Ma lui aveva altro per la testa. Si tirò una gran manata in fronte e cominciò a bofonchiare tra sé: “Ma possibile... ma certo. Che idiota che son stato! Ma devo controllare, devo controllare... d’altronde il medico non ne parla. Manca l’alone! Manca l’alone! Ma allora... indagare! Devo indagare subito. Domattina, al più presto.”

Non ci fu verso di dormire quella notte: la povera Nella dovette starsene in piedi anche lei, a preparare cuccume di caffè nero e bollente per il suo avvocato, che buttava giù manuali dalla biblioteca per consultarli, prendere appunti, fare schizzi e disegni.

A giorno fatto l’Avvocato Terenzio Morosini, con una faccia da temporale che faceva paura, se ne andò in Questura con una cartella gonfia di fogli sotto il braccio. Entrò dal suo amico, senza bussare.

- Terenzio, ma è una persecuzione! Anche di prima mattina! Allora: hai avuto il parere dei tuoi periti medici?

- No. Ma non è questo che ti chiedo oggi.

- Sentiamo. Però ti ricordo che almeno ufficialmente noi si dovrebbe essere le due controparti: non t’aspettare piaceri.

- Io credo che siamo dalla stessa parte, invece. Mi leggi la dichiarazione del Delegato Cordioli?

- Ohe: lo sai che non posso.

- Allora dimmi questo, che indovino. Lui dice che subito prima dello sparo il povero Ciapetti si è girato all’indietro, torcendo il busto verso sinistra.

- Sì. Non violo nessun segreto, lo capisci da te: il colpo è entrato dal fianco destro, sicché...

- Appunto. Ora vorrei raccogliere un’altra testimonianza, davanti a te.

- Ma non ha valore legale, lo sai, ci vuole...

- Lo so, lo so. Ma mi basti tu, per quello che voglio.

- E chi sarebbe il testimone?

- Uno dei poliziotti che era affianco alla vittima.

Il funzionario lo guardò strano. Che volesse fargli perder tempo? Ma no, erano vecchi amici e poi Morosini era una persona seria. Balzana, con le sue idee, anche in politica, ma serio. Sbuffò: tanto valeva togliersi lo scrupolo. Suonò il campanello.

- Sei fortunato: uno presta di servizio qui proprio oggi. Segretario, mi mandi Rosai, subito.

Qualche minuto dopo entrò un uomo alto, ben piazzato, con la faccia cotta dal sole, e un paio di baffetti mal tagliati. Lo sguardo era sfuggente, ma l’avvocato lo considerò segno di inquietudine per quella strana convocazione, piuttosto che di doppiezza.

- Rosai, vi prego di rispondere in tutta sincerità all’avvocato Morosini, qui. La cosa non ha alcun valore legale, consideratela piuttosto una chiacchierata tra amici: ciò nondimeno confido sulla vostra sincerità.

- Voi eravate accanto al povero Ciapetti quando è morto, nevvero? Alla sua destra o sinistra?

- Sinistra avvocato. Lui mi stava a destra.

- Un attimo prima dello sparo lui s’è girato, risulta da diverse testimonianze. L’avrete visto, con la coda dell’occhio.

- Sì, certo, anche se avevo il mio daffare a tenere a bada quei diavoli che spintonavano. Lo ricordo bene perché era sembrato anche a me, malgrado la confusione, che qualcuno l’avesse chiamato per nome.

- Attento ora: si è girato torcendosi verso sinistra o verso destra? Quando si è girato vi dava la fronte o la schiena?

- La schiena, ne son certo. Ma perché lo chiedete?

- Nulla, nulla, Potete andare.

Appena la porta si chiuse, Morosini si alzò in piedi e si piantò a venti centimetri dal suo amico.

- E adesso spiegami, bello mio: se si è girato in quel modo ai contadini dava il fianco sinistro, e non quello destro. Il colpo è venuto da dietro, non da davanti.

Il poliziotto tacque. Deglutì a vuoto due volte, e poi si passò una mano sul viso impallidito.

- Pensaci, Arturo. Avresti dovuto capirlo prima: la pistola non è arma da contadini, da rivoltosi. Il randello, la vanga, sì: il coltello, pure: ma la pistola! Che senso avrebbe avuto?

- Credevo che i capi avessero distribuito le armi: forse lo volevano, il morto.

- Sì, per farsi massacrare meglio: suvvia! E poi, leggiti bene quel che dice il medico legale: il tragitto del proiettile, il tipo di proiettile, il foro d’entrata: leggi del foro d’entrata. Mancano le caratteristiche del colpo a bruciapelo: non c’è nessun alone, non c’è nerofumo, non si parla di tatuaggio da polvere da sparo... E’ mestiere tuo, non mio: ma ho buttato giù dagli scaffali i vecchi testi che avevo di medicina legale, e par chiaro anche a me che il colpo deve essere stato sparato da almeno mezzo metro, forse di più, non certo a bruciapelo. E come poteva in quel caos di folla il mio povero Nannini che gli stava addossato come un’acciuga, spinto da quelli che eran dietro di lui, indietreggiar d’un passo e sparare?