Ciao Gianluca. Se ricordi, durante l’ultima fiera del libro di Torino ti avevo fatto una video intervista in cui ti rivolgevo una domanda che ora vorrei riproporti: i protagonisti di Factory sono personaggi finiti in una fabbrica abbandonata non si sa come né perché. É un po’ la metafora della vita?
Io in realtà non sono un fan esagerato delle metafore... una storia, per me, è una storia. Però la tentazione in questo caso è forte... gente scaraventata in una realtà assurda da una mano misteriosa, come un dio che li ha scagliati sulla terra e poi si è dimenticato di loro, non manifestandosi in alcun modo e lasciandoli soli ad affrontare ciò che trovano in quel nuovo habitat...
Come procedete metodologicamente tu e Michele Petrucci? Stendete insieme il soggetto, poi?
Il soggetto nasce via mail o in qualche baretto del centro di Bologna o sulle spiagge di Fano. Dopodiché io procedo per sequenze, senza scrivere una sceneggiatura completa tavola per tavola e vignetta per vignetta: lascio a lui lo storytelling. Io scrivo quel che accadrà, diciamo, da pagina 7 a pagina 12, con tutti i dialoghi precisi, e poi decide lui come sistemare le singole vignette e le tavole. É un metodo che ci piace molto, diverso da quello che avevo usato su Il vangelo del coyote (sceneggiatura classica) o su Pandemonio (canovaccio con dialoghi).
In questo Libro Secondo entra in scena un artista concettuale di nome Dorian D, molto affascinante...
Dorian poi è un personaggio bello e sofferente, che sappiamo essere innamorato di una certa Marianne che sta con qualcuno di molto caro a entrambi... ma capiremo tutto nel terzo volume.
Vorrei collegarmi a una risposta data da Dorian durante uno show (p.24). Quando gli viene chiesto cosa risponda a chi lo accusa di aver rubato le idee di Damien Hirst, lui risponde con un inizio serio: «Penso che tutte le idee siano rubate.» C’è una possibilità di apertura rispetto a quelli che alcuni definirebbero furti artistici? É vero che non esiste un tema, una storia, un soggetto totalmente originale quindi mai trattato in passato?
Questa era un po’ una battuta tra noi... un po’ perché, parlando di Dorian, ci era venuto in mente proprio un personaggio alla Damien Hirst, un po’ perché cominciando quest’avventura di FactorY ci eravamo detti “ci diranno che abbiamo copiato Lost... che abbiamo copiato Saw... che abbiamo copiato da quel film in cui i personaggi si svegliano in una fabbrica”... Forse The Cube è il paragone più giusto... ma noi, a differenza di quel film, spiegheremo tutto.
Il degrado della fabbrica abbassa il livello di moralità dei prigionieri?
Assolutamente sì. Non di tutti... Gregor manterrà sempre una sua integrità, ma tutti gli altri dovranno fare cose terribili per restare in vita...
Qual è lo shining dello stato di inconsapevolezza dei personaggi?
I personaggi non sanno niente di quel che sta accadendo loro o del perché stia accadendo. Si muovono a tentoni, in un vuoto totale di senso, cercando di restare vivi e intatti in qualche modo...
L’amore viene trattato o come ineffabile o come illusorio. Sei d’accordo?
L’amore può essere trattato in tutti i modi in un’opera letteraria... basta non essere banali! Qui abbiamo un amore morboso di una figlia per il padre e poi della stessa figlia, cresciuta, per un cannibale, un amore perduto, l’amore per un fratello scomparso...
Veniamo ai personaggi in negativo. Sembra quasi che la tesi di fondo sia che il male genera male...
In realtà non esprimo una vera tesi... metto dei personaggi in una certa situazione che li porta all’estremo, e vedo cosa succede. A volte le loro reazioni sono inaspettate anche da me stesso... c’è una cosa particolare nel prossimo volume sulla Sposa, per esempio, che il personaggio si è, come dire, chiamato da solo.
Quando uscirà il Terzo Libro?
Siamo un po’ in ritardo... un po’ molto, in realtà. Colpa mia, che mi sono trovato a dover scrivere due libri tra luglio e settembre... (un saggio e un romanzo) Ora stiamo recuperando, ma temo che uscirà a gennaio... sorry.
Ci anticipi qualcosa?
Ci sarà un intero episodio dedicato al passato di Dorian. La resa dei conti con l’orrenda famigliola dei sotterranei. Alcuni personaggi dovranno fare cose drastiche. E alla fine del volume tutti usciranno dalla fabbrica, finalmente, ma...
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