Biancaneve ha la pelle chiara ed è mora, proprio come la fanciulla delle fiabe. Ma il riferimento alla favola dei fratelli Grimm è solo evocativo, è infatti una favola nera quella chi si ritrova a vivere la protagonista, ma il lettore scopre fin dalle pagine che si tratta di una persona normale, almeno all’inizio: Biancaneve passa inosservata e si sente una comparsa. Al punto che perfino quando parla cerca di essere sbrigativa perché convinta che agli altri non importi niente di quello che ha da dire. Il suo rapporto con l’amore comincia con una delusione annunciata ed è proprio l’amore –o il miraggio di esso- che trascinerà la nostra antieroina in un baratro nero, sempre più nero.

Un libro scritto con mano sicura e con uno stile dalla dolcezza ferma anche nei momenti bui da Marina Visentin, autrice novarese di nascita ma milanese d’adozione. Il sodalizio della Visentin con la scrittura è consolidato: ha iniziato parecchi anni fa come copy writer in un’agenzia di pubblicità, ha lavorato come redattrice in un paio di case editrici, poi come traduttrice e infine come giornalista.

Tra le sue passioni figurano i viaggi (preferibilmente in qualche deserto, fra le ultime mete figurano Patagonia e Islanda, nonché il deserto di Atacama in Cile), il cinema -che per anni è stato come una droga e poi è diventato il suo lavoro, visto che è giornalista e si occupa principalmente di cinema- e, naturalmente, i libri. E così le chiediamo di compilare il bugiardino della sua opera.

ISTRUZIONI PER L’USO

Denominazione: Biancaneve, di Marina Visentin

Editore: Todaro Editore, 2010

Pag. 160

Se questo libro fosse un farmaco sarebbe:

un medicinale consigliato ai diabetici, o comunque a tutti coloro che devono tenere sotto controllo l’assunzione di zuccheri

Composizione ed eccipienti:

rabbia

dolore

crudeltà

un pizzico di sadismo

tanta lucidità

Indicazioni terapeutiche:

ottusità

paura

infelicità

Consigliato a tutti, benefico per:

chi crede troppo nei buoni sentimenti

chi reagisce alla paura con dosi massicce di zucchero

chi pensa che le donne siano tutte vittime (degli uomini)

chi pensa che gli uomini siano tutti vittime (delle donne)

Controindicazioni:

Astenersi anime belle, ottimisti in servizio permanente effettivo, tutti coloro che non vogliono mai guardare in fondo all’abisso

Posologia, da leggersi preferibilmente:

Tutto d’un fiato, senza pregiudizi sugli uomini e sulle donne, sul mondo, sull’amore e sulla violenza

Effetti indesiderati:

Potrebbe confermare i pregiudizi di chi nutre già una certa diffidenza nei confronti della natura umana

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Articolo a cura di Marilù Oliva