In libreria in questi giorni una "crime-novel" tratta da un fatto di cronaca. Si tratta del romanzo Giornataccia a Blackrock (Bad Day in Blackrock, 2008) scritto dall'irlandese Kevin Power al suo esordio nel campo del romanzo.
Non è la prima volta che uno scrittore si cimenta nell'indagare in modo approfondito su di un cruento fatto di cronaca per poi scriverne un romanzo-verità, un esempio che vale per tutti è il famoso A sangue fraddo scritto da Truman Capote.
La storia che racconta Kevin Power nel suo romanzo ha, ovviamente, delle sorprendenti analogie con l'omicidio di Brian Murphy di soli 18 anni che muore dopo essere stato selvaggiamente pestato all'esterno del Club Anabel nella Burlington Hotel di Dublino nella notte di un caldo agosto del 2000.
Siamo a Blackrock, un ricco quartiere della città, e qui il ragazzo viene assalito a calci e pugni da altri tre suoi coetanei, non si conoscono i possibili moventi ma è certa la voglia di fare del male da parte di robusti ragazzi, giocatori di rugby con calci da rugbista dati ad arte alla testa, più pugni e molto altro.
Questo romanzo dà modo allo scrittore di fare una fotografia di un ambiente ricco e viziato, dei suoi abitanti, prestigiose e costose scuole private, squadre di rugby e convenzioni particolari taciute ma da tutti accettate.
Il tutto raccontato con uno stile particolare, una prosa serrata e molte domande che rimangono in sospeso.
Kevin Power, classe 1981, è un giovane scrittore irlandese. Dublinese doc, ha riscosso un notevole successo al suo debutto come romanziere dopo una serie di riconoscimenti per giovani scrittori e un Hennessy XO Emerging Fiction Award 2008 vinto con il racconto The American Girl. Attualmente iscritto alla scuola di dottorato dello University College di Dublino, con Giornataccia a Blackrock ha vinto nel 2009 il prestigioso Rooney Prize for Irish Literature.
A Blackrock, quartiere della Dublino ricca, simbolo del boom economico che ha investito e sconvolto l'Irlanda nell'ultimo decennio, in una notte d'agosto all'uscita di una discoteca, un giovane uomo è preso a calci brutalmente fino alla morte, al termine di una serata come le altre, tra le pinte di Guinness e i cheers! alla vittoria sul campo da rugby. La genesi e le conseguenze del fatto sono l'oggetto di questo noir profondo e determinato. Kevin Power, ispirandosi al genere inventato da Truman Capote (A sangue freddo), muove da un evento realmente accaduto e, attraverso una narrazione tesa e incalzante, in cui alterna una prosa distaccata e sostenuta ai dialoghi vividi e realistici, tra cronaca giudiziaria e indagine in prima persona, ricostruisce la dinamica, i moventi e le conseguenze dell'omicidio che ha scosso l'Irlanda, lasciando le sue élite con la sensazione di una perduta innocenza. Sul banco degli imputati, in questo romanzo-verità, un'intera generazione dell'upper middle-class, le abitudini sociali e le pulsioni perverse dei suoi "migliori" rampolli, e l'ipocrisia di chi usa i valori tradizionali come scudo a difesa di un vuoto che non può essere colmato dal benessere e dall'arrivismo. Cresciuti insieme nei quartieri bene di Dublino, la vittima, Conor Harris, i suoi killer (tre dei quali sono accusati di omicidio volontario), il giudice e il narratore condividono gli anni e i luoghi della loro giovinezza. Il corso imprevedibile delle loro vite lascerà le rispettive famiglie nell'angoscia, esposte a un'opinione pubblica dilaniante e di fronte a un futuro che collassa. Solo alla fine, quando il narratore rivela il suo legame con vittima e carnefici, si mostra in tutta la sua forza il potere catartico della verità, e la necessità di un esame di coscienza improrogabile.
Giornataccia a Blackrock di Kevin Power (Bad Day in Blackrock, 2008)
Traduzione Sebastiano Pezzani, Marco Tropea Editore, collana Fuorionda, pagg. 282, euro 16,50
ISBN 978-88-558-0129-4
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