“Pietre Aspe è il Simenon fiammingo” afferma perentorio “Le Figaro” facendo capolino dalla quarta di copertina di questo secondo noir di Pieter Aspe pubblicato da Fazi.

Beh, non ci credete: di Caos a Bruges del cinquantasettenne fiammingo Pierre Aspeslag (questo è il suo vero nome) tutto si può dire tranne che ricordi i romanzi del celebre creatore del commissario Maigret. Però, a dire il vero, Simenon e Aspe una cosa in comune ce l’hanno: sono tutti e due belgi…

Ma bando agli scherzi e procediamo con ordine.

Dopo lo straordinario (ma forse inaspettato) successo del romanzo d’esordio, uscito lo scorso anno in Italia a fine giugno, Fazi ha deciso di affrettare i tempi e di offrirci, in anticipo sulla solita cadenza annuale, la seconda avventura del commissario aggiunto Pieter Van In della Squadra Mobile Speciale di Bruges.

Quarantenne, separato, incallito fumatore e sulla via dell’alcolismo, indaga tra i canali di Bruges assieme all’inseparabile, aitante brigadiere gay Guido Versavel che lo sorveglia e lo accudisce come un fratello maggiore (o forse una madre). Non proprio benvoluto dai suoi superiori, tra i quali ci sono i sindaci della città, ha però trovato nell’avvenente sostituto procuratore Hannelore Martens la donna che, oltre ad aiutarlo nelle inchieste, forse riuscirà a dare ordine e stabilità alla sua vita di cane sciolto.

Già da queste poche notazioni si può capire come siamo lontani anni luce dal “casto” e sobrio Simenon: un magistrato dai costumi disinibiti al posto della devota signora Maigret; un omosessuale dichiarato – e per questo “maledetto” come il suo capo – come collaboratore al posto della squadra di ispettori parigini, terribilmente banali nella loro vita privata; una Bruges che, nonostante la profusione di dettagli topografici, non riesce neppure a somigliare lontanamente a certi quartieri della capitale francese o a certe cittadine transalpine di provincia, evocati con pochi tocchi sapienti.

Mentre poi Simenon ama gli intrecci assai lineari, con pochi colpi di scena, Aspe preferisce invece accumulare linee narrative in maniera bulimica: in Caos a Bruges abbiamo, avventurosamente collegate tra loro, le razzie di opere d’arte effettuate dai tedeschi durante l’ultima guerra; le attività pluridecennali di una società segreta filonazista, la Thule (e anche nel precedente Il quadrato della vendetta comparivano i Templari…); una speculazione turistico-edilizia su Bruges e dintorni da parte di una multinazionale tedesca; e poi, a volontà, poliziotti conniventi, politici spregiudicati, magistrati corrotti, mafiosi italiani in libera uscita, affascinanti prostitute dell’Est e arrampicatori esperti ma distratti (vi assicuriamo che l’exploit di Robert Nicolaï sulla torre di Bruges potrebbe strapparvi più d’un sorriso…).

Così, tra finte trasgressioni (il brigadiere gay debitamente sterilizzato nei suoi aspetti più dirompenti e l’insaziabile giudice dai tacchi a spillo) e appartamenti in centro storico da mensile di architettura  di tendenza, l’unica cosa che rimane del romanzo è Van In: il suo debordante girovita, le sigarette che gli incatramano i polmoni; i sofisticati superalcolici che gli incendiano lo stomaco; la sua musica classica e le sue buone letture (qui persino la teoria del caos, irriverentemente applicata all’indagine in corso).

Dovessimo però scegliere un detective votato all’autodistruzione opteremmo per l’Harry Hole del norvegese Jo Nesbø che ci pare più autentico di questo manierato antieroe fiammingo; e ci sono sicuramente poliziotti gay più complessi del fatuo Guido Versavel (ricordate il Ricardo Méndez del catalano Francisco González Ledesma?) nonché investigatrici altrettanto disinibite ma assai più autoironiche della nostra Hannelore Martens (la Petra Delicado della spagnola Gimenéz-Bartlett, ad esempio); ma può darsi che ci faccia velo la mano ancora inesperta dell’autore: in fin dei conti siamo solamente al secondo romanzo di una serie che ne comprende oltre venti e certi autori migliorano con gli anni, come il vino.

E allora ci imponiamo una maggiore clemenza in attesa di tempi (e vicende) migliori.

Voto: 6