E' estate a Vigata. Fa caldo e non succede nulla. Le giornate del commissario Montalbano si trascinano monotone e afose, fino a che una serie curiosa di eventi comincia a movimentare le sue giornate. Una coppia di anziani coniugi fanatici religiosi si barrica in casa sparando a chi si avvicina, una giovane e bella ragazza sparisce nel nulla, due bambole gonfiabili diventano il fulcro dell'indagine, creando non pochi malintesi, e il commissario viene coinvolto in una strana caccia al tesoro.
Questa in poche righe la trama di La caccia al tesoro, ultimo romanzo di Andrea Camilleri, in cui calca nuovamente le scene uno dei commissari più amati d'Italia.
L'autore, con la sua numerosa produzione, ha un pubblico affezionato, che lo segue, aspettando sempre con impazienza le nuove avventure di Montalbano.
Purtroppo, però, in questo nuovo romanzo chi conosce Salvo da anni e lo ha amato nei suoi tempi migliori, lo troverà decisamente fuori forma, poco brillante e un po' spento.
Sarà l'età che avanza, sarà che questa indagine non lo stimola, ma gli manca davvero quella luce propria di cui ha sempre brillato.
Il romanzo risulta, perciò, nel complesso, altalenante, lento e un po' faticoso all'inizio, più appassionante da circa metà, fino a una soluzione del caso che non splende per originalità e che un lettore attento anticipa senza problemi.
Manca il vero profumo di Sicilia, mancano il ritmo, il colore, lo spirito che hanno sempre animato le storie di Montalbano. Tutti gli elementi cari al lettore, in realtà, sono presenti, ci sono i volti noti, gli amici, i luoghi cari, ma il tutto sembra impolverato, opaco, privo di quella vita che lo ha sempre caratterizzato.
Alla termine della lettura, quindi, la domanda sorge spontanea: che sia davvero giunto, per Montalbano, il momento di andare in pensione?
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