Li trovo appollaiati sugli sgabelli o mollemente adagiati sui divanetti, alle prese con il drink serale che, lo con-fesso, da quando sono diventato astemio mi intriga sempre osservare. Mi sono costruito una specie di teoria tutta mia in base alla quale riesco a indovinare molto di una persona solo osservando il drink che sta bevendo. Ecco lì, ad esempio, il manager concettoso e segaligno, col suo prosecchino altero e sofisticato, appena un po’ snobista, elitario e prevenuto. Poi c’è il funzionario del Ministero dell’Interno, cavolo, quelli li riconoscerei dovunque, che sfoggia un’aria da amante latino, appena stemperata dalla consueta aureola da padre di buona famiglia partenopea. Fede al dito a fascia larga, lievemente abbronzato, appena sovrappeso ma tutto sommato tonico sotto i vestiti, un tipo prevedibile, come il Cuba Libre che tiene in mano. Le due signore di mezza età che arrischiano ridacchiando un Campari Soda sono chiaramente in viaggio per visitare qualche mostra d’arte, ci scommetterei di tutto, hanno l’aria felice delle casalinghe in vacanza, finalmente lontane da figli, mariti, lavoro e impegni parrocchiali. Nessuno che le noti, nessuno che le studi, nessuno a ricordare quello che potranno dire o fare. Sono sicuro che si divertiranno, chissà, se metto le mani sul giornale forse posso anche indovinare a quale mostra stanno per dedicare la loro attenzione domattina. Ma il vero clou della serata è la coppia bene assortita che siede alla mia destra, per loro l’immancabile Spritz. Lui è il consueto sportivo tutto sesso e salute, ben messo a pecunia ma non propriamente figlio di papà, un carrierista immobiliare direi, così, a occhio e croce. Lei, be', lasciatemelo dire, è la Tigre della Malesia e la Perla di Labuan messe insieme. Non che creda nemmeno per un attimo al colore im-probabile rosso carota dei suoi capelli, ma fa sfoggio di quello strano mix di languore e perversità che quando lo vedi non te lo dimentichi più. Viso tondo come una scolaretta con profondi occhi grigio ardesia che mi ricordano tanto Cappuccetto Rosso in visita alla nonna, montati su un corpo straripante come quello di Jessica Rabbit quando dice “io non sono cattiva, è che mi disegnano così”. Come abbia fatto non lo so, ma ha un taglio di capelli costruito in maniera tale che qualsiasi movimento faccia con la testa, la sua chioma sembra sempre puntare in qualsiasi momento, come una freccia di promemoria, dritta al solco che si intravede tra il maglioncino di cachemire con le maniche a palloncino e i pantaloni di pelle a vita bassa. Immancabili stivali col tacco a spillo e un bel paio di bracciali di cuoio ai polsi che mi suggeriscono torbide memorie da dungeon me-dioevale. La sua aria angelica, che stona con il resto dell’armamentario, si accentua ancor di più quando a un tratto, nel bel mezzo della conversazione col suo lui, ha come un attimo di assenza. Allora sembra la Madonna del Giglio Addolorata. Ma quando si alza dopo un compunto “buonasera a tutti”, la sua capigliatura fiammante ondeggia ancora come una freccia verso il basso fondoschiena, ammiccante come il serpente del Paradiso Terrestre.

I due si avviano, raggiungono la loro cabina, entrano e confabulano un po’. Sembra sia tutto finito quando ecco che lui esce di nuovo, mette la testa dentro la porta, saluta, si fa salutare... si sente nel sottofondo la voce di lei sopra la musica dei titoli di testa di un film che sta partendo. Evidentemente a lei piace tirarsela, oppure entrambi amano gustare l’attesa. Ma il tizio, prudente, non si allontana se non dopo essersi accertato che lei abbia chiuso l’uscio della cabina col telecomando. Prova la porta, la scuote, controlla bene. Poi torna verso il bar. Durante tutto questo tran tran, chiaramente, quasi tutti sono spariti e si sono ormai avviati ai loro rispettivi alloggi. Le signore della mostra si sono ritirate nel loro appartamento, secondo me stanno andando a quella di Palazzo Reale, sapete no, da Eraclito a Tiziano opere d’arte antica, moderna e contemporanea a confronto per esplorare le radici simboliche e archetipe del Fuoco. O qualcosa del genere. Il manager finanziario se l’è squagliata, ne sono certo, giusto in tempo per l’ennesimo controllo della sua analisi di bilancio, quella che domani alla riunione farà di certo cadere un paio di teste, con sua sadica e somma soddisfazione, già me lo vedo che pregusta il trionfo nel sonno. Restiamo solo io e il funzionario degli Interni, Cuba Libre contro un Centrifugato di Sedano e Carote. Non male come incontro.