Questa bella rubrica proposta da ThrillerMagazine mi dà l’occasione di segnalare, ai Lettori e insieme a quegli Editori che a queste pagine hanno dimostrato interesse, un autore canadese di nascita, ma da lungo tempo trapiantato, corpo e anima e penna, a Bangkok.
Il nome di questo scrittore è Christopher G. Moore.
Scoprii C.G. Moore nei primi anni novanta, nel corso delle mie giovanili scorribande indocinesi, quelle stesse che avrebbero poi originato Scatole siamesi, il mio esordio narrativo, e anche Sangue khmer, il thriller su cui sto lavorando.
Avevo notato più volte i libri di Moore nelle librerie e negli aeroporti thailandesi, ma fu appena nel 1994, con CUT OUT, che ne affrontai la lettura per la prima volta. Il romanzo in questione mi riportò con fedeltà nella Phnom Penh che avevo visitato due anni prima, durante una vasta operazione di peacekeeping (denominata UNTAC) mirata a garantire la riuscita di elezioni libere e generali dopo anni di conflitto civile.
In CUT OUT, i sofferti scenari cambogiani si dispiegarono sotto i miei occhi di lettore così come, a suo tempo, avevano fatto nell'avido sguardo del viaggiatore.
Se oggi, a distanza di più di un decennio, sto qui a caldeggiare la lettura di Moore, e magari la sua traduzione per il mercato italiano, è evidentemente perché da quella lettura venni catturato e convinto. Ma anche perché quanto di lui lessi in seguito confermò le sue doti di scrittore.
Degno esempio di caratterizzazione seriale, Calvino è un investigatore privato che agisce in un territorio poco esplorato della nostra editoria, benché decisamente frequentato dal turismo internazionale di massa, italiano compreso, oltre che da più coscienziosi viaggiatori e altri, più o meno pittoresche, categorie.
Per quanto sotto certi aspetti ammicchi in modo marcato ad alcuni dei cliché del giallo “duro”, Vinee Calvino è un personaggio originale. E’ umano e convincente, e ben incarna molte caratteristiche dell'expatriate che ha sostanzialmente tagliato i ponti col suo passato; nello specifico, con i suoi nativi states. Come suo comprimario, la classica spalla dei gialli, troviamo il tenente colonnello Prachai Congwatana (detto "Pratt"), un anomalo ufficiale di Polizia siamese, amante del sax e di Shakespeare, che all'occasione ama citare.
Come genere narrativo, siamo di fronte ad un gusto speziato di hard-boiled, reinventato in una ambientazione esotica ma realistica. Anzi, non realistica: reale! Moore è infatti uno scrittore di razza, capace di sceneggiare trame con grande attenzione agli aspetti psicologici dei singoli e a quelli geopolitici che fanno da sfondo alle vicende, mantenendo nel contempo un adeguato controllo del ritmo. Inoltre, è un conoscitore "vero" dell'area, uomo di esperienze oltre che di cultura: in questo approccio non è cioè atteggiato, scontato, superficiale o essenzialmente indiretto come vari suoi colleghi, anche di fama mondiale.
La sua narrativa non si limita a far uso di sfondi esotici, bensì penetra per osmosi nel tessuto sociale, nelle tradizioni e soprattutto nelle mentalità orientali con una sensibilità e una capacità di analisi sorprendenti.
In The Killing Smile, per esempio, un romanzo che non appartiene alla serie di Calvino, Moore riesce a “tradurre” per l’occidente parte del modo di essere e di pensare Thai,
I suoi ritratti vagamente conradiani dei vari espatriati residenti in Asia (affaristi, giornalisti, disertori, spie, maneggioni, pensionati, trafficanti, anime perdute, fantasmi senza passaporto e senza futuro, e via elencando) sono ineccepibili, talmente calzanti da risultare – per paradosso – quasi romanzati.
Va aggiunto che le vecchie ambientazioni dei primi romanzi sono forse più accattivanti di quelle attuali, ma questo non è imputabile a Moore. E’ la Thailandia che muta, e a grande velocità. E l'esotismo perde a volte di consistenza, ennesimo effetto – buono e cattivo insieme - della cosiddetta globalizzazione. L'autore in questo si dimostra capace di restare aderente ai mutamenti, di muovere i suoi personaggi al passo dei cambiamenti, senza cedere alla nostalgia dei tempi in cui i suoi protagonisti preferiti (Calvino e Tuttle) sono stati ideati.
Ho parlato soprattutto di Calvino.
Aggiungo una nota tecnica, per gli eventuali editor incuriositi.
La traduzione della serie di Calvino (fatta salva l'importanza di affidarsi preferibilmente a un traduttore avvezzo alle ambientazioni trattate - una sfida che non mi spiacerebbe cogliere ;) ) non si presenta di particolare difficoltà:
Difatti, Moore è un narratore assai noto tra gli expats della zona e tra i viaggiatori affezionai all'Estremo Oriente, ed è presente nelle librerie internazionali dell'area, oltre che in tutti gli aeroporti. E’ stato tradotto anche in tedesco.
Se vi ho incuriosito, maggiori ragguagli su C.G.Moore, bibliografia compresa, li trovate sul suo sito, peraltro ben fatto: www.cgmoore.com.
Concludendo: provate un romanzo di C. G. Moore, se ne avete occasione.
Fortemente consigliato a chi ama il Sud Est Asiatico, ovviamente.
Ma anche a chi crede che un buon noir non ha confini. Anzi.
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