Bonding: "è con questo termine che viene identificato il meccanismo alla base dell'attaccamento tra neonato e madre".

Bonding: il titolo del romanzo di Antonio L. Falbo edito da Pendragon e disponibile da alcuni mesi in libreria.

Ancora una volta Pendragon si distingue per una scelta coraggiosa e fuori dagli schemi, il romanzo, infatti, si distanzia per molti aspetti da quello che comunemente sembra vendere sul panorama italiano.

L'autore racconta la storia di Henry, un ragazzo come tanti, e del suo percorso nella vita, attraverso scelte, errori, punizioni e rinascite.

Cosa c'è di originale in tutto questo? Il fatto che l'autore racconta il "dentro" e non il "fuori". L'evoluzione del personaggio e lo scorrere dei suoi anni sono, infatti, costruite partendo dai pensieri del protagonista, dalle sue idee, dai suoi incubi, fornendo perciò un punto di vista e d'azione focalizzato e parziale.

La sensazione, perciò, è quella che il nero che impregna la vicenda, sia un nero interiore, che va a tingere la realtà, ma che mette radici in quell'"ultravita" così spesso citata dal protagonista.

Il romanzo non si basa perciò su colpi di scena o su indagini mozzafiato e anche se prende le mosse da un fatto criminoso, non è questo il centro nevralgico della storia. Questa scelta però si rivela, per l'autore, un'arma a doppio taglio. Se da un parte, infatti, essa è il punto di forza, dall'altra è anche la sua debolezza.

A tratti, infatti, la vicenda tende ad accartocciarsi su se stessa, a ristagnare su incubi ricorrenti e pensieri fissi, lasciando in sospeso contatti con la realtà e interrogativi che chiedono una risposta. Il ritmo in questi casi rallenta quasi fino a bloccarsi e, di conseguenza, la lettura si trascina pigra fino al successivo cambio di marcia.

Una discreta opera di esordio, quindi, che paga in parte il pegno di essere un romanzo coraggioso, ma che sicuramente darà soddisfazione a chi è in cerca di una lettura particolare e ricca di alcuni spunti di riflessione.