Russell Brendan Kane. Sniper.
E’ lui il protagonista dell’antologia Killzone: autostrade per l’inferno, terzo volume della serie “Alan D. Altieri: tutti i racconti”, pubblicata dalla TEA, un progetto volto appunto a riunire tutte le opere brevi di questo autore, per personalità unico nel panorama letterario italiano, dove ha esordito già nel 1981, con l’indimenticabile Città oscura.
Dopo Armageddon (2008), che proponeva momenti differenti della produzione breve alteriana, e Hellgate (2009), raccolta dei racconti con protagonista Andrea Calarno, con questo Killzone Altieri rimanda in campo uno dei suoi personaggi più amati, lo Sniper Kane, protagonista dell’omonima serie inaugurata nel 1998 con Campo di fuoco (Segretissimo, Mondadori).
Chi è questo “sniper”? Non un semplice cecchino, evidentemente…
Rispondo auto-citandomi (dalle mie introduzioni dell’antologia Legion, uno speciale Segretissimo, 2008): “Russell Brendan Kane, è un tipico “eroe” alteriano, brutalmente plasmato sui “campi di Caino”, per usare una locuzione cara all’autore. E’ un tenente colonnello dello Special Air Service, le note forze speciali britanniche. E’ energico, deciso e letale. Ma il suo animo è tormentato, ferito da qualcosa di recondito. Prima di diventare una macchina da guerra, Kane è stato un medico. Un medico che però si è ritrovato del tutto impotente nell’affrontare la malattia e la morte del padre. Il senso di colpa lo ha spinto ad arruolarsi. Ad addestrarsi. A diventare un ufficiale del SAS.
Ora, Kane uccide. Chirurgicamente, da cecchino professionista. All’occorrenza, anche in modo meno... mirato. Ma non uccide a sproposito. Né ammazza innocenti, almeno non intenzionalmente. In lui, la pulsione a preservare vite è salda. Sino a prevedere il rischio sempre presente del sacrificio. Ma la sfilza di morti che puntualmente si lascia alle spalle resta in qualche modo espressione del suo lato oscuro. Kane è un uomo che vive in equilibrio dinamico. Tra vita e morte.”
Dopo l’eretico battesimo di Campo di fuoco, Kane è stato protagonista di altri due romanzi (si tratta di L’ultimo muro, del 1999, e Victoria Cross, del 2000: usciti in prima battuta su Segretissimo, poi riproposti poi da TEA e tuttora a catalogo), ma anche di alcuni racconti, riuniti qui, in Killzone, assieme all’inedito Dry Thunder, un testo che contribuisce a gettare le fondamenta dell’atteso quarto volume: Orizzonti d’acciaio.
Incuriositi?
Allora toglietevi qualche curiosità (oppure, meglio ancora, fatevene venire ancora altri) con l’intervista che segue, in esclusiva per ThrillerMagazine!
Sergio, ben ritrovato su TM. Allora: dove portano le “autostrade della morte”? Inevitabilmente a una killzone?
Come sempre, un grande grazie per l’ospitalita’ su ThrillerMagazine e per l’interesse verso il mio lavoro.
Venendo al punto, mentre “Killzone”, titolo dell’antologia TEA di quest’anno che raccoglie tutte le storie dello Sniper, ha un significato preciso e letterale, “Autostrade della morte” e’ il classico sottotitolo metaforico.
Per un personaggio come Russell Kane, quintessenziale “eroe bruciato” sempre troppo vicino all’orlo della voragine, ogni strada, ogni scelta, ogni conflitto e’ un’autostrada della morte.
Killzone raccoglie dunque i racconti variamente editi con protagonista Russell Brendan Kane, lo Sniper dell'omonima serie.
E' però un inedito d’eccezione ad aprire l'antologia: Dry Thunder, un testo ad altro coinvolgimento, che verrà di certo “doppiamente” apprezzato dai tuoi fan visto che riprende (con altra visuale) le scene finali di Victoria Cross.
Ti ringrazio per “l’inedito d’eccezione”. Per molti versi, la tua domanda contiene già la risposta.
Nell’incendiaria conclusione di “Victoria Cross”, terzo romanzo (per ora) della serie “Sniper”, tutto lascia supporre che Russell Kane non ce l’abbia fatta. Per contro, l’esistenza stessa di storie successive con Kane protagonista indica l’esatto opposto.
In “Dry Thunder”, rovesciando di cento-ottanta gradi l’io narrante di “Victoria Cross”, ho voluto spiegare in che modo Kane e’ riuscito a riemergere dal rogo risolutivo dell’Isola di Katawan.
“Dry Thunder” e’ anche un testo nel quale ho caricato svariati simbolismi (lo so, parola grossa) sia tematici che psicologici.
Dopo “Dry Thunder”, per Russell Kane, il tempo degli eserciti è definitivamente concluso e quella che si apre davanti a lui oltre “Dry Thunder” è una incognita “terra di nessuno”.
Nel racconto “Monsone”, Kane è al fianco di un amico: Chance Renard, il Professionista.
“Monsone” rimane per me un testo molto importante. Apparso nel numero di “M/Rivista del Mistero” curato dal bravissimo Andrea Carlo Cappi e dedicato all’opera del grande Stefano Di Marino, “Monsone” e’ il primo racconto in assoluto dello “Sniper” che scrissi post-“Victoria Cross”.
Classica crossover story, “Monsone” vede il sodalizio appunto tra Chance Renard, il più convincente protagonista d’avventura dell’ultimo ventennio, lo scanzonato ex-legionario che ha “visto tutto & fatto tutto” sempre e comunque al di fuori di qualsiasi schema, e Russell Kane, guerriero introverso alla ricerca della mappa attraverso la terra di nessuno di cui sopra.
In “Monsone”, ho cercato di mostrare come entrambi questi personaggi siano ancora in grado di imparare qualcosa l’uno dell’altro. Ma soprattutto di loro stessi.
Il racconto più lungo dell’antologia è “Family Day”. Qui, vediamo Kane in una storia molto particolare, anomala per certi aspetti, non solo come campo di fuoco dell’azione.
“Family Day” e’ concepito ed eseguito come una sceneggiatura: stile sincopato, punti di vista multipli, piani narrativi sovrapposti, duri “stacchi di montaggio”.
Da un punto di vista tematico, ho portato il protagonista quanto più lontano possibile del suo “milieu” (la guerra) di spingendo al massimo storia e personaggi nel “noir” cinico, crudo e crudele del leggendario Jim Thompson. A tutti gli effetti, sempre una “guerra”, solo di diverso tipo.
Un patriarca (maledetto) ormai in agonia a confronto terminale con tre figli(astri) che più infami non potrebbero essere. Nel mezzo, distaccato (ma solo fino a certo punto), ecco Russell Kane come una sorta di deus-ex-machina della catarsi conclusiva.
Ammetto di essermi molto divertito a scrivere “Family Day”, testo politicamente non scorretto ma oltraggioso nel quale cerco di condensare ogni singola contraddizione, corruzione, depravazione del lato oscuro.
Dei sei racconti di “Killzone”, ce n’è uno per il quale nutri forse un affetto maggiore? E se sì, ci puoi dire la ragione?
“Joshua Tree”. Ispirato da un viaggio attraverso il “Joshua Tree National Park”, scritto in un momento di seria transizione sul piano personale, in questo racconto le atmosfere predominano sull’intrigo.
“Joshua Tree” e’ forse l’unica storia in cui Russell Kane rende se stesso vulnerabile sul piano dei sentimenti.
Il nucleo del racconto e’ l’amore impossibile un uomo troppo gravato dal proprio passato e una donna troppo inquinata dal proprio presente. Il risultato? Solo spine di alberi morti.
Una domanda per incuriosire chi non ti conosce ancora abbastanza…
Vento: tutte le storie di Russell Kane (compresi i tre romanzi che costituisco il corpus principale del ciclo dello Sniper: Campo di fuoco, L'ultimo muro e Victoria Cross) iniziano con questa parola, che - evidentemente – è ben più di un semplice sostantivo. Il temine evoca scenari differenti, e con essi immagini, contesti, situazioni. E’ un vento che reca con sé sensazioni e significati. E’ il vento “nero”, “fetido di kerosene e cordite e shrapnel”; il vento “impietoso”, che urla “dalle tenebre”; il vento del deserto che trasporta spine “grigie come cenere, esili come spettri”; il vento gelido che “sibila dalla cordigliera”; il vento “duro come silice” che “soffia da nord ovest”; e il vento “incandescente come il respiro da un crematorium”…
E' lecito chiederti di raccontare ai lettori perché proprio il vento?
Ti ringrazio, Fabio, di avermi posto questa domanda, la quale va ben oltre il mio lavoro di narratore.
Per il vento ho sempre avuto una vera e propria fascinazione/ ossessione. Il vento e’ benefattore e distruttore, angelo e demone, Yin e Yang.
Correndo il rischio di filosofeggiare troppo, il vento e’ quanto di più vicino possiamo arrivare al concetto di tempo, nel senso di mutamento assoluto.
Il vento è anche IL fattore chiave nel tiro di precisione a lunga distanza. Nei capitoli di “Victoria Cross” in cui descrivo l’addestramento degli sniper, il vento resta l’elemento cruciale.
Da questi due elementi, un protagonista come Russell Kane non può non fare i conti con il vento, esterno e interno. Lui stesso viene dal vento. E nel vento, alla fine, è fin troppo consapevole che dovrà tornare.
Nel rivedere i racconti di questa antologia, ho notato che hai fatto una precisa scelta: la narrazione in prima persona.
Fatte salve singole scene e inquadrature che non consentono una visione in soggettiva, persino i lavori editi sono stati qui riscritti in modo che diventino non racconti su Kane, ma racconti di Kane. Come è nata in te questa esigenza di cambio di prospettiva?
La transizione e’ “Dry Thunder”. L’uomo che riemerge da rogo di Katawan non-è lo stesso uomo che lo ha affrontato.
Per Russell Kane, “Dry Thunder” è in primo luogo una discesa agl’inferi, ed è in secondo luogo una “resurrezione” alla rovescia. Da qui i simbolismi dei quali accennavo.
Dopo “Dry Thunder” Russell Kane non guarderà il mondo con gli occhi di prima. Ma soprattutto, non farà i conti con se stesso nella prospettiva umana di prima.
Protagonista non diverso ma “mutato”. Con un io narrante inevitabilmente mutato anch’esso.
Gli affezionati dello Sniper si aspettano Orizzonti d’acciaio (ndr: il quarto romanzo della serie) lo sai… Ma, nel frattempo, lo Sniper potrebbe tornare sul campo di fuoco almeno per qualche missione “breve”?
In “Killzone”, i miei lettori, e non cesserò mai di ringraziarli, trovano già un consistente blocco di testo — “Dry Thunder” + “Monsone” — di quello che sarà “Sniper 4: Orizzonti di Acciaio”.
In ogni caso, lo Sniper è ormai uno di quei personaggi che possono tornare quando e dove meno ce lo si aspetta. Pertanto Russell Kane tornerà di sicuro in “missioni brevi”. O anche lunghe.
Killzone è il terzo volume (dopo Armageddon e Hellgate) della serie “Alan D. Altieri: tutti i racconti”, che la TEA sta proponendo a ritmo annuale.
Considerato che di altre tue opere brevi in giro ce ne sono ancora, possiamo aspettarci un bel quarto volume nel 2011, magari arricchito da una novità?
Non cesserò parimenti di ringraziare Stefano Res e Sabine Schultz, miei Editor alla TEA, per la grande attenzione professionale e la grande umanità che negli anni continuano a dedicare al mio lavoro.
Grazie a loro, il progetto “Alan D. Altieri: tutti i racconti” è destinato a continuare. E ipotizzo che l’antologia 2011 possa sparigliare un po’ le carte. Il fulcro: donne guerriere.
Esatto: portatele senz’altro a cena, ma non dimenticate di aprire loro la portiera della macchina. C’e’ sempre quella Glock compatta da 9mm per dirimere questioni... scottanti.
Un ringraziamento e un saluto a tutti.
E noi ringraziamo Sergio Alan D. Altieri e vi lasciamo con la quarta di copertina di Killzone…
“Nella galleria di personaggi di Alan D. Altieri, in questa schiera di donne e uomini perduti che calcano una terra corrotta e malata, un posto di primo piano spetta al tenente colonnello Russell Brendan Kane. E proprio alla figura mitica del master-sniper, del tiratore scelto dello Special Air Service è dedicata questo nuovo volume che raccoglie sei racconti: Dry Thunder (l’inedito che Altieri ha scritto apposta per l’occasione), Monsone, Joshua Tree, Il giorno dell’artiglio, Family Day e Zona Zero.
Eroe solitario e tormentato, fermo sull’orlo dell’abisso futuro e inseguito dai cani del passato, Kane ha attraversato tutti i campi di fuoco per scoprire che nell’istante della distruzione ogni distinzione, ogni ragione si annulla. Ma non è soltanto un gelido «terminatore» di individui e situazioni, anzi. Perché, come ci ricorda il suo creatore, «Russell Kane è medico. Giuramento di Ippocrate da un lato, proiettili ad alta velocità dall’altro, preservazione della vita a destra, apoteosi della morte a sinistra. Questo cuore di tenebra, che più inestricabile non potrebbe essere, costringe Russell Kane nella ugualmente inestricabile contraddizione di “eroe bruciato”». L’eroe nero che è sceso all’inferno e ne è tornato…”
Alan D. Altieri, Killzone: autostrade della morte. Narrativa TEA. Pag. 264. € 12,00.
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