In due si uccide meglio e... in due si scrive meglio? Come vi siete trovati a coordinare il vostro lavoro?

Molto bene, direi. Io e Stefano ci siamo spartiti abbastanza equamente il lavoro e durante la stesura del saggio ci siamo confrontati parecchio. Ammetto comunque che inizialmente non è stato semplice trovare un equilibrio tra i diversi stili di scrittura: avevamo l'esigenza di non far sentire al lettore differenze troppo nette, ma allo stesso tempo anche di non snaturare troppo il nostro modo di scrivere. Alla fine credo siamo riusciti a trovare un mix soddisfacente e penso l'essere stati in coppia sia stata una risorsa: ci siamo corretti ed editati a vicenda, e quattro occhi vedono sicuramente meglio di due.

Un saggio che è un romanzo o un romanzo che è un saggio?

Più la prima, secondo me. Abbiamo volutamente dato alle parti di cronaca un taglio meno asettico di quello usato di solito nella saggistica tout court, cercando di evitare di ridurre le storie a un elenco di fatti e a un conto di cadaveri. Volevamo che la narrazione fosse capace di avvincere e di amplificare le sensazioni e le emozioni legate alla realtà raccontata: per quanto ci testimoniano i lettori, sembra che in buona misura ci siamo riusciti. Il libro si legge come un romanzo però resta fondamentalmente un saggio, con tutte le sue brave parti di approfondimento teorico, essenziali per cercare di comprendere quanto riportato.

Parlaci delle dinamiche trattate nel libro. Di solito immaginiamo il serial killer come un individuo solitario, segreto nei suoi rituali. Le storie che raccontate mostrano una diversa realtà.

Lo fa notare anche il professor Ruben De Luca nella sua prefazione: l'idea che le persone hanno dei serial killer è quella di predatori solitari e disadattati, ma in realtà esiste una casistica consistente di omicidi seriali commessi in due, o anche in gruppi. Questa verità smentisce in qualche modo l'etichetta di "mostro" che la società affibbia a questi individui, giacché non siamo più di fronte a esseri chiaramente isolati e avulsi dal mondo "normale" ma a persone che trovano dei loro simili con cui condividere l'aberrazione. E' piuttosto destabilizzante, credo, sapere che esistono uomini per i quali uccidere può essere un'esperienza "che unisce", tuttavia il libro vuole trasmettere questo messaggio e mettere il lettore di fronte a una realtà difficile ma che è giusto conoscere.

I meccanismi per cui due persone decidano di commettere omicidi assieme in ogni caso sono diversi, a seconda del tipo di coppia: si va dagli amanti, ai parenti, agli amici. Quasi sempre tra i due complici c'è una personalità dominante, l'incube, e una sottomessa, il succube. Ma ci sono anche casi di "mutua concordanza", come la definì Sighele, che si forma quando s'incontrano due persone ugualmente perverse. Un esempio di quest'ultimo caso è sicuramente la coppia formata da Henry Lee Lucas e Ottis Toole, uno psicopatico necrofilo e uno schizofrenico cannibale, due serial killer che cambiavano tipo di vittime di continuo e non avevano un modus operandi identificabile. Due persone di cui era difficile dire chi davvero fosse il più degenere.

Io amo molto conoscere i meccanismi creativi dei colleghi. Come è nata l'idea e come avete proceduto per le ricerche?

Lasciami premettere che parola "colleghi" detta da te mi mette un po' in imbarazzo: di strada da fare ce n'è veramente tanta per meritarsela... Comunque, iniziò tutto con un suggerimento di Alessio Valsecchi, webmaster de Latelanera.com. Ci incontrammo a Bologna per la premiazione dei Premi Alien e Lovecraft (in cui arrivai 4° e 8°, rispettivamente) e all'epoca già da qualche tempo gestivo la sezione Serial Killer sul suo sito. Mi diede lui l'idea di un saggio sull'argomento e in particolare sulle coppie di serial killer, che solitamente sono trattate poco o niente negli altri volumi. Coinvolsi poi Stefano, che dimostrò subito entusiasmo per il progetto, e ci mettemmo al lavoro, dividendoci le otto coppie analizzate in maniera approfondita; delle parti di psicologia e criminologia a corredo e i dossier più brevi me ne sarei occupato io che avevo più familiarità con l'argomento e una biblioteca più fornita nel campo. Le ricerche comunque sono state però piuttosto faticose, sono onesto: recuperare tutto il materiale necessario per le parti di approfondimento non è stato per nulla semplice. Qualcosa si trova anche in Internet, ma sono stati fondamentali i testi specialistici, alcuni dei quali ordinati direttamente dall'America.

Programmi futuri?

Ho cominciato un romanzo qualche anno fa, poi l'ho messo in stand-by, non soddisfatto al 100% della trama. L'obiettivo primo adesso è riuscire a trovare il tempo per ricominciare a lavorarci e portarlo a termine... Non credo di poter seguire il consiglio di Charles Willeford riportato qualche giorno fa sul suo blog da Luca Conti ("Al mattino, mai andare a pisciare prima di aver scritto una pagina. In questo modo vi garantite una pagina al giorno e, tempo un anno, vi ritrovate un libro completo"), visto che al mattino esco di casa presto e sempre sul filo del rasoio, da pendolare esperto, ma se riuscissi a cambiarlo in "Alla sera, mai andare a dormire eccetera eccetera..." forse potrei farcela. Come si dice? Chi vivrà, vedrà!