Clone di Guglielmo Brayda (Oscar Mondadori) è un thriller di livello internazionale, un libro geniale che anticipa il dibattito sulle cellule staminali con informazioni di alto livello scientifico e con un plot di classe. La storia in due parole: Alan Boorman, giovane e geniale ricercatore medico, è costretto dagli eventi ad accettare l'offerta di lavoro della fantomatica clinica Venice di Miami. Sotto copertura della società di biotecnologie Genesis, la clinica sviluppa da tempo esperimenti segreti che sfidano i fondamenti della bioetica. Il vero scopo è giungere alla clonazione umana, sovvertendo il meccanismo della riproduzione. Dietro l'impresa, un misterioso e potente personaggio deciso a realizzare un progetto di ingegneria genetica senza precedenti. Biotech, fertilizzazione in vitro, bambini in provetta. Uno dei punti di vista più geniali del romanzo è il fatto che la finanza sporca scelga come terreno per riciclare i soldi la ricerca scientifica, e a pensarci bene ha molto senso. I finanziamenti per la ricerca sono in qualche modo protetti e ben accetti dalle fondazioni e scienziati. La ricerca costa molto e non si sa sempre come andrà a finire, ma se si realizza il prodotto giusto i profitti sono vertiginosi. Tra Miami, Bethesda e Cuba, scienziati e speculatori stanno per giocare una partita ad altissimo rischio. A intralciare i loro piani, uno scienziato messo in difficoltà dai comitati etici della sua univerwsità: Alan Boorman. Coinvolto in una sfida delicata e di alto profilo tecnologico, il giovane studioso si renderà conto dell’importanza del piano strategico portato avanti dalla Genesis e cercherà con tutti i mezzi a disposizione di ostacolarlo. Tra scienza e intrighi internazionali si consuma così un'avventura dai ritmi serratissimi. Fino all'epilogo, degno di un grande thriller.
Vale la pena spendere due parole sulla storia della clonazione di cui questo interessantissimo libro scrive una pagina immaginaria ma molto, molto verosimile. La storia dei tentativi di clonare esseri viventi ha radici lontane, già nel 1960 Gurdon dell’università di Cambridge riuscì a clonare una rana partendo da cellule di girini, ma i tentativi di clonare partendo da cellule di una rana adulta furono così fallimentari da fargli credere che la clonazione di animali adulti fosse impossibile. Nel 1997, l’istituto Roslin annunciò la nascita della pecora Dolly dopo 277 tentativi andati a vuoto. Nello stesso anno Richard Seed, un ambiguo ricercatore di Chicago dichiarò che nel giro di due anni avrebbe clonato l’uomo. L’operazione sembrò legata alla quotazione in borsa di una società di biotecnologie che lui aveva fondato. Poi l’Università delle Hawaii produce Cumulina, un piccolo clone di topo femmina che ha raggiunto ormai la 20° generazione, fugando i dubbi insorti sulla durata della vita nei cloni, in quanto Dolly sembrava “nata vecchia” e quindi secondo alcuni destinata a vita breve. Nel ’99 il professor Lee a capo di un’équipe di scienziati dell’università di Seoul annuncia di avere prodotto un embrione umano per clonazione. Fuori dall’ospedale universitario si levano cori di protesta, ma Lee dichiara di essersi fermato prima del 14° giorno, limite oltre il quale la bioetica riconosce che l’embrione diventa un vero e proprio individuo con una sua unicità. Nel 2000 si scopre che la clonazione viene realizzata tutti i giorni dalla Geron di Menlo Park in California e dalla ACT (Advanced Cell Therapeutics) di Worcester nel Massachusetts. Le due aziende di biotecnologie, producono embrioni di uomo perfettamente vitali. Da quel momento le segnalazioni, più o meno attendibili, si moltiplicano in tutto il mondo. Nel 2003 Lu Guangxiu, 61 anni, scienziata cinese dichiara al Sunday Times, di aver clonato oltre 80 embrioni di un essere umano ed aver creato una coltura di cellule umane in grado di produrre «parti di ricambio» per diverse malattie mortali. Fino al seguente annuncio: “Lunedì 20 gennaio 2004, nascerà il terzo bebè clonato al mondo e sarà un giapponese.” Lo rivela alla tv privata giapponese Tbs Brigitte Boisselier la scienziata “santona” della setta esoterica dei Raeliani e presidente di Clonaid, società dedicata allo sfruttamento commerciale dei principi religioso-esoterici divulgati dalla setta. L’ex farmacista francese si limita a dire che il nascituro è il clone di un bimbo giapponese di due anni rimasto ucciso in un incidente stradale. Non crediamo alle dichiarazioni dei Raeliani, ma consigliamo di leggere attentamente Clone di Brayda, perché in quelle pagine è già scritto un futuro probabile.
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