Spegnete la luce e accendete una candela. Possibilmente a forma di zucca. Per presentare un albo di un collega come Cornelio ci vuole la giusta atmosfera, soprattutto se siamo nelle vicinanze di Halloween. Non curatevi degli strani rumori di catene provenienti dal seminterrato… il mestiere dello scrittore, si sa, è fatto di concretezza. E se di spirito si tratta, è soprattutto spirito di sacrificio. Sì, perché la letteratura è una cosa seria, anche quando è raccontata attraverso le vignette di un fumetto di chi ha vissuto sulla sua pelle le storie che racconta. Uno come Cornelio, insomma. La prima volta che l’ho incontrato ho avuto la sensazione di averlo già visto da qualche parte. Si sa, l’ambiente letterario italiano è piccolo e ci si conosce tutti. E la gente mormora? Direte voi. Non solo la gente. Forse un’occhiata a quel seminterrato bisognerebbe dargliela.
"Cornelio Bizzarro per me è un vecchio amico. Un antichissimo compagno di strada. Sembra retorica, ma così è per l'effetto “risonante” Harvey Dent- Two Face (il leggendario Due Facce di Gotham City, per chi sa di cosa parlo). Mi spiego, anche se vorrei farne a meno: da perfetto Gemelli quale mi trovo a essere, possiedo una mente duale che si riflette con grande felicità nei propri simili. Cornelio (che sin dai dati anagrafici non è solo...) mi rimanda, come un magico specchio, le facce familiari, piacevolmente inquietanti (e proprio per questo per me rassicuranti...), di Carlo Lucarelli e Mauro Smocovich, fuse con diabolica abilità alla “Two Face” in un solo tratto somatico. Ma non si tratta soltanto di un'assonanza grafica: come me, come tanti, Cornelio è scisso. Investigatore che non investiga, scrittore che non scrive mai, in eterno fissato su quella linea di confine che rende visibili tutti i fantasmi dell'universo noir, ma uomo sincero e adorabile proprio perché deliziosamente imperfetto. Cornelio è tutti noi – soprattutto quando Ofelia, di reggicalze vestita, gli sussurra. “Fai l'amore meglio di come scrivi”. Già, vecchio amico: a noi Due Facce le pupe non resistono..."
Ricetta torta nero copia.doc
(grazioso piccolo fumo da mangiare prima e dopo i pasti)
Innanzi tutto il titolo. Già. Si comincia sempre con quello.
Quando mi hanno chiesto di scrivere due righe su Corrnelio, ho pensato, come sempre facciamo noi scrittori quando ci chiedono di fare una cosa nuova: e mo adesso che scrivo? per non dire di peggio… Già. Poi certi scrittori come me, tanto per cominciare, tanto per temporeggiare, aprono per prima cosa un file apposito.
Io che sono uno di quelli pigri però, non scelgo un documento nuovo, che sarebbe poi tutto da formattare… Prendo un file già esistente e lo duplico. Già. Perché è più veloce e più semplice.
Così viene fuori un file con quel copia aggiunto in coda.
Dopo apro, seleziono tutto e cancello e comincio a scrivere quello che devo scrivere se lo trovo da qualche parte nella testa, e di solito lo trovo. Già.
Anche questa volta ho fatto così. Sono andato sul desktop del fido Mac e ho cercato fra i tanti un file già presenti in sede, uno buono da duplicare.
Visto che nella cosa che dovevo scrivere c’entrava Carlo Lucarelli, mi è venuto da scegliere proprio un file che avevo spedito a lui tempo fa con la ricetta della torta che mia madre prepara sempre per noi terribili scrittori noir quando ci troviamo tutti assieme per fare simposi selvaggi nel leggendario castello, dimora di Carlo in quel di Mordano.
Il titolo del file: Ricetta torta nero. doc Ho aperto. Ho letto distrattamente:
Gian-bella di mamma nero
Ingredienti per dose da mezzochilo:
- 3 etti di zucchero
- 3 etti di farina.
- …….
- Con un sospiro, ho selezionato tutto e ho cancellato con gesto sicuro. Poi ho fissato la pagina bianca spuntata come per magia al posto di quella cosa che c’era prima. Ho dato uno sguardo all’interrogativo che mi lampeggiava ancora nella mente: mo adesso che scrivo? mo adesso che scrivo? E i miei occhi sono caduti sul titolo, che adesso era diventato: ricetta torta nero copia. E finalmente mi è balenato un lampo fra una sinapsi e l’altra e ho capito cosa dovevo dire.
- Perchè Cornelio Bizzarro in fondo è proprio una cosa così: una ricetta torta nero copia. In senso buono. Dosi e ingredienti messi assieme al servizio di un piatto nero servito in tavola da una copia, un alias. Uno scrittore che diventa personaggio e che diventa disegno spostandosi dal libro al fumetto e muta in qualcosa di diverso e nello stesso tempo uguale. Nascosto sotto e sopra. Sapori e odori che si trasformano. Che mettono l’acquolina in bocca come un dolce.
- Cornelio è un fumetto. Cornelio è bizzarro. Cornelio è una copia.
- Storie che mettono di buon’umore e intrigano, horror, poliziesco, dosi di farina e zucchero. Ricette, già, proprio così. Niente di meno.
- Sicuramente: qualcosa di più.
- Il fascino sottile che si prova quando ti fanno un ritratto, una caricatura. Quando un artista interpreta il viso di qualcuno, il suo corpo. Come quegli ambulanti sul lungo mare della riviera che stanno lì a fare disegni a pagamento e tutta le gente si ferma per guardare quella magia lì… Quella copie che scaturiscono dalla matita sulla carta. Rappresentazioni del reale. Proiezioni di quello che siamo.
- Allo stesso modo è divertente vedere un amico scrittore che stimo infinitamente sdoppiarsi fino a divenire personaggio di carta.
- Da qui al cartone animato (chi ha incastrato Cornelio Bizzarro?) il passo è breve. Già.
- Alla fine la torta che viene sfornata è profumata e buona.
- Digeribile e golosa. Perfetta da consumarsi, dopo i pasti e prima.
- Buon appetito a tutti copia.doc!"
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