Merde, dice l’illustratore.
Un altro? Un altro romanzo di sbirri, tipi schizzati pieni di whisky e coca, puttanieri psicopatici con la pistola e il giaccone di cuoio, che con una mano picchiano lo spacciatore africano, con l’altra intascano bustarelle…
Merde. Basta. Voglio disegnare un girotondo di bambini allegri in un asilo. Due scoiattoli che raccolgono ghiande. Un prato fiorito…
Come? E chi è Hugues Pagan?
Ah, quello… Be’, sì, lui era uno sbirro, sa di che sta parlando, le ha vissute, ‘ste storie. Certo, sa scrivere, e bene, con la penna taglia la pagina, e fa uscire inchiostro e sangue. E poi è uno colto, mica un buzzurro, i riferimenti cinematografici e musicali sono eleganti, precisi. Malinconia noir… L’amore che non c’è, e se c’è può solo finire male. Sulle note di Billie Holiday e Lester Young.
E questo Chess, il protagonista? Com’è? Malato, stanco, ha fatto le sue cazzate. Ma non è marcio. Lui no. E torna in pista, nemmeno lui sa perché. Per scoprire la verità su una prostituta ammazzata di botte… E i colleghi gli mettono i bastoni tra le ruote, con i loro cappottoni di cuoio, i macchinoni, i pistoloni. Sembra uno di quei film di Marchal, tipo Gangster, oppure 36. Be’ anche lui era uno sbirro, lo so, e hanno lavorato insieme a una serie Tv, chiaro che hanno respirato la stessa aria…
Mah, i soliti stereotipi. Sì, sì, lo so, in mano a uno bravo, lo stereotipo è come una 44 magnum in mano all’ispettore Callaghan. Ma questa è un’altra storia…
E com’era, la prima copertina? Mmmh… bella, però. Complimenti, sembra quella di Hub-Tones, di Freddie Hubbard. Gran disco. Se n’è andato anche Freddie, mon vieux. Sono pochi, Quelli che restano, e non sempre sono i migliori. Perché “gli assassini non pensano mai a quelli che restano. Non mi stupisco. Per loro uccidere è come spegnere la luce quando si esce da una stanza” (pag. 85).
P’tain, però, che bel romanzo. Giuro. Come diceva quel mio amico, la classe non è acqua. La classe è whisky & sangue. Whisky, sangue e jazz. E Chess li conosce. E Pagan anche.
Fanculo, te la faccio la copertina. E ci metto uno con un cappottone, con una faccia che sembra uno sbirro. O un truand, un gangster. Non sono così diversi, in fondo…
Gli scoiattoli, li disegnerò un’altra volta.
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