upon-Avon; si è sposato ed ha avuto figli qui; è andato a Londra dove ha lavorato come attore e scritto poesie e drammi; è ritornato a Stratford, ha fatto testamento, è morto ed è stato seppellito.» Questo è ciò che è dimostrabile senza ombra di dubbio riguardo Shakespeare uomo: qualsiasi informazione esuli da quanto sopra riportato non è altro che un’ipotesi, più o meno confutabile, più o meno condivisibile, ma sempre e solo un’ipotesi.
Viene spontaneo quindi chiedersi: com’è possibile che su una base così esigua di informazioni siano nati interi volumi biografici? Dove hanno preso i biografi tutte le altre informazioni?
La risposta va divisa in due punti fondamentali e molto importanti ai fini di questo speciale. Il primo è che tutti i biografi danno per scontato che lo Shakespeare-uomo corrisponda allo Shakespeare-artista, quindi traggono dalle opere che portano la sua firma informazioni relative alle vicende personali: per fare un esempio, visto che alcuni suoi sonetti si riferiscono ad un uomo, ecco nata l’ipotesi secondo cui l’autore sia stato omosessuale. Questa operazione ovviamente perde ogni qualsiasi validità se un giorno venisse dimostrato che l’uomo che nacque a Stratford-upon-Avon non ha mai scritto nulla di quanto gli viene imputato (e se l’autore dei sonetti fosse stata una donna?). Questa dimostrazione, che non è stata trovata al di là di qualsiasi dubbio nei precedenti quattro secoli, difficilmente verrà trovata oggi o in futuro, per quanto plausibile possa comunque apparire.
Il secondo punto è il più interessante ai fini di questa rubrica. I biografi di Shakespeare si rifanno molto a biografi precedenti nell’ottenere informazioni: e se un primo biografo si fosse preso qualche licenza, avesse cioè “creato” il personaggio William Shakespeare? In assenza assoluta di prove, come avrebbero potuto i biografi successivi confutare il “fantasioso” autore? Ovviamente noi non abbiamo prove che questa falsificazione, in buona o cattiva fede, sia mai avvenuta, ma visto che i giochi letterari presentati in questa rubrica ci hanno insegnato che la realtà può essere filtrata attraverso la menzogna letteraria, si è voluto “giocare” a ipotizzare un falso biografo di Shakespeare che abbia creato il personaggio che noi oggi conosciamo: non va dimenticato che le false prove sull’identità di Shakespeare non sono certo rare! Sarà questo il tema dell’articolo che chiuderà il piccolo speciale di questa rubrica.
Gli argomenti riguardanti il mistero dell’identità di William Shakespeare sono tantissimi e questa rubrica non ha né lo spazio né l’autorità per discuterne. Fior di saggi e articoli, di autori ben più preparati, sono stati scritti a supportare una o l’altra tesi senza mai però sollevarsi dalla mera prova indiziaria o addirittura coincidenza e “sentito dire”. Rassegniamoci: non sapremo mai chi scrisse le opere firmate dal grande Bardo, né avremo mai la prova che fu davvero lui a farlo.
Attraverso però alcuni romanzi che presentano pseudobiblia legati a Shakespeare si avrà modo di affrontare alcune tematiche spinose legate all’autore britannico... sempre che questi sia mai stato britannico!
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