Grazia Verasani, conosciuta in Italia come una delle scrittrici più significative della nostra contemporaneità, non è nuova alla musica e soprattutto non è nuova alla voce. Sia perché questo è il suo secondo cd, dopo Nata mai del 1996. Sia perché Grazia è nata artisticamente con la musica - ha fatto il conservatorio e studiato il pianoforte - e ha esordito come doppiatrice. E la sua voce la fa da regina anche quando la Verasani racconta perché il lettore, immergendosi nei suoi romanzi o nei suoi testi teatrali, s’immagina a volte di ascoltarla in audio.

Sotto un cielo blu diluvio è il suo ultimo lavoro, un progetto di dodici pezzi abbinato a un racconto musicale. Si tratta di testi inediti più quattro canzoni dal precedente cd Nata mai: Nata mai, appunto, Con le mani potrei, Nel sangue e Interiora. Il cd è stato prodotto da Oderso Rubini e David Bisetti ed è stato realizzato con la collaborazione di un gruppo di musicisti di assoluto livello: il pianista Arturo Stàlteri, Camilla Missio al basso elettrico e al contrabbasso, Carlo Maver al bandoneon, Marco Bertoni alle tastiere, Patrizia Ferrarini alle percussioni e Frank Nemola alla tromba. Nelle canzoni si ritrova la tradizione romantica del cantautorato italiano, francese, certo più europeo che americano, da Leo Ferrè a Leonard Cohen al primo Venditti di Le tue mani su di me, al jazz, alla new wave inglese degli anni ‘80 fino ai Depeche Mode del decennio successivo. Il cd ha arrangiamenti minimalisti, alcuni pezzi sono rigorosamnete acustici (piano, violoncello, bandoneon) e altri arrangiati risentono di venature rock (Posso, Cielo blu Diluvio, Immobile), altri ricordano ballate all'americana (Amsterdam) o walzer, come Interiora le cui parole sono giocate sull'ironia del testo (e qui la tradizione degli chansonnier francesi).

A corredare il tutto va aggiunto un bellissimo racconto breve intitolato Cinque donne facili, che parte nelle ambientazioni del Cocorito Club, il locale dove Angelo Catelli si esibisce al pianoforte indossando un completo nero. In sottofondo scorre copiosa la musica: Velvet Underground, Nico, Brian Eno, Television... Le vere protagoniste sono in realtà le cinque donne facili che si imbattono in Angelo e nella sua anestesia all’illusione dell’amore: «Le donne erano sempre state la sua più grande vocazione: la croce e la delizia dei suoi quarant’anni romanticamente trasandati. Ed erano anche la sua settimana enigmistica preferita».

Come l’autrice stessa ha dichiarato, Sotto un cielo blu diluvio è: «Un progetto no budget nato sotto una buona stella grazie anche all’aiuto e al talento di musicisti fantastici come Arturo Stàlteri, Camilla Missio, Vincenzo Pastano, Frank Nemola».

La Verasani come cantante è stata paragonata a Mary Gauthier e a Lucinda Williams, a Nada e alla Nannini. La musicalità della sua voce riempie le note, s’insinua, sensuale e carminia, con onde morbide anche laddove il testo è tagliente, le parole feriscono, scuotono o inducono a una riflessione non edulcorata dei rapporti umani. Differenti sono le situazioni e gli stati d’animo rivelati come in una poesia. A partire dalla canzone quasi eponima Cielo blu diluvio segnato, come annuncia il titolo, dall’instabilità emotiva:

«Quanto traffico dentro di te

Quanta nebbia e rumore che c’è

Hai il cuore infranto come un bicchiere

La tua doppia personalità

Come dottor Jekill e mister Hyde

E mari mossi dentro i tuoi occhi

Ti nascondi nel buio e ti senti perduto

 Sotto un cielo blu diluvio

Sotto un cielo blu diluvio

Sotto un cielo blu diluvio»

Qui un breve video del brano cantato e suonato dal vivo:

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Meraviglioso il brano Con le mani potrei, omaggio alla casualità, agli incontri fugaci consumati in un motel che potrebbe essere un qualsiasi altro luogo-non luogo d’incontro effimero, alla fisicità scevra da ulteriori implicazioni. Tutte le canzoni sono speciali e affrontano tematiche non banali, a volte scomode, come Nata mai, storia di figli indesiderati, o Dice Sandra, sulle insicurezze femminili, o E., sull’assenza/presenza di una persona cara che non c’è più, o Amsterdam, sull’omosessualità vissuta liberamente:

«Solitudine niente è impossibile

L’amore va dove vuole

E non c’è ambiguità, nessuna falsità

E non ci sono trappole

E tutto è così semplice»

Dietro alcuni testi si celano riflessioni sull’esistenza e sulla solitudine oltre i rapporti, come in Posso...:

«Guarda il mondo

il cielo è ancora a metà tra l’alba e l’oscurità

Le panchine della notte sono rifugi dentro la città

Fumiamo l’ultima

Mi vuoi sposare sì o no, sono ubriaca lo so

Le promesse della notte durano il tempo di un

fiammifero

Posso vivere senza di te»

Ma sopra ogni cosa risalta la passione di Grazia Verasani, sia che si tratti di una passione allo stato brado (Nel sangue) o una passione evocativa fatta d’immagini, dune e gabbiani (Alberghi sul mare). O la rassegnazione infranta di una storia finita (Immobile) o, per concludere, la dolcezza femminile di una città agostana dove una donna può essere tutte le donne e conservarne spontaneamente il fascino, come avviene in Andrea:

«È una straniera sicura, palude o pianura

È una gazzella, un corvo, un paradiso o un calvario

È un’italiana sirena, zingara o balena

È una farfalla, un topo, un grattacielo o un dirupo

È una regina di ghiaccio, un livio o un abbraccio».