L’amica di un tempo di Laura Lippman, Giano 2010.
Liberamente tratto da un fatto accaduto a Baltimora. “Jackie Bouknight aveva un figlio, Maurice, che scomparve mentre la madre era sotto controllo (evidentemente un controllo non molto efficace) dal Dipartimento dei servizi sociali della città. Alla richiesta di mostrare il bambino, la donna si rifiutò e trascorse più di sette anni in prigione per oltraggio alla corte”.
Qui la condannata è Callie (Calliope) Jenkis sulla cui vicenda vuole indagare Cassandra Fallows, una scrittrice di successo che vive a Brooklin, amica di infanzia di Callie praticamente sparita dopo la scarcerazione.
Scrittrice di successo, dicevo, con il particolare che il terzo libro è stato un fiasco. Urge trovare qualcosa di forte come questa storia che pare proprio accattivante. Sulla cinquantina, carattere forte e intraprendente, due matrimoni falliti (il primo per colpa del marito), vita sessuale “allegra” anche durante i matrimoni, da ragazzetta incline ai giovanotti con i capelli rossi e, cito testualmente, “me ne scopai quanti più possibile” che il buon tempo si vede dal mattino. Per tenersi in allenamento come amante Bernard, e fa niente se è sposato e pure un po’ uggiosetto.
Imbranata nei movimenti sbatte dappertutto “con i fianchi e i gomiti perennemente sbucciati”. Non le mancano i mezzi economici (citati Prada Armani che sono ormai di casa e di bottega).
Per poter andare avanti nella ricerca di Callie, Cassandra comincia a contattare tutti quelli che in qualche modo la conoscono: le vecchie amiche di un tempo, il primo avvocato difensore d’ufficio, il secondo avvocato e via dicendo.
Figura imponente quella di suo padre, presenza ossessiva durante tutto il racconto, che ha tradito più volte la moglie per poi definitivamente lasciarla. Dubbi, riflessioni, ricordi della sua vita, bugie, rancori, ricatti, il tempo che passa e che cambia (fino ad un certo punto) le persone e le cose.
Scrittura che sgorga via sicura, che si insinua, avvolge, ti prende nelle sue spirali. Uno scavare in profondità, un tessere di trame che si legano fra loro, un rifrangersi delle prospettive, un aumentare improvviso di situazioni e personaggi come nati da loro stessi.
Spunti sulla società, scontri razziali (siamo al tempo dell’assassinio di Martin Luther King), matrimoni falliti, famiglie spaccate, violenza delle donne sui neonati e dei giovani verso i genitori. Sesso a perdere, come ho accennato, e l’amore. Anzi, il sacrificio dell’Amore.
Il pericolo di questi romanzi psicologici è di far morire il lettore di claustrofobia. Qui, fortunatamente, si riesce a respirare.
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