La produzione di film horror asiatici è sempre stata vivace e prolifica, anche se in gran parte inedita nel nostro Paese (o di difficile reperibilità). In questo periodo il cinema asiatico sta producendo titoli dichiaratamente horror (se non addirittura splatter) ma che inseriscono anche una forte dose di arti marziali. Tecnicamente non sono proprio dei gongfupian, in quanto i combattimenti a mani nude sono ridotti al minimo (se non proprio assenti), ma la forte “marzialità” di questi film (tecniche di spada, soprattutto) merita che li si citi, nella speranza che un giorno conoscano anche una distribuzione italiana: rimangono tuttora, infatti, disponibili solo tramite siti di vendita on line in varie lingue, comprese quelle europee. Ecco alcuni titoli recentissimi.
“Chanbara Beauty” (Oneechanbara) è un film diretto da Yōhei Fukuda del 2008 e tratto dal videogioco omonimo (The One Chanbara in inglese). Gli appassionati sanno che la parola “chanbara” è un termine onomatopeico giapponese che indica il rumore emesso da due spade che si incrociano combattendo, e per estensione è divenuto il termine con cui si indicano i film nipponici dove i protagonisti (di solito samurai) combattono a suon di katana.
Il film usa sì grandi dosi di effetti speciali, ma la qualità delle riprese lo fa assomigliare più ad un film amatoriale che ad un prodotto cinematografico. La totale inespressività (sia facciale che fisica) della protagonista non aiuta affatto. In complesso però rimane un film godevole da vedere per l’inedito connubio fra arti marziali e zombie romeriani! Di solito, infatti, gli zombie asiatici sono creature molto diverse dai “morti viventi” che la cinematografia da George Romero in poi ci ha abituati a vedere: in “Chanbara Beauty” si ritrova invece il modello romeriano dello zombie!
Nel 2000 il Giappone produce il suo primo film d’animazione totalmente digitale: “Blood: The Last Vampire” (Buraddo za rasuto vanpaia) di Hiroyuki Kitakubo.
La presenza del “mostro sacro” Corey Yuen come action director è un marchio di garanzia: le scene d’azione sono infatti il punto forte del film, prendendone gran parte della durata. La modella ed attrice sudcoreana Gianna Jun rende alla perfezione il personaggio, risultando credibile anche nelle difficili scene d’azione che le permettono di mostrare un’ottima presenza fisica.
Non si hanno notizie di una futura distribuzione italiana del film. È invece disponibile per la Panini Video l’anime di Kitakubo da cui è tratto.
Meritano una menzione particolare alcuni film più dichiaratamente gongfupian, malgrado rimangano sempre horror: li accomuna il fatto di essere stati distribuiti in Italia quasi di nascosto!
“Cacciatori di vampiri” (The Era of Vampires, 2002) è una co-produzione fra Hong Kong, Giappone e Paesi Bassi che vede Wellson Chin dirigere una storia di Tsui Hark, uno fra i più grandi maestri cinematografici di Hong Kong. Il film rimane in realtà confuso e farraginoso, con i suoi vampiri lontanissimi dall’iconografia occidentale, ma la parte dedicata alle arti marziali è ben curata.
“The Twins Effect” (Chin gei bin, 2003), conosciuto anche come “Vampire Effect”, è co-diretto da Dante Lam (autore del recente film di successo “Sniper”) e da Donnie Yen, vero maestro del genere di cui si avrà l’occasione di parlare più avanti. La trama non è delle più innovative: cacciatori di vampiri devono sventare il tenativo di un potente signore delle tenebre di impossessarsi del mondo. La forza del film sta nella bravura degli atleti protagonisti e nelle fenomenali coreografie di Donnie Yen.
Si finisce con una menzione speciale ad un classico del genere: “La leggenda dei 7 vampiri d’oro” (The Legend of the 7 Golden Vampires, 1974), che vide l’unione di due grandi case cinematografiche dell’epoca: la Hammer britannica e la Shaw Bros. di Hong Kong. Diretto dal regista Hammer Roy Ward Baker (aiutato da Chang Cheh senza risultare dai credits) vede protagonisti due grandi nomi delle rispettive case: Peter Cushing e David Chiang. Van Helsing insegue Dracula, nella loro eterna lotta, fino in Cina!
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