Discreta rivisitazione, questo Daybreakers – L’ultimo vampiro dei fratelli Spierig (Michael e Peter) di una figura, quella del vampiro, andata incontro negli ultimi anni ad una massiccia riscoperta sia su un versante più commerciale che altro (la saga di New Moon per intenderci…), sia su uno artisticamente più interessante grazie a contributi come Thirst di Park Chan-wook (ne riparleremo…), Lasciami entrare di Tomas Alfredson, senza dimenticare quel magnifico vero e proprio B-movie 30 giorni di buio.
Stavolta l’abbrivio è dato dall’inversione delle posizioni di forza dalle quali umani e vampiri si guatano. Il futuro immaginato dai fratelli Spierig vede i secondi in netta maggioranza con la non trascurabile conseguenza che l’alimento base, il sangue cioè, è oramai agli sgoccioli (letteralmente) al punto che fior di ematologi-vampiri tra i quali spicca Edward Dalton (Ethan Hawke), sono affannosamente alla ricerca di un succedaneo del prezioso liquido mentre i pochi umani rimasti organizzati in gruppi di resistenza cercano con la stessa febbrile disperazione un processo capace di far tornare umano chi ora è un vampiro…
In un film siffatto i sottotesti si sprecano (a chi somigliano i vampiri stretti nei ceppi e trascinati a forza verso la luce del sole, colpevoli vista la scarsità di sangue umano di essere regrediti allo stato di creature selvagge mentre la ricerca scientifica corre il rischio di fare solo l’interesse di pochi…?), ma a dirla tutta il proseguo della storia non è all’altezza dell’inizio inquietante come sempre quando a farla da padrone è uno scenario distopico. Tra ettolitri di sangue, scene di auto e antropofagia, richiami e rimandi agli zombi di Romero (quando si tratta di assalire un’unica vittima e a farlo sono in molti…), il film conserva il merito, una volta finito, di non farsi rimpiangere troppo.
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