Una notte da leoni per la regia Todd Phillips, un quasi tutto in una notte (ad occhio e croce poco più di quarantotto ore…). Schema adottato per portare a casa la pagnotta: fissare la data di un evento e fare in modo che a ridosso della stessa uno dei membri indispensabili perché l’evento stesso abbia luogo, sparisca. Dal thriller alla commedia, lo schema in questione si piega volentieri alle esigenze del caso. Se stavolta si lavora sul porre rimedio ad una “sottrazione” (così da fare riapparire qualcosa…), nulla toglie che la pratica possa essere declinata secondo una versione per così dire “conservativa” (“protezione testimone” ad esempio il che sta a significare fare di tutto perché la scomparsa non avvenga…).

Stavolta l’abbrivio è dato da un futuro sposo che partito alla volta di Las Vegas con due amici e futuro cognato per l’immancabile “addio al celibato”, dopo una notte brava sparisce dalla stanza d’albergo, lasciando amici, sul luogo, e sposa, a casa, in ambasce.

Che dire del film? Recensito in modo lusinghiero e definito senza mezzi termini come “la rivelazione estiva del 2009”, un po’ convince e un po’ no. Funziona fin quando si tratta di gestire le immediate vicinanze della notte di bagordi, compresa ovviamente la tigre nel bagno (un assurdo da “scherzi a parte”), mentre mostra la corda quando si tratta di ricostruire passo dopo passo cosa è realmente successo durante la notte stessa (visto che i protagonisti non c’è verso che ricordino qualcosa...). A questo punto la qualità delle trovate e il ritmo in particolare, diventano da commedia senza commedianti.

La sensazione di incompletezza, del “vorrei ma non posso”, è rafforzata ulteriormente dal ritrovamento finale della macchinetta fotografica di uno dei quattro. Dalla memoria digitale emergono le istantanee della notte brava che da quel poco che è dato di vedere è stata, bollente, machista, grottesca, ma della quale in fondo non sapremo mai nulla…