Esce in questi giorno per la Gargoyle Books un interessante e originale romanzo che svela alcuni degli aspetti più oscuri e inquietanti del signore dei vampiri, il tutto con un approccio intelligente e rispettoso della più rigida tradizione stokeriana.
La trama. Nel 1877 – dopo la morte, dagli inquietanti risvolti, di entrambi i genitori, nobili possidenti della cittadina magiara di Kalasz –, il piccolo Stephen Morheim viene affidato al colonnello Gabriel Takely che, come parente più prossimo, ne diventa il tutore legale. Oppresso da una deficienza mentale, il bambino incontra insormontabili difficoltà sia nell’apprendimento sia nella comunicazione, ma, al compimento dei dieci anni, ecco verificarsi un’incredibile e inattesa inversione di marcia: Stephen comincia a esprimersi compiutamente e vede scemare pian piano i suoi problemi di attenzione. Adolescente, Stephen ha ormai superato ogni incertezza conoscitiva mostrando, anzi, una strepitosa vitalità intellettuale – sorretta da una formidabile memoria e da una penetrante eloquenza – e un magnetismo ipnotico – un misto di autorità e sicurezza inscalfibili, capace di assoggettare il prossimo. Stabilitosi a Budapest per studiare all’Università, il giovane manifesta una forte passione per la storia dell’Europa centrale e orientale, in specie per gli alberi genealogici dei più antichi casati dell’Impero austro-ungarico. Stephen sa di provenire da una dinastia di guerrieri sanguinari da cui è irresistibilmente attratto. Ma cosa c’è all’origine di tale esaltazione? Perché Stephen, terminati gli studi, decide di trasferirsi nel vetusto maniero di famiglia presso l’appartata località di Torberg? E perché è così interessato a ottenere l’amore di Elizabeth Sandor, giovane e bellissima ereditiera di un castello, sito in una regione sperduta e selvaggia della Transilvania? È in un sinistro e remoto passato che si celano tutte le risposte…
Il libro. Gli archivi di Dracula (1971) si colloca in un periodo editoriale (i primi anni Settanta del Novecento) in cui il Dracula di Stoker conosce nuovi approcci d’indagine. Le componenti emotive e psicologiche e le eccezionali virtù simboliche, che hanno consentito al personaggio stokeriano di divenire immortale, acquistano un’inedita centralità tanto da ispirare opere letterarie che, seppur debitrici al modello originario, si rivelano, però, qualcosa di assai diverso: esemplare in tal senso è il testo, del 1972, di Leonard Wolf A Dream of Dracula: In Search of the Living Dead, dove l’autore sostiene che: «Dracula è una figura che costringe a confrontarci con i misteri primordiali: la morte, il sangue, l’amore e i loro reciproci legami». Parallelamente anche gli aspetti storici e folklorici attorno al Principe delle Tenebre assumono maggiore rilievo: sempre nel 1972 viene pubblicato per la prima volta In Search of Dracula. The History of Dracula and Vampires di Raymond T. McNally e Radu Florescu (In cerca di Dracula, Sugar Edizioni 1973), uno studio emblematico e periodicamente riaggiornato sul Dracula storico, che inaugura tutta una saggistica susseguente. Il romanzo di Rudorff costituisce un’eccellente sintesi di tali fermenti, tanto che, all’epoca della sua uscita, rappresentò un piccolo cult per i lettori e gli appassionati, purtroppo non italiani, dal momento che il testo viene tradotto per la prima volta in Italia solo ora, a circa quarant’anni dalla sua prima pubblicazione.
Come Wolf, anche Rudorff non resiste alla tentazione di confrontarsi con il mito attraverso la fiction: a chi, se non al medesimo narratore, appartiene, infatti, “la mano sconosciuta” che scrive lettere ad apertura, a metà e a chiusura del libro? (Come nel Dracula di Stoker, anche ne Gli archivi di Dracula i personaggi si esprimono per mezzo di un articolato carteggio che li lega gli uni agli altri.) E come McNally e Florescu, anche Rudorff conduce una viscerale e profondissima ricerca sul Dracula storico, imbattendosi, così, in Vlad Drakul – “il drago” o il “figlio del demonio”, principe della Valacchia vissuto nel XV secolo, sostenitore di una rigida moralità pubblica che imponeva con metodi terroristici, tra cui spiccava la pratica dell’impalamento –, e nella sua congiunta e conterranea Erzsébet Báthory – nobildonna realmente esistita tra la seconda metà del 1500 e i primi anni del 1600, soprannominata “la Belva dei Carpazi” per via dell’irrefrenabile ferocia che la spingeva a uccidere in maniera sistematica, tanto che, per sua mano, vennero torturate a morte più di 600 giovani donne. Rudorff, però, si spinge oltre l’analisi storica e converte la sua somma erudizione in creatività: con superba maestria, utilizza i dati acquisiti e la conoscenza delle tradizioni popolari e religiose transilvane per dare vita a una narrazione dall’avvincente ed elegante impianto gotico.
L’autore. Giornalista e scrittore inglese, Raymond Rudorff (1933-1992) si è laureato alla London University, ed è stato traduttore dall’italiano e dal francese, vivendo a lungo in Francia, e per qualche tempo a Roma. Ha pubblicato romanzi – The Dracula Archives (1971, Gli archivi di Dracula, Gargoyle 2010), The house of the Brandersons: a novel of possession (1973, La dimora dei Brandersons, Sonzogno, 1975), The Venice Plot (1976, Complotto a Venezia, Sonzogno 1977) – e saggi – Art treasures of the world assieme a Eleanor Munro (1964), Studies in ferocity: a book of human monsters (1969), The Paris Spy (1969, Guida ai piaceri di Parigi, Sugar 1970), The Myth of France (1970), The Belle Epoque. Paris in the Nineties (1972), The Knights and their world (1974), War to the death: the sieges of Saragossa, 1808-1809 (1974).
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