«È il mattino del 1° agosto 1941; a New York [...] un giovanotto di belle speranze [...] ha un appuntamento col signor Campbell, sì, John W. Campbell jr.» Questo è l’incipit del testo in cui Giuseppe Lippi (traduttore, saggista e direttore della collana Urania) racconta di come è nata una fra le opere più vaste ed apprezzate di Isaac Asimov: il Ciclo della Fondazione. Il “giovanotto di belle speranze” è Asimov che, quel fatidico giorno, recandosi ad un appuntamento con l’editore Campbell (veterano del mondo della fantascienza) ha un’intuizione: «A questo punto, la scintilla: Asimov ha letto per ben due volte il “Declino e caduta dell’impero romano” di Gibbon e si è trastullato con l’idea di volgerlo in chiave fantascientifica. Ora sa di che cosa parlerà a Campbell: di un impero galattico e del suo crollo».
Nasce quindi come una “cronaca futura” questo lavoro asimoviano (una delle varie edizioni italiane, infatti, avrà il titolo di “Cronache della galassia”), nato prima come racconti sfusi e poi raccolto in volumi. Fra il 1941 e il 1992, anno della sua morte, lo scrittore costruirà una grande opera narrativa di vasta portata: una cronaca che abbraccia addirittura millenni di storia umana!
L’Enciclopedia Galattica non raggiunge la grandiosità della pseudobibliotheke di Lasswitz o Borges (di cui si è parlato precedentemente), ma lo stesso affascina ed incanta perché al suo interno raccoglie decine di millenni di storia umana! E come un sipario, questo pseudobiblion apre e chiude la vasta saga asimoviana: il primo scritto della Fondazione (1941) si apre con una citazione dall’Enciclopedia alla voce “Hari Seldon”; l’ultimo scritto (postumo, 1993) si chiude con la stessa identica voce: Asimov, la cui coerenza letteraria è celebre, chiude alla perfezione 50 anni di produzione fantascientifica come se fossero tutti già presenti nell’Enciclopedia...
«HARI SELDON... nato nell’anno 11.988 dell’Era Galattica, morto nel 12.069. [...] Figlio di genitori della media borghesia di Helicon, nella regione di Arcturus (dove suo padre era coltivatore di tabacco nelle piantagioni idroponiche del pianeta), Seldon aveva rivelato, fin dalla prima giovinezza, una spiccata attitudine alle scienze matematiche. [...] La Psicostoria fu senza dubbio la scienza alla quale portò il maggior contributo. Seldon ne approfondì lo studio ricavando da una raccolta di pochi assiomi una profonda scienza statistica...»
Una nota, posta in calce dallo stesso Asimov, informa che «Tutte le note qui riportate sono tolte - per gentile concessione dell’editore - dall’Enciclopedia Galattica, CXVI edizione, pubblicata nel 1020 E.F. dagli Editori Enciclopedia Galattica, Terminus.»
Terminus è il pianeta su cui Hari Seldon vuole realizzare il suo obiettivo: «Questo è tutto il mio progetto; i miei trentamila uomini con le loro mogli e bambini, si sono dedicati interamente alla preparazione di una “Enciclopedia Galattica”. Non riusciranno a completarla nel tempo concesso loro dalla vita. Non vivranno abbastanza a lungo nemmeno per vederla cominciata. Ma quando Trantor cadrà, l’opera sarà completa e ne esisteranno copie in ogni biblioteca della Galassia».
Va infatti precisato che il Ciclo della Fondazione segue direttamente quello dell’Impero Galattico, la cui capitale è la ormai decadente Trantor: il passaggio da questa a Terminus decreta il passaggio fra due cicli letterari strettamente legati (a cui, in seguito, si unirà anche il ciclo dei robot positronici).
C’è comunque da dire che l’Enciclopedia Galattica è protagonista solo della prima storia della Fondazione, cioè della prima parte del volume “Fondazione” (o, in altre edizioni, “Cronache della galassia”): nei rimanenti volumi del Ciclo fa solo da sfondo alle storie.
Nel 1982, a circa trent’anni dal terzo capitolo scritto della Fondazione, Asimov torna a mettere le mani sulla sua creatura. È l’èra digitale, e il buon Isaac non può fare a meno di inserire una frase del genere nel suo “L’orlo della Fondazione”: «Tu ti riferisci all’attuale “Enciclopedia Galattica”. Quella non è l’Enciclopedia alla quale lavoravano loro: questa si trova in un computer e viene corretta quotidianamente.» Chissà se l’autore si è reso conto dell’enorme portata e della lungimiranza di questa frase: ha infatti concettualmente aperto le porte all’enciclopedizzazione digitale globale... ma soprattutto, a Douglas Adams!
Due anni dopo la pubblicazione di questo romanzo, Asimov scrisse la frase succitata: sia che lo scrittore statunitense volesse strizzare l’occhio alla creazione del britannico Adams, sia che invece è un’ulteriore prova del genio lungimirante del buon Asimov, la frase è un ideale testimone che passa dalla fantascienza “seria” a quella umoristica di Adams.
Abbiamo supposto che Asimov abbia strizzato l’occhio ad Adams per un motivo semplice: la “Guida galattica” si apre con una chiara e palese citazione asimoviana!
«In molte delle civiltà meno formaliste dell’Orlo Esterno Est della Galassia, la “Guida Galattica per gli Autostoppisti” ha già soppiantato la grande “Enciclopedia Galattica”, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché, nonostante presenti molte lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia. Uno, costa un po’ meno; due, ha stampate in copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO».
Adams cita quindi il suo collega statunitense che, con la sua “Enciclopedia Galattica”, aveva creato una saga letteraria che dagli anni ’50 regnava incontrastata nel mondo fantascientifico: nel futuro, precisa però l’autore, la “Guida Galattica” soppiantaterà la vecchia enciclopedia!
Come per lo stile asimoviano, Adams inframmezza i capitoli dei suoi romanzi con estratti della “Guida”: dove trovare i migliori bar che servono il Gotto Esplosivo Pangalattico e quindi i migliori centri per disintossicarsi da questa bevanda; «dice che se vi riempite prima i polmoni d’aria, potete sopravvivere nello spazio per la durata di circa trenta secondi»; «definisce la divisione marketing della Società Cibernetica Sirio “un branco di idioti rompiballe che saranno i primi a essere messi al muro quando verrà la rivoluzione”»; spiega i tanti usi degli asciugamani e via dicendo. Il tutto contrapponendo sempre le definizioni della Guida con quelle della “vecchia” Enciclopedia di asimoviana memoria: a volte in modo sottilmente sarcastico... «La “Guida Galattica per gli Autostoppisti” vende parecchio di più dell’“Enciclopedia Galattica”»!
Al di là del fenomenale stile divertente e divertito con cui è scritta la pentalogia (uscita in Italia per intero solo nella collana Urania e, più recentemente, nella Piccola Biblioteca Mondadori), c’è una geniale intuizione di base che rende Douglas Adams un vero e proprio profeta di quella condivisione culturale che ha cambiato il mondo in pochissimi anni.
Mentre Asimov è legato al concetto dell’enciclopedia “statica”, cartacea, integrata regolarmente con degli aggiornamenti a cura degli stessi autori, Adams concepisce un’enciclopedia che è aggiornata in tempo reale... da tutti!
Visto che nel futuro adamsiano la gente gira da un angolo all’altro dell’universo, perché non fare in modo che questi viaggiatori possano inserire nella “Guida” le esperienze che hanno fatto? Questo semplice concetto infrange l’idea di pochi curatori che racchiudono tutto lo scibile umano in un’unica opera, facendo nascere il concetto che tutti gli umani condividano il proprio scibile!
Uno dei protagonisti della serie, infatti, è proprio un assiduo “compilatore” di voci. «Ford Prefect era un ricercatore itinerante per conto di quel notevolissimo libro che è la “Guida Galattica per gli Autostoppisti”. [...] è un libro un po’ discontinuo, essendo stato curato da varie e diverse persone. Perciò vari brani ci sono solo perché all’epoca in cui furono redatti apparvero interessanti ai loro curatori. [...] La ragione per cui era pubblicato in forma di micro elemento elettronico sub-mesonico era che se fosse stato stampato in forma di libro normale, l’autostoppista galattico avrebbe avuto bisogno, per portarselo dietro, di parecchi grandi edifici estremamente ingombranti».
Chiunque può inserire dati in Wikipedia, chiunque può diventare “compilatore”, partecipando così al più grande ed aggiornato archivio di informazioni comuni mai esistito nella storia umana.
In conclusione, Isaac Asimov inventò uno pseudobiblion, un’opera falsa che raccoglieva però dati reali; Douglas Adams riprese l’idea e la rese universale; Jimmy Wales riprese quest’ultima... e la fece diventare reale!
Il cerchio è completo, perché è di “sapere circolare” che si parla: quando nel XVI secolo nacquero le prime enciclopedie, per definire il loro nome vennero fuse le due parole greche εγκύκλος παιδεία (enkiùklos paidèia, “istruzione circolare”) in una sola latina, encyclopædia. Malgrado l’idea sia antica quanto la cultura umana, quella fusione gettava le basi per l’idea più moderna di tutte: raccogliere in una sola opera tutta la conoscenza e metterla a disposizione di tutti.
È doveroso chiudere con un brano tratto dalla “Guida Galattica per Autostoppisti”: «La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. La prima fase, per esempio, è caratterizzata dalla domanda “Come facciamo a procurarci da mangiare?”, la seconda dalla domanda “Perché mangiamo?” e la terza dalla domanda “In quale ristorante pranziamo oggi?”»
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