Benvenuta, Roberta. Arrivi dalla poesia e dalla narrazione breve, “Sangue del suo sangue” è infatti il tuo romanzo d’esordio. Come è avvenuto il passaggio?
Piuttosto naturale, a parte l’ansia di portare a termine un progetto che richiede pazienza e tenacia, due cose in cui non sono molto brava.
Che consigli daresti a un aspirante scrittore?
Di restare fedele alla sua ispirazione e di mettere il cuore in quello che scrive.
Nel tuo romanzo compaiono delicati rimandi favolistici, a partire dall’onomastica. (Alice, Gretel...). Quanto conta il patrimonio delle favole nel tuo immaginario?
Molto, magari come particolare fugacemente intuito, che, strappando fuori dalla realtà, scatena l’immaginazione. E poi, il mondo degli archetipi, ricavabile da fiaba e mito, è la struttura portante dell’immaginario.
La vicenda di “Sangue del suo sangue” è però molto noir e poco fiabesca: a una bambina, Alice, sono spuntati segni di catene alle caviglie, nonostante nessuno l’abbia incatenata. La gemellina Gretel è stata rapita mesi prima e forse può trattarsi di un caso di comunicazione tra gemelle... A un certo punto le indagini devono cedere di fronte al mistero: la logica non può decifrare gli avvenimenti arcani in cui si imbatte la polizia. Si ricorre a qualcuno che abbia poteri sensitivi. Cosa pensi dell’universo oltre i cinque sensi?
Credo che la nostra percezione sensoriale non si riduca affatto a quella dei cinque sensi. Negli anni settanta si parlava molto di “terzo occhio”, recuperando inconsapevolmente Paracelso, per indicare un modo alternativo, più aperto e libero di guardare. Un’esperienza che si riduca a testimoniare la realtà dei cinque sensi è più simile ad un esperimento, fa del mondo un oggetto da obitorio. Ciò che noi chiamiamo soprannaturale, forse è ancora naturale, percepibile con strutture di senso più intime, più vicine all’anima.
Per quanto riguarda la vicenda che ho narrato, vero che per molti aspetti è noir, ma il fiabesco, il meraviglioso la interpretano e offrono gli strumenti alternativi per poterla affrontare senza rimanerne schiacciati.
Sei un’insegnante di lettere: puoi darci buone notizie in merito al rapporto dei giovani con i libri e la lettura?
Notizie davvero buone no. Diciamo che a scuola è il docente che tiene vivo il rapporto, proponendo letture il più possibile interessanti e stimolanti. I ragazzi faticano ad amare quanto richiede concentrazione e sforzo intellettuale. Vogliono essere subito conquistati, sedotti, ma la lettura può richiedere tempi più lunghi. Purtroppo la narrativa destinata ai giovanissimi si è messa a spacciare emozioni forti, drogando i sentimenti che risultano appiattiti e ricondotti al piano del sensazionalismo.
I tuoi maestri, letterariamente parlando, quali sono stati?
Ci sono dei grandi scrittori che ho letto con passione, ma che non sono imitabili, come Dostoevskij, Tolstoij, Hoffmann. Altri che ho amato per la capacità di suscitare atmosfere, come Ray Bradbury, Jean Giono. Un romanzo italiano per me straordinario è Fantasma d’amore di Mino Milani. Romanzi al femminile che ricordo particolarmente: Dolci le tue parole di Nancy Richler e Voci di Dacia Maraini.
I tuoi allievi sanno che sei una scrittrice? Cosa dicono?
É una cosa che non dico a tutti. Quelli che ne sono al corrente sono curiosi, vogliono sapere di
cosa parla il romanzo, quanto tempo ho impiegato a scriverlo ecc. ma non so se lo leggeranno.
Progetti?
Ho terminato da poco un romanzo, più noir di Sangue del suo sangue, benché si carichi di tematiche molto estranee al genere. Poi vedrò. Ho diversi progetti, seguirò l’estro.
Ci saluti con una citazione da “Sangue del suo sangue”?
“Gli assassini uccidono spesso in nome della purezza. Almeno, nel suo nome si giustificano. Il caso di Galaad però è diverso. Galaad sogna di fondare una città dello spirito. Senza corpi. senza miasmi. Senza l’uomo.”
Un caro saluto e grazie,
Roberta
Vedi anche: notizie/9408/
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