Lavori presso il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia. Di cosa ti occupi nello specifico?
Mi occupo della stesura dei verbali d’Aula e della redazione e stampa dei resoconti consiliari.
Quando trovi il tempo per scrivere? Quali momenti prediligi?
Mi piacerebbe scrivere di notte, sarei un “animale notturno”, ma, dovendo, per motivi di lavoro, alzarmi ogni mattina prima delle 5, ho dovuto adattarmi a ritmi diversi. Scrivo di sera, quando torno a casa dall’ufficio, e nei weekend. Bisogna vivere con persone comprensive e pazienti, per essere scrittori…
La scrittura è come una droga. Tu quando hai cominciato?
Ho cominciato quando frequentavo le elementari, a scrivere, guarda caso, gialli! Ovviamente raccontini da bambino…
É appena uscito per la Marsilio, per la collana farfalle, “L’ombra del Falco”, un romanzo corposo dalla trama interessante che si dipana attorno agli omicidi di un serial killer, un giallo ben costruito in cui non mancano atmosfere noir. Com’è nata l’idea e come l’hai sviluppata?
L’idea è nata innanzi tutto dal desiderio di scrivere qualcosa di nuovo e originale sulla figura del serial killer, che, fin dai tempi di Jack lo Squartatore, ha sempre esercitato un certo interesse in lettori e scrittori. Da qui è venuta un’idea, a cui poi si è sovrapposta un’altra, e su questi spunti ho costruito ambienti, personaggi e l’architettura del romanzo.
I tuoi personaggi comprendono un’umanità variegata che va dal magistrato serio al funzionario corrotto, anche se ho avuto l’impressione che tu non facessi distinzioni moralistiche buono versus cattivo. Approfondiamo questa riflessione? Quanto prendi spunto dalla realtà?
Infatti, hai colto proprio quello che volevo comunicare nel tratteggiare i personaggi (che sono parecchi, perché è un romanzo corale) de “L’ombra del falco”. Non c’è il solito detective “senza macchia e senza paura”, onesto fino al midollo. Ogni personaggio ha una sua moralità, spesso distorta, e un suo codice di valori del tutto personale. La linea che separa buoni e cattivi, investigatori e criminali, è molto sottile, come credo sia spesso anche nella vita.
E a proposito di corruzione, tu hai descritto uno spaccato italiano in cui la corruzione è dilagante. Hai mai pensato a quali potrebbero essere le soluzioni per arginarla? Se ti nominassero Ministro Anticorruzione nel tuo ambito, quali misure prenderesti?
Credo che la corruzione e la disonestà siano mali molto difficili da sradicare, che appartengono a una certa cultura. Sono convinto che le cose si possano cambiare solo dal basso: finché i genitori educheranno i figli alla furbizia, all’apparenza e all’arrivismo invece che all’onestà e alla correttezza, è inutile, poi, lamentarsi della corruzione!
Lo shining delle terre friulane come ambientazione letteraria.
Lo shining friulano credo si possa trovare in paesaggi e atmosfere. E nei presentimenti e nelle percezioni delle persone, che troppo spesso, al giorno d’oggi, si trascurano. Questo rende le potenziali vittime più esposte nei confronti di un ipotetico predatore…
Il tuo titolo di avvocato e la tua professione ti hanno reso conoscitore dei tribunali. Sono tue le sensazioni di Erri descritte a pagina 47? «Non ha mai capito perché i palazzi di giustizia debbano essere così tetri, in edifici antichi e cadenti. Che si ricordi nella sua pur breve carriera non ha mai visto un tribunale in un edificio moderno e razionale. Forse è anche per questo che la giustizia non funziona...»
Sì, sono sensazioni che credo abbiano tutti i praticanti avvocati le prime volte che entrano nei tribunali… La fatiscenza e l’imponente ed elefantiaca struttura degli edifici è facilmente accostabile alla farraginosa attività giudiziaria.
Il tuo serial killer agisce secondo un modus operandi dal rituale macabro e a forte impatto scenografico. Come ti sei documentato per costruire questa figura?
La criminologia e in particolare la figura dei serial killer mi hanno sempre affascinato. Nel corso degli anni ho letto parecchie opere scientifiche relative ai più grandi e celebri casi della storia.
L’assassino seriale suscita, nel mondo intellettuale, un atteggiamento ambivalente. C’è chi critica l’assuefazione della letteratura alla figura del serial killer e chi invece ne è estremamente affascinato. Cosa rispondi ai primi?
Non credo che esista questa assuefazione. Certo è che, per chi scrive thriller, confrontarsi prima o poi con la figura del serial killer è inevitabile. Anche se ovviamente nell’immaginario questi personaggi sono molto più interessanti che nella realtà.
“L’ombra del Falco” è il tuo romanzo d’esordio. Com’è stato l’iter per la pubblicazione? Com’è il rapporto di un esordiente con la sua casa editrice, nel tuo caso la Marsilio?
Tutto è iniziato con la partecipazione, nel 2008, al premio Tedeschi. Non ho vinto ma ho ricevuto i complimenti di Sergio Altieri, a cui era piaciuto il romanzo. Da questa enorme soddisfazione è arrivato un ulteriore stimolo e un importante riconoscimento. Ho mandato il manoscritto a varie case editrici che pubblicano thriller e la Marsilio è stata la prima e più interessante proposta che ho ricevuto. Il rapporto con il mio editor (Jacopo De Michelis) e con la casa editrice in generale è stato – per quanto mi riguarda – fantastico fin dal primo giorno: mi hanno fatto sentire tutti come se fossi a casa, nonostante fossi un autore all’esordio assoluto nel romanzo. Non potevo sperare di meglio, nemmeno nei miei sogni più arditi!
Ti stai già facendo un’idea della risposta dei lettori?
Per ora (incrociando le dita), la riposta è molto buona, anche da parte di persone che non leggono normalmente gialli o thriller, che hanno apprezzato il libro come romanzo in sé.
Si può dire che tu abbia esordito sul web come narratore di racconti?
Alcuni miei racconti sono stati pubblicati anche sul web e su vari siti: ad esempio su www.scheletri.com e su www.sugarpulp.it
Progetti?
Sto iniziando a pensare a un altro thriller, magari con, come protagonisti, alcuni personaggi de “L’ombra del falco”. Ma stavolta niente serial killer!
Ci saluti con una citazione da “L’ombra del Falco”?
“Quando vedono l’ombra del falco, i piccoli animali che ne sono prede si immobilizzano o scappano terrorizzati. Anche se sono appena nati e non hanno idea di cosa sia un falco, sanno che è un predatore, è un’informazione scritta nel loro dna. E allora possono soltanto tentare di fuggire, o restare fermi, sperando di passare inosservati.
Prima di colpire, anche i predatori umani distendono la loro ombra sulle vittime. Le individuano, poi le studiano, le seguono. Difficile che colpiscano a caso, scegliendo la prima persona che incontrano. Ma, a differenza degli animali, gli esseri umani non hanno più queste informazioni nel loro codice genetico, o forse non prestano ascolto alle loro sensazioni. E non hanno scampo.”
Grazie dell’intervista!
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