In Occidente si conosce poco della letteratura cinese. Non si sa, ad esempio, che la parola più ricercata nei motori di ricerca del Celeste Impero è romanzo. Ai cinesi piace leggere, anche on line. Ed è nell'universo di internet che si nasconde non solo l'opinione pubblica, ma anche il talento di molti scrittori. I numeri come al solito sono esplicativi: sarebbero 10 milioni le persone che scrivono e leggono on line storie di ogni tipo. L'attività inizia come un gioco e diventa ben presto un ottimo modo anche per fare soldi.

Qualche tempo fa un giovane cinese ha pubblicato on line il proprio romanzo: un mix tra avventura, noir, giochi multiplayer. Qualcuno ha detto che è una versione letteraria cinese del film la Mummia. Il risultato è stato strabiliante: 6 milioni di lettori. Zhang Muye - nato negli anni 70 a Tianjin, nel nord cinese - è l'autore della serie, La candela nella tomba. «La storia del mio romanzo, ha detto, è ambientata negli anni 80 quando la Cina cominciò il proprio programma di aperture e riforme. Molti cinesi, compresi i miei parenti, ricordano quel periodo perché ne furono testimoni. E' un periodo di grandi possibilità e storie da raccontare». Ha impiegato circa 11 mesi a scrivere il romanzo, nei tempi morti delle sue mattinate in ufficio. Ha iniziato per gioco, non pensava forse di diventare così famoso: oltre ai milioni di lettori on line, il suo libro ha venduto più di 500 mila copie. «Ha perfettamente unito la cultura orientale, con elementi di intrattenimento tipicamente occidentali», dice Xiang Zhuwei, editor che ha catturato dall'internet Zhang per trasformare la sua storia in un libro vero.

Già il suo caso sarebbe interessante, se paragonato ad un mercato editoriale italiano che sembra ascoltare poco l'internet, così come sarebbe intrigante analizzare le differenze e i punti in comune che esistono nella letteratura di genere cinese e italiana. L'occasione per questo e altri confronti è un convegno organizzato dall'Istituto di Cultura a Pechino, con la collaborazione di Alessandro Vaccari, che si terrà nella capitale cinese e a Tianjin dal 13 al 18 ottobre. Ospiti illustri: tra gli italiani Piero Colaprico, Danila Comastri Montanari, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Marcello Fois, Isaia Iannaccone, Carlo Lucarelli, Bruno Morchio, Margherita Oggero, Alberto Toso Fei. Tra gli scrittori cinesi invitati, oltre a Zhang Muye ci sarà anche una donna, Hong Ying autrice al centro di polemiche nella sua terra natale. Trasferitasi in Inghilterra, nel 1999 ha pubblicato una serie di racconti sul mondo omosessuale cinese. Il suo successivo libro K l'arte dell'amore, tradotto in 16 paesi, fu giudicato pornografico e bandito in Cina. Il più noto tra gli scrittori cinesi invitati al convegno è invece il giallista puro Qiu Xiaolong. Le sue storie ambientate a Shanghai hanno visto in azione la censura governativa che ha eliminato ogni traccia di realtà nei suoi romanzi: la Shanghai teatro di loschi complotti tra funzionari corrotti e malavita, in Cina è diventata la ben più anonima città di H. Qiu Xiaolong, che scrive in inglese e vive a St. Louis non se ne preoccupa: il suo ispettore Chen ha ormai sfondato rendendo merito al genere poliziesco cinese, che ha radici - al solito - millenarie.

Dopo il compasso, la polvere da sparo, perfino gli ombrelli, la cultura cinese non poteva che sostenere di avere anche inventato un genere letterario, ovvero il giallo. Fin da tempi antichissimi i cinesi hanno mostrato un interesse peculiare per vicende a carattere legale-poliziesco. Già sotto il governo dei Qin, la dinastia che unificò per la prima volta il territorio cinese nel 221 a.C., compaiono i primi scritti che trattano di  procedure legali. Si tratta di elementi isolati e a sostegno, secondo molti storici, della politica legista perpetuata dai regnanti di questa dinastia. Le prime vere raccolte compaiono in epoche successive e diventeranno fonte inesauribile per novelle vere e proprie raccontate dai cantastorie di epoca Song. Secondo l'opinione degli studiosi cinesi, la nascita ufficiale del giallo sarebbe da fare risalire all'epoca Ming, quando nacquero i Bao gong’an, novelle su casi criminali, solitamente risolti da magistrati brillanti e arguti.

L'articolo è pubblicato anche sul sito China Files

http://www.china-files.com/page.php?id=2765

China Files — Reports from China. Agenzia di stampa specializzata in reportage e inchieste sulla Cina

[pubblicato su Il Manifesto del 10 ottobre 2009]