Cosa direbbe il grande Valentino di Megan Fox, la venere tascabile del momento (160 cm dichiarati, ma saranno sicuramente meno. Le donne, se interrogate, aggiungono sempre cm in altezza e tolgono automaticamente chili) da tutti considerata la donna più bella del mondo? “Niente nane!” Regola applicata anche nel suo documentario nell’attenta selezione di bellissime (ampiamente al di sopra dei 180 cm) da usare nude come manichini-attaccapanni dalle sarte per cucirci sopra gli abiti da sfilata. Che dire poi di quei poveri sei carlini (ogni volta che ne muore uno, subito rimpiazzato da un altro di identica taglia e colore) presi e portati come valigette, per l’apposito manico, su aerei privati e limousine, dopo attenta tolettatura e lavatura denti con spazzolino, ingioiellati e fotografati insieme alle modelle, a cui non si concede nemmeno la pausa bisognino (né agli uni, né alle altre). Un documentario di dispetti e riappacificazioni tra i due protagonisti, eterni fidanzati, e sullo scoramento di sartine e parrucchieri, che dopo aver cotonato per ore decine di teste di modelle scoprono a lavoro finito che il sommo esigeva solo dei semplici chignon… Un oscar subito!
Valentino – The last emperor - Documentario - USA 2008 – 96’
Regia: Matt Tyrnauer
Con: Valentino, Giancarlo Giammetti
E’ il documentario-reality sugli ultimi due anni di attività del grande stilista che il giornalista di Vanity Fair, Matt Tyrnauer, ha tratto dalla frequentazione dell’entourage di Valentino, dei suoi amici, confidenti, impiegati e sarte. La storia del ragazzino cresciuto col culto della bellezza che, partito da Voghera, sognava di realizzare abiti da favola e che col suo genio ha saputo conquistare il mondo. L’abbandono delle passerelle dopo quarantacinque anni di successi incontrastati ma soprattutto il legame d’amore, complicità, amicizia e fedeltà col suo compagno, l’imprenditore Giancarlo Giammetti a cui è legato da quasi mezzo secolo. La vita di un grande che ha saputo ritirarsi dalla festa al momento giusto, quando ancora gli ospiti si stanno divertendo.
L'uomo nero. La Schermitrice è rimasta abbastanza affascinata dai primi 100 felliniani minuti di film. La bella atmosfera del ritorno alla terra natale e a La stazione del regista Rubini, i suggestivi richiami all’infanzia, la brillante idea dello scambio dei quadri (anche se un po’ telefonata). Minuti che però si afflosciano su un finale di improbabili e consolatori abbracci a fantasmi come in uno psicodramma Moreniano, con un’Anna Falchi sopra le righe ficcata dentro a forza e una Margherita Buy appiccicata all’ultimo momento.
Bravi Scamarcio e la Golino che qui recitano come fratello e sorella.
E in ogni caso questo film è pur sempre meglio di Baària.
L'uomo nero - Italia 2009 – 116’Regia: Sergio Rubini.
Con: Sergio Rubini, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Gifuni, Guido Giaquinto, Anna Falchi, Margherita Buy, Maurizio Micheli, Vittorio Ciorcalo, Mario Maranzana, Mariolina De Fano, Gianpiero Alicchio, Vito Signorile
Gabriele Rossetti torna al paese al capezzale del padre ricoverato in ospedale e ripensa alla sua infanzia e alla travagliata relazione col genitore, capostazione ossessionato dall'arte e da Cézanne. Figlio unico di Ernesto e Franca Rossetti, insegnante e casalinga amorevole, Gabriele cresce osservando le manie degli adulti: le infatuazioni corrisposte di zio Pinuccio, le tele rifatte del padre, le conversazioni coi genitori defunti della madre. Impressionato da un misterioso uomo nero e affascinato dall’impenitente zio Casanova, Gabriele vive la sua fanciullezza e subisce la frustrazione artistica del padre, ispirata dal pittore impressionista e umiliata da un odioso critico d'arte locale.
Freddino questo Dorian Gray interpretato dall’insipido Ben Barnes, già Principe Caspian ne Le Cronache di Narnia. Oliver Parker, qui al suo terzo adattamento da Oscar Wilde, dopo i meglio riusciti L’importanza di chiamarsi Ernesto e Un marito ideale, ne trae un improbabile thriller con un Dorian Gray che si atteggia addirittura a patinato e perverso sadomasochista sotto le direttive di un Colin Firth, truccato malissimo, che in più parti lascia mormorare allo spettatore: Caspian! Che palle.
Dorian Gray - Gran Bretagna 2009 – 112’Regia: Oliver Parker
Con: Ben Barnes, Colin Firth, Ben Chaplin, Rebecca Hall, Fiona Shaw.
Londra - 1890. Dopo anni di duro collegio, Dorian Gray, un bellissimo giovane che ha appena ereditato una fortuna, prende possesso della ricca magione dello zio defunto. Preso sotto l'ala protettrice dello smidollato Lord Henry Wotton, che lo instrada alla dissolutezza, si fa ritrarre in un mirabile quadro dal pittore Basil Hallward. L’immagine del quadro sorprende chiunque l’ammiri per bellezza, giovinezza e perfezione e pur di mantenere intatte quelle doti Dorian Gray non esita a stringere un patto col diavolo per ottenere che il ritratto invecchi al posto suo. Praticamente lo stesso quadro che ogni donna vorrebbe farsi fare a 28 anni...
Di una bellezza colorata ma meno convincente di molti altri suoi film precedenti questi abbracci spezzati (pur sempre meglio de La mala educaciòn del 2004, una delle sue pellicole peggiori), tanto da spingere la curiosità dello spettatore ad appassionarsi quasi più al divertente e incompiuto film nel film…
Gli abbracci spezzati - Spagna 2009 – 129’
Regia: Pedro Almodóvar
Con: Penelope Cruz, Lluís Homar, Blanca Portillo, José Luis Gómez, Rubén Ochandiano, Tamar Novas, Marta Aledo, Agustin Almodóvar, Enrique Aparicio, Yuyi Beringola, Javier Coll, Juan Bautista Cucarella, Sabine Daigeler, Sergio Díaz, Lola Dueñas
Mateo Blanco, ex regista, divenuto cieco in seguito a un incidente, ha deciso di tagliare i ponti con il passato cambiando nome. Firma infatti soggetti e sceneggiature con lo pseudonimo Harry Caine. Nonostante la menomazione, col suo fascino, continua a far breccia nei cuori femminili ma, al contempo, dipende dall'amorevole assistenza della produttrice Judit e di suo figlio Diego.
La donna conosce perfettamente il tragico triangolo che ha coinvolto Mateo, il ricco e anziano Ernesto Martel e l'affascinante Lena e un giorno deciderà di raccontarlo anche a Diego…
Graziosi anche se un po’ confusi questi 500 giorni insieme col calendario dei due protagonisti che viaggia continuamente velocissimo avanti e indietro nel limitato tempo di questa sfortunata relazione che, una volta tanto, come spesso succede nella vita reale, non incontrerà l’auspicato e romantico lieto fine.
Unico dubbio de La Schermitrice sulla traduzione italiana. Se il nome della protagonista, Summer (da lì il titolo 500 giorni di Summer), da noi è stato tradotto in Sole, la consolatoria bella ragazza che il nostro eroe conosce alla fine del film, presentata come Luna, in realtà come si chiamava?
500 Giorni insieme (500 days of Summer) - USA 2009 – 96’
Regia: Marc Webb
Con: Zooey Deschanel, Joseph Gordon-Levitt, Clark Gregg, Minka Kelly, Matthew Gray Gubler.
Vittima dell’attuale crisi del mercato del lavoro, il neo-architetto Tom, per riuscire a sbarcare il lunario si adatta a inventare formule per lutti e compleanni presso un editore di biglietti augurali.
Incantato dalla neo-assunta segretaria del capo, Sole (Summer), che professa come filosofia di vita la regola di rifuggire dai rapporti duraturi, Tom se ne innamora, inizialmente contraccambiato e il film racconta, in un continuo andirivieni, i 500 giorni della loro storia.
Marc Webb, autore di numerosi videoclip musicali, dirige con brio e senso dell'umorismo l’insolito punto di vista di Tom, un ragazzo romantico che soffre per amore e sogna il matrimonio.
La prima risata la ottiene già con una scritta sullo schermo in apertura di film e procede di pari passo comunicando il concetto senza annoiare troppo il pubblico, regalando anche un paio di incursioni nel musical.
Che donna Summer sia con voi!
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