racconto

Hoover federal building, downtown L.A.

Interrogation room 11

I federali non fanno sconti. Non gli interessa se un crimine è accaduto cento anni fa o ieri, né se gli accusati sono ormai così anziani da dover stare su una sedia a rotelle. Per gli agenti dell'FBI esistono solo il crimine e la punizione. Non sorprendeva quindi di vedere un ottantenne malmesso nella stanza degli interrogatori del sesto piano, preso in mezzo da due mastini in completo grigio a tre pezzi da più di un'ora. Niente avvocato, telecamera digitale a registrare il tutto. In pieno stile Hoover i diritti dell'accusato erano una nozione priva di senso.

“Mickey, lo sai che non ti faremo nulla.” Questo era il Buono “Non ti farai un giorno di galera, sei troppo vecchio. Fai due chiacchiere con il giudice, ci aiuti al grand jury ed è tutto finito.” Gli sta addosso, preme alla sua destra fino a sussurrargli nell'orecchio.

“L'alternativa è rimanere qui con noi per moooltooo tempo Mickey.” Ecco il Cattivo “Nessuno sa che se qui, non ti abbiamo neppure registrato. E io sono convinto che senza medicine non puoi stare tanto tempo, vero? A che ora devi prendere le pillole, eh?” Anche lui gli sta addosso, gli alita sull'orecchio sinistro.

Mickey è stanco. Ne ha viste troppe. In fondo, ormai sono tutti morti o vecchi come lui e i soldi sono spariti da decenni.

“Va bene.” Un filo di voce “Vi racconto come è andata con i fratelli Porcu e quel vecchio bastardo di Wolf. Basta che vi togliete di torno, mi fate star male con il vostro alito alla menta.”

Una pausa, il passato ritorna dietro a due occhi arrossati.

“Era il '72, il fottuto Viet Nam era già agli sgoccioli. E quelli come me erano sulla cresta dell'onda...”

Los Angeles, 1972

Mickey buttò giù il telefono con abbastanza forza da incrinarne il basamento di bachelite.

“Figli di puttana!” Nel retro del bar di Goofy, una topaia a due passi dalla spiaggia di Venice, nessuno osava guardare nella sua direzione. Sapevano tutti che faceva da capobastone per il clan Bonelli di New York.

“Tutti qui in California a rompere adesso! Come se non avessimo abbastanza farabutti nostri.”

Fece un gesto brusco verso uno dei suoi, “Tap, prendi una macchina e fila al Van Nuys. Tra due ore arriva il volo da Salt Lake City della TWA, c'è un tizio che devi portare qua. Si chiama Wolf, piazzati al ritiro bagagli e non fare cazzate.” Il piccoletto uscì senza dire una parola, almeno qualcuno obbediva agli ordini senza discutere.

“Tip, prendi quello scemo di tuo fratello e andate a Malibu. C'è un maiale che viene dalla costa est che ha messo su un giro sulla spiaggia, trovatelo. Tenetelo d'occhio fino a che non arrivo io, è chiaro?” Mickey rovistò sotto il bancone fino a cavare fuori una. 38” a canna corta. “Sempre a me tocca mettere a posto! Come se non avessi altro da fare.”

La situazione non era delle migliori.

Tre fratelli, sardi di seconda generazione, avevamo fregato di brutto i Bonelli nel New Jersey.

Si erano ripuliti un intero deposito, nientemeno. Timothy Porcu si era portato via un baule pieno di marijuana messicana di prima qualità, suo fratello Thomas due casse di panetti di eroina brown sugar e il maggiore, James, aveva arraffato gli incassi del giro di scommesse clandestine degli ippodromi di quella settimana. Quasi un milione di dollari!

Al boss c'era voluto un minuto per tirare una croce sui tre Porcu. E una telefonata per mettergli dietro il peggior bastardo in circolazione. Ezequiel Wolf, l'assassino mormone. Bastava fare il suo nome per far sbiancare i poliziotti da Miami a Boston. Per i traditori era già finita, bastava che qualcuno cantasse per farli trovare.

Per tutto il resto c'era Mickey. Dalla sua base di Anaheim controllava tutto, gestiva tutto e niente gli sfuggiva. Per i Bonelli era mettere soldi in banca dargli da fare qualcosa.

Los Angeles, oggi.

“Wolf era un duro. Di quelli che adesso non ne fanno più.” Mickey aveva avuto le sue medicine, si era rilassato “Una bestia grande e grossa, due occhi che promettevano guai a distanza di chilometri.”

“Era davvero un mormone?” Il Buono era curioso.

“Così diceva. Io non ci ho mai creduto. Viveva coi santi, su a Salt Lake City, questo è vero. Ma lavorava in tutto il paese per i Bonelli e non erano certo preghiere. Era specializzato in esplosivi, si divertiva a far volare via tutto. Quei tre poveri bastardi dell'est non avevano una chance.”

“Come mai avevano fregato la famiglia? Dovevano saperlo che gli avrebbero dato la caccia.” Anche  il Cattivo si era sistemato, prendeva appunti giusto perché c'era la telecamera.

“La gente è strana. Per me a forza di vedersi i soldi e la streppa sotto gli occhi tutti i giorni sono impazziti. Mettersi contro i Bonelli era un suicidio.”

Los Angeles, 1972

Tap aveva fatto il suo lavoro e ora Mickey aveva di fronte il killer più temuto d'America.

Brutto spettacolo, Wolf era un bestione alto più di un metro e novanta, torace a botte, irsuto e spigoloso. Vestiva sempre di nero con una camicia bianca portata alla mormone, senza cravatta.

Portava notte e giorno occhiali da sole Ray-ban da aviatore, lenti a specchio, dava sui nervi con quella sua abitudine di grattarsi le basette, portate lunghissime, o i baffi folti.

In compenso parlava poco.

“Te li ho rintracciati, stanno tutti qui a Los Angeles. Timothy s'è fatto un nido sulla spiaggia libera a Malibu, una topaia di paglia dove passa il tempo a spacciare maria, a farsi le canne e a sbavare addosso alle ragazzine, Thomas ha messo su bottega su a La Cienega, s'è costruito una baracca con quattro assi e spaccia eroina alla bande di bikers. Poi c'è quello tranquillo, James. Si sta costruendo una casa su a Topanaga Canyon, da quello che so presta soldi a strozzo a quei falliti del cinema.” 

“Sono indicazioni generiche.” Voce da basso, vocali al limite. “Avete gli indirizzi o solo delle zone? Non posso andare in giro a far saltare in aria tutte le baracche di questo cimiciaio di città.”

Ezequiel si chinò in avanti, usando ogni centimetro del suo corpo per incutere timore. Improvvisamente la pistola che Mickey teneva in tasca sembrò del tutto inadeguata.

“Su due posti ti faccio accompagnare, la casa su a Topanaga non sappiamo di preciso dove sia.”

Un grugnito. Wolf prendeva il comando. “Va bene, verrai anche tu a farmi da balia. Faremo scappare i fratellini e vedremo dove ci portano, sarà divertente. Hai della benzina?”

Il killer sorrideva. Uno spettacolo di denti aguzzi.

Poco dopo Tap li fece salire su una Oldsmobile che aveva visto tempi migliori, persino gli adesivi sui paraurti erano vecchi. In compenso il motore era truccato e la faceva filare come un caccia della seconda guerra mondiale. A Wolf c'erano voluti dieci minuti per confezionare quattro bottiglie molotov. Il mormone aveva preteso una Colt calibro. 45”, cento proiettili, una cassa da whisky piena di paglia e dieci candelotti di dinamite. Per gli inneschi bastava la roba che si era portato dallo Utah, un vero professionista deve essere sempre pronto.

Malibu era un cesso a cielo aperto. La zona libera era sporca, piena di vagabondi e di cani rognosi.

Posto perfetto per uno spacciatore da due soldi o per tutti gli sbandati che si erano persi nella grande Los Angeles. La parte migliore dell'affare era che non c'era uno sbirro a pagarlo, quella parte della contea semplicemente non esisteva per il consiglio cittadino, a meno di non essere vicini alle elezioni. Il killer esaminò con tutta calma la zona attorno alla tana del più giovane dei fratelli Porcu, si prese il gusto di lasciargli concludere una vendita a una coppietta di liceali prima di fare la sua mossa.

“Timothy! Timothy Porcu!” La voce di Wolf era un tuono “Ora di pagare i debiti!”

Barboni, sfaccendati, drogati e puttane si girarono a vedere lo spettacolo. Una figura come quella di Ezequiel si notava anche nella città degli angeli.

“Vieni fuori e muori da uomo! Fammi vedere il tuo brutto grugno!” Wolf si stava divertendo.

“Chi sei? Io non ti conosco, non ti ho fatto niente!” Lo spacciatore aveva una vocetta ridicola, pareva uno squittio. Il pubblico attorno si infittiva.

“Se non esci con le buone, vediamo con le cattive!” Il killer diede fuoco all'innesco di una delle bottiglie molotov, suscitando le prime occhiate veramente allarmate dalla gente attorno. Mickey e Tap avevano tirato fuori le pistole, il motore truccato dell'Oldsmobile ronfava in sottofondo.

Lancio a parabola, impatto sul lato sinistro del rifugio di Porcu. Wolf voleva lasciargli una via di scampo. La vampata della benzina sulla paglia si allargò di colpo con un rumore cupo, fiamme alte ad arco su tutta la zona colpita. Urla dalla gente intorno, dall'interno del tugurio. Ezequiel aveva spianato la. 45” e rideva a crepapelle.

Uscì una ragazza, poco più che una bambina, aveva addosso solo i pantaloni. Poco dopo sbucò anche Timothy, era riuscito a prendere con sé qualche panetto di marijuana e una manciata di dollari, in compenso era praticamente nudo. Appena vide Wolf se la fece addosso e schizzò come un coniglio verso il mare. Il killer sparava in aria, i boati a fare da contrasto alle urla dei presenti.

Nel giro di pochi secondi stavano scappando tutti, il caos era totale.

Tap seguiva con un binocolo la fuga di Porcu, andava verso sud come previsto. Attese con Mickey che Wolf tornasse a bordo, potevano precedere quel disperato senza troppi problemi.

 

Los Angeles, oggi.

Mickey aveva ottenuto un'aranciata e una pausa. I suoi due anfitrioni avevano ripescato il fascicolo del 1972 del casino di Malibu, non che ci fosse molto da leggere. Incendio doloso, colpi d'arma da fuoco, sospetto traffico di droga e/o spaccio di stupefacenti. I poliziotti non avevano trovato granché, né avevano avuto fortuna con i testimoni. Zero su zero, caso insoluto. Il Buono e il Cattivo stavano già pregustando il momento in cui avrebbero sbattuto la soluzione in faccia al LAPD.

Dal canto suo il vecchio era tranquillo. Tap era sotto terra da dieci anni e lui aveva garantita l'immunità.

“Sapete, Timothy davvero era il peggiore dei tre. Era belloccio, alle ragazzine piaceva, ma non capiva niente. Il colpo lo avevano progettato gli altri due fratelli, lui andava bene giusto per portare pesi e dare una mano. Quando se l'è fatta sotto era davvero patetico.” Mickey accartocciò la lattina “Thomas era più duro. Non abbastanza, ma con Wolf c'era poco da scherzare.”

 

Los Angeles, 1972

Il mormone era di buon umore, lanciare molotov gli faceva spesso quell'effetto. Mickey e Tap lo accompagnarono a un chiosco di tacos, dopotutto Timothy ci avrebbe messo un pò a raggiungerli.

Wolf aveva già sbrigato un giro di ricognizione attorno alla baracca di Thomas, niente che potesse impensierirlo. Dietro la casupola c'era parcheggiato un furgoncino Ford tinto di un incredibile color viola vomito, un macinino che non poteva essere in grado di seminare la loro auto con il motore truccato. Ezequiel divorò quattro tacos, per niente impensierito dal tabasco. Le lenti dei suoi Ray-ban riflettevano in maniera distorta i visi di Mickey e di Tap, decisamente più nervosi di lui.

Un'ora dopo videro sbucare Porcu da una strada laterale, aveva rubato una bicicletta e doveva aver dato parecchio nell'occhio dal momento che era quasi nudo. Il sorriso di Wolf, se ancora possibile, si fece più largo. Ora di tornare al lavoro.

Lo lasciarono entrare, concessero ai due fratelli un paio di minuti per farsi paura a vicenda. Wolf lanciò la prima molotov direttamente contro la porta d'ingresso della baracca. Tutto quel legno era l'ideale per un lavoro con i fiocchi.

L'esplosione scatenò l'inferno, allora La Cienega era un sobborgo scarsamente popolato. I due fratelli schizzarono fuori dal retro in direzione del furgone, dritti in bocca a Wolf che li aspettava con la pistola spianata.

“Tempo di morire stronzetti! Pensavate di poter scappare?” La punteggiatura Ezequiel la faceva a suon di calibro. 45”, aprendo buchi enormi nella lamiera del Ford. I due riuscirono in qualche modo ad ammucchiarsi nella cabina di guida mentre il killer lanciava una seconda molotov verso la baracca in fiamme. Il furgone partì sbandando, evitando un frontale con una giardinetta per un pelo. La caccia poteva continuare.

Wolf salì con tutta calma sull'Oldsmobile, Mickey friggeva per mettersi all'inseguimento.

“Tranquillo, siamo in una botte di ferro. Non c'è bisogno di stargli attaccato al paraurti.” Il mormone si mise comodo sul sedile posteriore. “Sappiamo in che direzione andranno e con i buchi che gli ho aperto quel furgone è diventato il più facile da trovare di tutta la California.”

“La zona di Topanaga è un vero casino.” Ribattè Mickey “Piena di strade private e parcheggi che dalla strada principale non si vedono. Se ci arrivano con troppo vantaggio li perdiamo.”

“Allora datti da fare.” Le lenti a specchio sembravano non bastare per nascondere gli occhi di Wolf “Voglio finire il lavoro e prendere l'aereo di questa sera per Salt Lake City, ho quattro mogli che mi aspettano.” Di nuovo esibì i suoi denti appuntiti, Mickey e Tap preferirono non chiedere spiegazioni sulla poligamia.

Ci volle quasi un'ora ai due fratelli Porcu per raggiungere il maggiore. La zona era la parte alta del canyon, dove le case si facevano molto più distanti una dall'altra ed era frequente trovare sbarre rivestite di filo spinato sui viali d'accesso alle proprietà. La casa di James era ancora parzialmente in  costruzione, un villino di mattoni rossi parecchio fuori luogo in California. Nel piazzale davanti alla casa c'era in bella vista una Lincoln blu scuro del '71.

A Wolf quella casa non piaceva per nulla. Finestre strette, tetto fortemente inclinato, elementi di rinforzo nel frontone e nel piccolo portico d'ingresso. Pareva una fortezza più che un'abitazione.

Sul lato destro c'era una piazzola ingombra di materiali da costruzione, per la maggior parte mattoni e sacchi di cemento. Niente che si potesse utilizzare per fare danni. C'erano sbarre alle finestre del piano terra, il portone sembrava massiccio come lo sportello di una cassaforte. Ezequiel si diede dell'imbecille, aveva previsto di trovarsi di fronte la classica casa californiana, costruita con grande impiego di legno e stucco. A questo punto dieci candelotti di dinamite non erano abbastanza per ottenere il risultato che aveva promesso alla famiglia Bonelli.

“Fratelliiiniii! Guardate chi è venuto a trovarvi!” Wolf lanciò l’ultima molotov sul portone d’ingresso, voleva costringerli a uscire allo scoperto. La bottiglia scoppiò, danneggiando il massiccio battente senza riuscire a incendiarlo. L’unico effetto fu di vedere aprirsi una finestrella al secondo piano.

“Vattene via bastardo! Non ci fai paura!” Doveva essere James, il fratello maggiore. “Togliti di torno o chiamo la polizia!”

Mickey, Tap e Wolf scoppiarono a ridere, come battuta non era male davvero. Ezequiel cominciava a divertirsi. “Come la chiami la legge? Con il telefono? Prova, prova…” Il killer indicava il filo che usciva dal sottotetto “Guarda se riesci a farlo funzionare!”.

Il cavo arrivava fino a un palo provvisorio e non proseguiva oltre. Ci aveva pensato Tap qualche minuto prima mentre studiavano la casa dei Porcu. L’assassino mormone affidò la pistola a Tap, una sorta di premio per la sua iniziativa.

“Datti da fare ragazzo, spara qualche colpo contro le finestre. Anche tu Mickey, fammi vedere se funziona quel ferrovecchio che ti porti appresso, io preparo i fuochi d’artificio.”

I due cominciarono a sparare, più o meno a casaccio, verso la casa. Pareva una celebrazione di capodanno vista sotto effetto di LSD. Dall’interno arrivavano urla concitate, i tre fratelli dovevano essere nel panico.

Wolf si era messo al riparo di una pila mattoni per assemblare una bomba con i dieci candelotti di TNT che aveva a disposizione. Un lavoro sempre difficile e pericoloso, anche per chi ha assemblato dispositivi del genere per anni. Per sua natura il trinitrotoluene diventa instabile se non ben conservato o esposto al calore, il clima californiano non era certo d’aiuto in questo ambito.

Il killer aveva finito per optare per una soluzione semplice. Avrebbe fatto detonare tutto l’esplosivo a disposizione per forzare l’ingresso, sperando che l’onda d’urto danneggiasse il più possibile il piano terra per costringere le sue vittime a rimanere all’interno del fabbricato. Dopo l’esplosione sarebbe entrato con tutte le cautele del caso per eliminare eventuali sopravissuti. Soddisfare i Bonelli era l’essenziale, pazienza se per una volta non avrebbe ottenuto l’effetto ‘terra bruciata’ che costituiva la sua firma in tutto il Paese. La sua reputazione non ne avrebbe risentito.

Dall’interno James aveva deciso di farsi sentire.

“Smettetela! Smettetela di sparare, subito!” Sventolava uno straccio bianco dalla finestra. “Non vi rendete conto di cosa state facendo, smettetela!”

Wolf fece segno a Tap e a Mickey di mettere via le pistole. Era ora di chiudere la faccenda a modo suo. Si riappropriò della. 45 e spedì a gesti i due sul retro della casa, poi scattò di corsa verso l’ingresso. Da dentro James continuava a urlare.

“Troviamo un accordo ma smettetela di sparare! Ho a disposizione un sacco di soldi, possiamo sistemare tutto!” Era veramente spaventato, in sottofondo si sentiva qualcuno piangere, forse Thomas. “Mickey! Mi senti? Cosa ne dici di centomila, eh? Cento pezzi grossi tutti per te. Altrettanti per il tuo compare vestito di nero e diecimila per tuo nipote. Cosa ne dici?”

Nessuna risposta. Non c’era cifra che avrebbe convinto Mickey a giocarsela contro Wolf, per non parlare dei Bonelli del New Jersey.

Wolf aveva raggiunto la porta d’ingresso e piazzato la bomba. Innesco chimico, una capsula di fulminato di mercurio comandata da un timer che aveva costruito lui stesso recuperando un vecchio Timex da polso. Regolò a dieci secondi e scattò lungo il lato destro rispetto all’ingresso, aveva tutto il tempo per mettersi al riparo dietro l’angolo.

Successe tutto in un paio di secondi.

La bomba del killer detonò a piano terra come previsto, sventrando l’ingresso e scaricando all’interno una buona parte dell’onda d’urto.

Dentro la casa c’erano dieci bombole di propano, lasciate dalla ditta che stava finendo di costruirla.

Più che sufficienti per fare un macello.

Mickey e Tap furono gettati a terra dall’onda d’urto, il capobastone ebbe la visuale confusa del tetto della casa che decollava verso l’alto. Nessuna speranza per i fratelli Porcu. Nessuna possibilità anche per Wolf.

 

Los Angeles, oggi.

Il Buono e il Cattivo avevano scortato Mickey fino all’atrio dell’Hoover building, il vecchio era visibilmente stanco.

“Alla fine è andata male per tutti” Il Buono pareva quasi dispiaciuto.

“Per niente” Ribattè Mickey “Alla fine i Bonelli hanno avuto la loro vendetta. Senza neppure dover pagare Wolf. Io e Tap non abbiamo visto un cent per tutto quel casino.”

Il Cattivo fece un ghigno, per certi versi ricordava la smorfia del killer. “Anche per i Bonelli è andata male. Prima hanno perso i soldi e la droga, adesso perderanno il resto. Li spazzeremo via entro pochi giorni.”

Mickey lo guardò, non rispose. Il vecchio Bonelli era morto nel 1984, i responsabili attuali erano alle elementari nel 1972. Meglio lasciare i federali alle loro illusioni, al mondo delle favole dove la legge vince sempre.

Angelo Benuzzi (Modena, 1968), programmatore per mestiere, lettore per vocazione, scrittore per psicosi. Vive a Livorno, lavora a Firenze, ha come stella polare nella vita l'esistenza della sua Signora. L'arrivo di un erede ne ha abbassato il quoziente intellettivo e allargato il sorriso.

Si interessa di oplologia e di creare scenari strategici tramite l’elaborazione di fonti aperte.