L'editore Perdisa ha appena pubblicato nella collana Camera Gialla Un dramma familiare, il nuovo capitolo delle vicende di Ronny Conti, alias Roman Petrescu, ex agente della securitate romena immigrato clandestino con tanto di documenti falsi in Italia, Bologna, uscito dalla penna di Roberto Casadio, medico in quella stessa Bologna e all'occorrenza, ma non occasionalmente, giallista.
In questo caso sulla trama gialla si innestano elementi da spy story che ne movimentano lo sviluppo, senza che però venga mai perso di vista, del tessuto sociale della sua città, il lembo che sembra stargli più a cuore. Quello che abita le aree metropolitane, ne popola le case spesso in affitto, ingombra i bar aperti tutto il giorno come ricoveri per un'umanità che non ha di meglio da fare che tirare a far sera attorno a un tavolo da bigliardo o tenere dietro alle chiacchiere del barista. La Bologna delle fermate degli autobus e della Stazione Centrale. Quella che Ronny Conti conosce per essere l'ambiente entro il quale lui stesso tira a campare. Trovando e perdendo lavori che durano un giorno o un mese e al quale sopravvive grazie alla donna che inopinatamente ha scelto di amarlo e all’informale collaborazione con l'ispettore Nicemi, cui ha risolto più di un imbroglio.
Viene in mente Simenon. I suoi intonaci vecchi. I caloriferi bollenti. Le abitazioni con le persone dentro. Quiete. Disperate. Di spalle, affacciate alle finestre. E' da una villetta bifamiliare che tutto comincia. Da una casa e dalla strage che vi viene commessa. Marcello Lenzarini avrebbe sterminato la sua famiglia e per sovrammercato il vicino che forse non s'era fatto gli affari suoi. Poi per saldare i conti fin da subito con tutti, avrebbe rivolto la pistola verso di sé chiudendo il cerchio di quella notte di follia. Succede che a Ronny Conti, cui Nicemi ha chiesto come di consueto (salvo pentirsene in un secondo momento) soccorso, le cose paiano meno chiare che alla Polizia la quale ha una fretta del diavolo di archiviare la pratica. Troppi morti, troppi colpi, troppe pistole e quali, specie quella Jericho di fabbricazione israeliana, buona più per la guerra che per i regolamenti di conti. Così, un po' sollecitato da Nicemi ma di più perché ne ha una voglia matta, Rolando-Ronny Conti comicia a battere la strada e a fare domande. E lo fa spendendo gli unici ferri del mestiere sopravvissuti al crollo del regime comunista: un buon addestramento, intelligenza e massiccie dosi di buonsenso.
Non è il caso di aggiungere altro. La porta di casa è lì, aperta, coi suoi corpi freddi dentro. Vale la pena afferrare la maniglia ed entrare. Perché Un dramma familiare è scritto bene, con vera padronanza. Niente rulli di tamburo, nessun colpo basso. Ogni cosa accade nell'esatto momento in cui deve. Perché riesce sempre a sorprendere il lettore conducendolo in una lunga attraversata dentro l'orrore alla scoperta della sua banalità. Su tutto, un profondo senso di pietà. Dal vocabolario: sentimento di compassione che si prova dinnanzi alle sofferenze altrui.
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