Basta che sia un giallo…
Anche le grandi case editrici non vanno per il sottile. Se c'è un libro più o meno passabile si pubblica, purché sia un giallo. Il mercato vuole questo e questo si dà.
Vedi Clotilde e l'estate dei delitti di Bruno Coppola, Rizzoli 2009.
La quale Clotilde è una ragazza di vent'anni che sta per laurearsi in filosofia. Figlia del signor Alberto "alto e magro come un grissino" e della signora Bianca "svanita e surreale, sempre con la testa fra le nuvole". Fratello più piccolo di tre anni e fidanzata con Marco (troppo posato) anche lui sotto tesi di laurea. Carattere aperto, socievole, curiosa di tutto, grande camminatrice. E belloccia (corpo snello, gambe lunghe), il che non guasta.
La sua vita cambia all'improvviso alla scoperta di un nonno, Horatius Kuster, mai conosciuto "montenegrino emigrato negli USA per sfuggire alle bande di ustascia" e ritornato in Italia per dare un contributo alla sua patria devastata dalla guerra.
Da qui i guai per la nostra giovane detective invischiata in traffici illeciti, tra agenti della CIA e un'isola popolata da lucertole blu. E morti. Uno, due, tre. E il mistero di una criptica poesia. Un po' scontato l'incontro-scontro tra l'allegra Clotilde e il nonno burbero (che poi tanto burbero non è), tra l'idealismo e la cruda realtà, tra la passione e il calcolo politico.
Aggiungo una certa ingenuità narrativa e una certa predilezione per il punto esclamativo che un po’ di senso di esagerazione te lo lascia.
Uno dei millanta libri passabili di cui si può fare a meno.
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