Diario pulp è più pulp che diario. Non è scritto sotto rigorosa forma diaristica ma la scansione dei cinque capitoli basata su date (ed eventi ad esse collegate) rende giustizia al titolo. Terzo volume della Collana Mezzanotte, diretta da Alessio Valsecchi per Edizioni XII (www.xii-online.com), Diario Pulp è il primo romanzo di Strumm, riedizione dell’omonimo Diario Pulp su cui la casa editrice aveva già puntato nel 2007. L’autore è direttore della collana Pigmei per Edizioni XII e non è proprio esordiente (ha già partecipato all’antologia Archetipi, sempre per Edizioni XII, ha pubblicato nel 2006 una raccolta di racconti e ha vinto alcuni concorsi letterari). Di lui si sa pochissimo: scrive, segue il suo blog (http://strumm.splinder.com/), è un musicista e, videoripreso di spalle da Enzo di Corpifreddi (http://corpifreddi.blogspot.com/), ha una nuca niente male.
Il primo capitolo, La strage di San Violantino (2006, febbraio), trascina subito nello spirito del romanzo: Zecchinetta si reca nella casa caotica (e sozza) dal Sellero per organizzare una manovra "speciale" e ci trova una sorpresina: due cadaveri, dei quali capisce all'istante che è opportuno sbarazzarsi. Da qui al precipitare delle vicende il passo non è breve, ma brevissimo. Il lettore è trascinato dall'incalzare della storia, da situazioni paradossali, da dialoghi serrati in slang italiota, da un'ambientazione perfettamente calibrata su bassifondi romaneschi in grana rosso sangue.
Personaggi grotteschi che portano nel loro soprannome il destino di una caricatura: così il Cesso, il Colore, la Lepre, il Faina, Sciacquabottiglie, il Valanga e tuttti gli altri compari che rendono pittoresco e irresistibile questo condensato di violenza e ironia. Una menzione particolare va proprio a queste sottospecie umane, un po' animali un po' disperati, reietti anche quando si atteggiano a capoccia. Basti pensare al Murena, più uomo che rettile per via di quella sua faccia tendente al verdastro e dei suoi occhietti, due fessure gialle.
Si è parlato di un collegamento dell’opera a un filone cinematografico facente capo a Pulp Fiction, come lo scrittore stesso ha confermato: "Sono molto legato al cinema di Tarantino. Nel corso della storia ci sono citazioni più o meno esplicite a Le Iene, Pulp Fiction, Jackie Brown e Kill Bill.” Ma in comune con le pellicole di Tarantino questo libro ha un altro elemento, e non irrilevante: l'imprevedibilità. Le storie scorrono divertenti, corrosive come l'acido di cui qui non si fa economia, cupe come preannuncia la bellissima copertina di Jessica Angiulli e Lucio Mondini, e serbano spesso svolgimenti a sorpresa. Memorabili le imprese della signora dal vestito a fiori e "con due piedini grassi strizzati in scarpe coi tacchi.... Con occhi vispi come quelli di una volpe e i capelli bianchi di quel colore biondo-rosa tipico delle casalinghe ultrasessantenni." Ma non vado oltre perché siate voi a spalancare la bocca quando verranno sfatate tutte le apparenze. Un hardboiled che si divora con piacere, filmico ma rispettoso verso la sua natura letteraria, con un linguaggio scorrevole, con punte di trivialità spassosa, disseminato perfino di buon senso: "E qui alla fine il Cesso si rende utile. D'altro canto un cesso è utile solo nel momento del bisogno."
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