Massimo Smith, romanziere e sceneggiatore di teatro e cinema, a dispetto del cognome è napoletano. Attualmente è direttore editoriale di "Ad est dell'equatore”. Ha ricoperto lo stesso ruolo, dal 2005 al 2006, per la Casa editrice Graus di Napoli.
Il romanzo Il rasoio di Occam prende il titolo da un principio espresso nel Trecento da frate Guglielmo di Occam: non c’è alcun motivo per complicare quello che è semplice. Tra le tante spiegazioni possibili di un evento, quella più semplice ha la maggiore probabilità di essere vera. Spesso la soluzione è a portata di mano, solo che non la vediamo. E’ un giordano, immigrato clandestino che vive di espedienti, studioso di filosofia, a ricordare questo concetto al capitano dei Carabinieri che indaga. Naturalmente avrà ragione: la verità è sotto gli occhi, basta squarciare il velo che la copre.
La Napoli che fa da sfondo è nera, triste, fredda, mangiata dall’indifferenza e dall’abitudine dei suoi cittadini a non voler vedere per tirare a campare, oltre che dilaniata dal tarlo del malaffare.
“A Napoli le strade sono di pietra. Ci cammini e diventi grigio come i pensieri quando piove. Di notte non cambia molto, ma la puzza la senti di più. E non sono solo le macchine e i motorini, no: è la puzza della gente. La puzza di quello che fa, che dice. Che non dice. Che non farà.”
Sono le prime righe del prologo e rendono perfettamente il clima che fa da sfondo alla vicenda. Una storia crudele, dall’inizio alla fine, con carnefici che si trasformano in vittime e viceversa.
Si apre con la morte di un bambino rom investito da un’auto fra l’indifferenza e l’esasperazione degli automobilisti che vedono l’incidente come intralcio alle loro attività.
La giornalista protagonista della vicenda di indigna, scrive parole terribili e minacciose nel blog del quotidiano dove lavora e da lì prende il via una storia che porterà lontano nel tempo e si perderà negli abissi della psiche. Il romanzo si chiude con una nota di speranza in un domani migliore, se non collettivo, almeno per alcuni.
Il thriller ha un ritmo narrativo serrato, i dialoghi perfettamente calzanti con il carattere dei personaggi, la trama avvincente e originale.
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