Opera solista di uno degli autori del collettivo letterario Wu Ming, già autori di 54 e di molti altri progetti (tra cui il Luther Blissett che diede vita a Q), questo New Thing è un "oggetto narrativo" di difficile classificazione. Certamente non è un romanzo nel senso tradizionale del termine, e anzi, del romanzo tradizionale tenta un sovvertimento strutturale.
New Thing è una storia corale, raccontata - letteralmente - a più voci come un ammasso di interviste, articoli di giornale, registrazioni audio, memoriali, lettere e quant'altro. Più che la storia di un personaggio o di un gruppo di personaggi, quella che Wu Ming 1 dispiega di fronte al lettore è la storia di un'epoca e di un'idea. Il jazz, le lotte per il "potere nero", gli apparati repressivi del governo USA, tutti questi diversi piani si attraversano e si incrociano per formare un intrico molto solido, che non è più una storia ma la Storia.
Da questo turbinio di nomi e sentimenti emerge la vicenda di un serial killer che uccide jazzisti di colore legati al movimento del potere nero, e di una giornalista pertinace decisa a scoprire la verità. Sia ben chiaro, siamo lontani anni luce dai vieti cliché dei cosiddetti "serial thriller" (ossia "thriller con dentro un serial killer", come li definiamo ormai abitualmente sulle colonne di ThrillerMagazine), decisamente abusati nella narrativa in ogni sua forma. Qui la storia delle uccisioni in serie è quasi un pretesto per raccontare l'ambiente in cui si muovono questo fantomatico "Figlio di Whiteman", forse sospinto da motivi idelogici, e le sue vittime designate.
Il romanzo – o quel che è – alla fine non delude, e la ricerca maniacale del dettaglio contribuisce a renderlo quasi più vero del vero, un trompe l'oeil che, se non fosse per gli esaurienti titoli di coda (una prassi consolidata del collettivo Wu Ming), potrebbe far pensare quasi a un lavoro di nonfiction, con un montaggio calibrato al millesimo per renderlo avvincente. Un plauso finale va alla ricerca linguistica e stilistica, compito non facile vista l'ambientazione spesso "da ghetto"; d'altronde Wu Ming 1 è traduttore dei maggiori scrittori noir statunitensi, e l'esperienza in tal senso ha dato i suoi frutti in questo gustoso esercizio di stile jazzistico.
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