Come ci ricorda la giornalista di Repubblica Loredana Lipperini nel suo interessante blog "Lipperatura", Stefano Bartezzaghi mesi fa liquidò Il Codice Da Vinci in questo modo: “Il libro è abbastanza insopportabile, e non allaccia le ghette al Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Personalmente ho riscontrato che, almeno nelle opere del secondo Novecento (escludendo dunque la Terra Desolata di Eliot) quando si incomincia a parlare del Santo Graal il latte scende al ginocchio, e la calza scende dal ginocchio alla caviglia”.

Ciò apparentemente non ha fermato né il pubblico dal continuare a comprare il libro di Dan Brown, né le case editrici dal cavalcare l'onda dei thriller occultistici e cospirativi. Gli ultimi due arrivati nelle librerie sono L'ultimo Catone di Matilde Asensi e La fratellanza della Sacra Sindone di Julia Navarro: ecco come li descrive la Lipperini. Nel romanzo della Asensi (che a onor del vero precede Dan Brown di due anni), il codice è nascosto nel Purgatorio di Dante, le cui terzine sono indispensabili per sciogliere gli enigmi degli Staurofilakes, i Guardiani della croce, ordine fondato nel 341 d.C. dall’imperatrice Elena di Bisanzio affinché vegliasse sulla Vera Croce di Gesù. Dante Alighieri, che apparteneva agli Staurofilakes, dissimula le indicazioni per superare le prove di iniziazione nelle terzine del Purgatorio. Di più: in ogni girone vengono adombrate le sette città che simboleggiano i peccati capitali: Roma, la superbia, Ravenna, l’invidia, Gerusalemme, l’ira, Atene, l’accidia, Alessandria, la gola, Antiochia, la lussuria, Costantinopoli, l’avarizia. Per inciso, come avrà modo di scoprire Suor Ottavia, il Sommo Poeta pagò con la vita il proprio ardire.

La fratellanza della Sacra Sindone
di Julia Navarro, già cronista politica, segue la stessa formula: complottismo mescolato a vangeli apocrifi, santi oggetti venerati e possibilmente contesi da sette misteriose e terribili. Qui, la più antica fa capo ai primi cristiani dell’antica Edessa, dove la Sindone giunse subito dopo la morte di Gesù, salvando miracolosamente il sovrano Abgar dalla lebbra. Nelle mura della città, il prezioso sudario venne protetto a costo della vita: per non cedere alle torture dei persecutori, anzi, i suoi custodi si tagliarono la lingua (e un cadavere senza lingua viene, non casualmente, rinvenuto a Torino). Ma anche i Templari possono rivendicare, a pieno titolo, il possesso della Sindone: e la lotta fra i due ordini prosegue coinvolgendo i loro rappresentanti in epoca moderna (politici, alti prelati, manager).