Da Amsterdam a Milano, un’aria che si dilata dal cosmopolitismo europeo al municipalismo di un capoluogo, quello lombardo, che si porta addosso, sdrucite e impolverate, le mancanze del suo passato. Davide, detto Smalley, torna in questa città con un compito ben preciso, dove la memoria ha un ruolo determinante. Perché la memoria rimanda costantemente ai momenti paradigmatici della sua formazione e ai personaggi che ne hanno costruito le vicende: Max, Drew, Lupo, Viviana. Flashback vividi alternati a un presente pastoso, un presente dove la trasformazione del tempo ha coperto di opaco persone e ideali. Un tempo erano ragazzi e ci credevano e tutto il contorno assumeva la forma precisa di tasselli non incastrati. Musica hardcore in sottofondo, la spensieratezza dell’inizio, il gruppo i Krakatoa fondato con Max Lupo e Drew, i luoghi che la politica di oggi ha portato al disfacimento: il Laboratorio Anarchico, i centri sociali, la passione sfrenata per una filosofia di vita, la straight edge. Le tematiche di questo romanzo sono diverse e profonde: l’ideologia, l’amicizia, la fuga, l’abuso militare, la potenza costruttiva (e distruttiva) delle scelte. Dal passato al presente, e lo scenario di chi guarda al futuro non è consolante: «Si è perduta l’idea di appartenere a un qualcosa, di essere legati ad altre persone, alle idee da condividere. Questo concetto sembra non esistere più nei moderni figli di papà, i falsi youth of today, per citare il più famoso gruppo hardcore di fine anni ottanta. I quindicenni che organizzavano concerti nelle scuole autogestite hanno lasciato il posto a piccoli menefreghisti dopati di televisione e inibiti da steroidi di consumismo di massa. L’etica è scivolata giù per lo sciacquone della maleducazione, una tendenza che non si è mai invertita.» Matteo di Giulio ha cominciato a scrivere questo libro perché sentiva quella storia pulsagli dentro: «Il periodo che stavo vivendo non era per niente felice, quel contrasto di emozioni forti ha fatto scaturire un romanzo cupo permeato di rabbia e dolore. Quel romanzo rappresenta perfettamente un momento nero della mia vita, credo si riesca a sentire.» L'autore crede nel valore terapeutico della scrittura e ancor di più della lettura e si è messo al lavoro quando gli abbiamo chiesto di compilare il bugiardino del suo romanzo.
ISTRUZIONI PER L’USO
Denominazione: Quello che brucia non ritorna (titolo di lavorazione: La città asociale)
Autore: Matteo Di Giulio, ex punk, ex bassista hardcore, vegetariano e animalista, ex critico cinematografico, impiegato, oggi anche scrittore, sempre più interessato agli aspetti del quotidiano con connotazioni sociali e politiche. Sempre più interessato a esplorare la realtà che ci circonda. Al secondo romanzo, dopo La Milano d'acqua e sabbia, uscito nel 2009 per Frilli.
Editore: Agenzia X
Pag. 224
Euro: 15,00
Se questo libro fosse un farmaco sarebbe:
Un antiemetico, ma completamente omeopatico, non ci sono ingredienti chimici.
Composizione ed eccipienti:
Rabbia, violenza ma anche e soprattutto curiosità e ideali da difendere.
Indicazioni terapeutiche:
Indicato per chi è indignato, per chi vuole ricordare, per chi non si arrende. Ma anche per chi vuole conoscere realtà diverse e non ha paura di sporcarsi le mani al di fuori dei pregiudizi e degli stereotipi.
Consigliato a tutti, benefico per:
Per chi ama la musica e le storie forti, per chi crede nell'amicizia, per chi vuole rivivere una Milano, un'Italia, che non esiste più.
Controindicazioni:
Può provocare rimpianti e pessimismo, far arrabbiare, storcere il naso. Far riflettere, spero, anche se di sicuro non è una controindicazione ma un effetto benefico.
Posologia, da leggersi preferibilmente:
Quando non si è giù di morale ma di buon umore. È un romanzo di dolore, accumularne troppo potrebbe essere controproducente.
Effetti indesiderati:
Il protagonista potrebbe risultare antipatico, la nicchia in cui è ambientata la storia potrebbe spaventare chi non bazzichi musica e centri sociali, ma è solo una parte della storia, dietro ce ne sono altre.
a cura di Marilù Oliva
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