Qualcuno si chiederà chi è Jack Morisco. Pochi, immagino, non sanno che oltre questo pseudonimo c’è il talento di uno scrittore prolifico che detesta essere definito così, ma tant’è: ha scritto dodici romanzi, alcuni dei quali hanno vinto premi prestigiosi (Singapore Sling, Premio Tedeschi 1998, Incontro a Daunanda, Premio Scerbanenco 2006) un monologo teatrale e diversi racconti. Giancarlo Narciso è un autore che si è misurato con più forme narrative e che ama ambientare nel mondo i suoi romanzi perché il mondo l’ha girato in lungo e in largo, l’ha vissuto intensamente e si muove con disinvoltura quando lo traspone letterariamente, anche nei territori più lontani.
Questa volta, come scenario di Manila Sunrise, (appena uscito nelle edicole per la collana diretta da Sergio "Alan D." Altieri, Segretissimo Mondadori, e chiuso da uno de I racconti di Segretissimo in appendice, Le mani del diavolo, di Giovanni Zucca) la storia prende avvio nelle Filippine e da lì si snoda a Singapore. Protagonista è Oliver McKeown, meglio conosciuto come Banshee (presente in opere precedenti e quindi personaggio seriale: mi riferisco a Furia a Lombok (2003), Le Tigri e il Leone (2005), L'arma birmana (2006), e ad alcuni racconti), l’asso dei servizi segreti di Singapore, in questo libro devoto al suo compito di guardia del corpo di Julia Carranza, già stella del cinema tagaglog (il tagaglog è la lingua nazionale delle Filippine), ora presidentessa delle Filippine. Partirei proprio dalla protagonista femminile, che mi è piaciuta molto, l’esotica Julia. Il centro della storia è il rovesciamento del principio di Cenerentola, qui la donna è la principessa e l'uomo un comune suddito. Una donna di spettacolo divenuta capo di stato, ovvero potente, circondata quindi da consiglieri, ministri, segretari, uffici stampa, e costretta a muoversi nel rispetto del protocollo. Da lì l’autore è partito per vedere cosa poteva andare storto e quindi creare un’avventura. Sullo sfondo di una rigorosa ricostruzione geopolitica dell'Asia del Sud Est, tutti i riferimenti alla cronaca sono reali e anche i richiami al cinema, come dimostrano le parole di Narciso: «Nella realtà non è la prima volta che un attore famoso diventa presidente nelle Filippine, lo ha già fatto Jospeh Estrada che però poi è stato incriminato per corruzione, e nemmeno che una donna diventa presidente: penso a Corazon Aquino, e, dopo di lei, l’attuale Gloria Arroyo. Detto ciò, la storia ammicca dichiaratamente a un film con Kevin Costner e Whitney Houston, in cui Kevin, bodyguard, deve proteggere una famosa cantante minacciata di morte. I due ovviamente si innamorano.»
L’antagonista è Abu Sayyaf, un piccolo e feroce gruppo autonomista che rivendica la separazione del sud delle Filippine, islamico, dal resto dell'arcipelago cattolico. Esiste il Moro National Liberation Front, radicato nell'isola di Mindanao, che è molto più grosso e più disponibile a un negoziato con il governo, e poi Abu Sayyaf, che ha la sua base nelle isole Sulu, poco numeroso, composto anche da bande di sanguinari malavitosi che sotto l'etichetta dell'indipendentismo in realtà perseguono obiettivi personali, ovvero soldi per lo più attraverso rapimenti.
Lo stile è quello di Giancarlo Narciso: pulito, scorrevole, dialoghi ben dosati, personaggi delineati, azione fluida. Non mancano le citazioni estrapolate da altre opere –e ricordiamo che Morisco non è nuovo a questi rimandi letterari e artistici, basti pensare anche ad “Un’ombra anche tu come me” (Perdisa Pop) e non solo– e proprio con una citazione divertente vorrei chiudere la recensione:
Julia rise e Banshee si unì a lei e la tensione si dissolse istantaneamente.
“Allora, adesso che abbiamo stabilito che sei uno dei miei innumerevoli fan, potresti dirmi cosa vuoi bere?”
“Un Martini,” disse.
“Agitato o mescolato?”
“Ti do l’aria di uno a cui possa fregargliene qualcosa?”
Rise di nuovo.
“D’accordo, Oliver McKeown, sei un appassionato di cinema. Cosa che a noi attori non può certo dispiacere.”
Versò del Beefeater e del Martini in uno shaker e lo agitò, poi riempì due bicchieri.
Ricordate questo scambio di battute?
“Agitato o mescolato?”
“Ti do l’aria di uno a cui possa fregargliene qualcosa?”
La dice Daniel Craig nel penultimo 007, “Casinò Royale”. Banshee la ripropone a Julia, lei la riconosce e ride.
(Marilù Oliva)
Quarto romanzo della serie dedicata a Oliver McKeown da parte di Giancarlo Narciso (titoli precedenti “L'arma birmana”, “Le tigri e il leone”, “Furia a Lombok”, tutti editi da Mondadori Segretissimo) e ritorno in bello stile per un autore che mancava da troppo tempo dalle edicole. Ritroviamo quindi il bondiano europeo al servizio della città stato di Singapore, come sempre pronto a sfidare tutto e tutti per arrivare a risolvere un intrigo internazionale. L'autore ci porta per mano nel complesso quadro geopolitico asiatico, passando dalla difficile situazione filippina alle ombre in agguato sotto i grattacieli di Singapore, senza dimenticare temi come i legami tra terrorismo internazionale e i potentati locali.
Per Banshee sarà necessario fare appello a tutte le sue risorse per salvare la pelle.
Cosa non va.
Qualche discrasia a livello di trama nella prima parte, alcuni personaggi avrebbero meritato un minimo approfondimento supplementare. Ci sono brevi momenti stereotipati.
Cosa va.
Buona presentazione del quadro geopolitico, sia per quanto riguarda le Filippine che per le mire dei cartelli terroristici nell'area asiatica. Ben rappresentato lo scontro tra agenzie a Singapore, solide le sequenze di azione e limitate al minimo le concessioni allo splatter. Ho apprezzato moltissimo l'omaggio al personaggio chiave di “Apocalypse now” (o forse al romanzo di Conrad da cui proviene?), vero inside joke del romanzo.
Per concludere un buon romanzo che avrebbe meritato un 20-30 pagine in più per essere ancora più godibile. Ben tornato Jack!
Voto: **
Recensione racconto all'interno del volume: Le mani del diavolo di Giovanni Zucca.
Ritroviamo con piacere Giovanni Zucca in appendice a questo volume con un racconto asciutto ed efficace, giocato sui periodi torbidi della guerra civile in Italia e sullo scenario dei conflitti mercenari africani degli anni '60. Narrazione essenziale, curata nei particolari, che fa sperare di poter leggere lavori più lunghi di questo autore.
Voto: **
(Angelo Benuzzi)
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