Sono diverse le luccicanze di quest’opera. Per prima cosa vorrei sottolineare la sua peculiarità: non è un noir ma ci sono le stesse atmosfere cupe, non è un romanzo pulp ma la poltiglia e il sangue scorrono trasversali e a volte solo immaginati, non è un horror nel senso stretto del termine né si abbandona alla fantascienza tout-court. Le contaminazioni non permettono un’etichetta, in ottemperanza alla tendenza innovatrice promossa da Edizioni XII che punta su creature librarie denotate da qualcosa di speciale e dotate di duplici risorse –esterne, nelle copertine del duo Diramazioni, interne, nelle modalità comunicative e negli oggetti letterari-, dimostrando una cura formale, un’attenzione per i dettagli, accogliendo storie sorprendenti dove l’inquieto regna sovrano su mondi possibili e non, come questo di “Opera sei”: «La guerra tra il Credibile e l’Impossibile affrontata nel vivere quotidiano rientra nella necessità di sopravvivenza della specie umana: prenderne parte - combattendo nelle fila dell’una o dell’altra fazione - significa estenderne i confini nebulosi del Mai e i fastidiosi limiti del Sempre.»
Hao Myung, il cinese sostenuto da una potente associazione internazionale che porta nel nome la sua stessa missione, Metafisica, è il chirurgo plastico che valica la medicina e la proietta nell’Arte: trasforma uomini e donne in opere artistiche, come dimostra la sua prima prestazione intitolata Ghost. Si tratta di Daniel Crosby, il busto trafitto da cavità permanenti come un «cyborg crivellato da proiettili d’argento». Superati i confini della body-art e dell’Arte Carnale, Myung ha creato altre cinque opere, destinate al mercato in un crescendo di oggettivizzazione e assolutizzazione corporea che lascia molti spunti di riflessione. La sesta opera, quella eponima del libro, è destinata ad Ester, la fanciulla che chiede di trasformare in qualcosa di incredibile la meravigliosa fisicità cui la natura l’ha dotata. Ma qualcuno la cerca e vorrebbe impedirlo...
Lo shining si ritrova anche nelle domande lasciate in sospeso, sia quelle fatte nascere a turbine nella mente del lettore, sia quelle dirette: «Dove va a scavare l’opera d’arte: nel bello e nel Bene, nel Male e nel raccapriccio? Oppure, attenzione, nell’arte le distinzioni ontologiche cessano di avere valenza, queste distanze morali vengono appianate, e cogliere l’essenza di un’opera significa proprio scavalcare la nostra predisposizione, affrancarsi dagli schemi preconcetti, ottenere una redenzione dalla nostra prigionia umana?»
Un avveniristico lancio nel vuoto dell’Essere e dell’Apparire. E speriamo che questo autore classe ‘72, impegnato in diverse formazioni corali e in vocalità lirica, polifonia classica e contemporanea, non abbia scritto nel suo romanzo d’esordio pagine profetiche...
Opera sei di David Riva,
Edizioni XII collana Mezzanotte
Anno Edizione: 2010
198 pagine
Euro 13,00
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