Carlo Lucarelli, Mauro Smocovich e Giuseppe Di Bernardo hanno dato vita a Cornelio, Delitti d’Autore, Star Comics. Una miniserie (conclusasi a marzo 2009) di sei episodi auto conclusivi ma dotati di continuità, un gioiello nero del fumetto, seguita a ruota da una nuova serie che è cominciata a maggio 2009 con il n. 7 intitolato Benvenuti a Villa Fiaba. Il secondo numero della seconda miniserie, il n. 8 della saga, sarà in edicola a partire dal 7 luglio 2009 e si intitolerà I Bimbi Perduti. Altri titoli annunciati sono: Storia di un burattino previsto per settembre 2009 e Il fantastico mondo di Biz previsto per novembre 2009.
Cornelio Bizzarro, lo scrittore noir di successo terrorizzato dalla pagina bianca e ispirato a Carlo Lucarelli, deve risolvere misteri a sfondo horror-poliziesco, affiancato da Vanessa, sua ammiratrice sensuale e spericolata.
L'intervista, a cura di Marilù Oliva, è apparsa su Milano Nera Web Press
http://www.milanonera.com/?p=1884
Risponde Mauro Smocovich
Carlo partecipa alla stesura dei soggetti e revisiona le sceneggiature che scrivete tu e Di Bernardo. Ci racconti un incontro/contatto tipo per stendere il soggetto?
Avviene tutto attraverso uno scambio fitto di mail e di materiale per mezzo di Internet.
Nel caso la questione da risolvere fosse troppo ingarbugliata o fosse necessario uno scambio di mail troppo complesso, si preferisce allora fare qualche telefonata. Raramente ci si incontra come è successo a Lucca Comics.
Tutto può partire dall’idea che uno di noi ha, la mette su carta e comincia il giro. Nel rimpallo tra un autore e un altro qualcosa può essere aggiunto o levato con tanto di commento, dall’idea iniziale al lettering si fa sempre in tempo a variare qualcosa, ovviamente a seconda della fase che si sta attraversando.
Nel lettering è possibile cambiare qualche battuta, difficilmente si può rivedere un disegno. Comunque sia, a prescindere da chi sceneggia o a chi è venuta l’idea del soggetto, si può proprio dire che nella storia finale c’è qualcosa di ognuno di noi autori, ma anche qualcosa dei disegnatori.
Non capita di rado che propongano un taglio particolare di inquadratura o una soluzione divertente della scena.
Facciamo un gioco d’associazione. Le componenti che danno forza al vostro fumetto:
Thriller: imprevisto - Suspense: tensione - Horror: paura, eh? - Ironia: Ohi! - Bizzarro: sorprendente - Paura: brividi - Azione: Ciak, si gira! - Avventura: fantasia - Indagine: sicuramente non autorizzata.
La contaminazione di generi è costruttiva per il fumetto?
Per quanto mi riguarda è costruttiva, dà sempre nuovi stimoli. Ma non è nulla di nuovo, è sempre stato fatto. Ciò non toglie che c’è sempre un lato negativo.
I lettori che si aspettano qualcosa di preciso e che vogliono canali precisi nei quali convogliare le emozioni non ne restano soddisfatti. Anche alcuni critici che non riescono a inserire le storie in un certo settore preciso alle volte non rimangono soddisfatti dell’opera che si trovano davanti.
Per quanto mi riguarda con Cornelio mi sto divertendo molto e posso solo sperare che questo succeda anche ad altri, critici e lettori compresi. Cornelio è nato proprio con l’intento di non prendersi troppo sul serio.
Si può parlare, per il caso specifico di Cornelio Bizzarro, di un’italianità di fondo che va controcorrente rispetto alle attuali tendenze esterofile?
Di fronte a nomi e ambientazioni estere che popolano tanto fumetto italiano Cornelio ha scelto sicuramente un nome e un’ambientazione italiana, ma non meno probabile e bizzarra di tante altre testate fumettistiche. Inoltre non è sicuramente nemmeno il primo a farlo né pensiamo di apportare chissà quale originalità nella storia del fumetto.
Non ci sentiamo legati a una italianità stretta.
Il nostro intento principale è quello di cavalcare la fantasia da casa nostra, senza dover scomodare abitazioni altrui.
Ma non ci sentiamo vincolati a dover rappresentare per forza i luoghi di Bologna, per esempio dalla seconda miniserie i luoghi dello svolgimento delle trame saranno in gran parte fantastici. Inoltre già nella prima miniserie spesso e volentieri le avventure di Cornelio si svolgono nella sua fantasia!
Tu sei giornalista e saggista ma Giuseppe Di Bernardo ti ha definito “un’enciclopedia ambulante del giallo”.Ti ritrovi in questa definizione?
Be’ devo fare innanzitutto una precisazione, io non sono un giornalista. Pur potendo diventarlo, con il lavoro che svolgo da ben 4 anni su Thriller Magazine, dopo un po’ ho smesso di raccogliere il materiale per fare domanda all’albo dei giornalisti e quindi non ho il tesserino.
Detto questo, ringrazio il buon Giuseppe per la sua simpatica e lusinghiera definizione ma non sono nemmeno una “enciclopedia ambulante del giallo”. Tanto che, per fare ordine nel mio cervello, ho cercato più volte di mettere su carta quel poco che so sul giallo, oppure ho cercato di raccogliere gran parte di quello che sanno alcuni esperti, lavorando ai miei diversi DizioNoir pubblicati dalla Delos Books.
Ma in realtà quando c’è bisogno di approfondire un tema per Cornelio o qualunque altro lavoro io debba svolgere, passo diverso tempo sui libri e su internet per raccogliere informazioni. Non riesco a mantenerle tutte in testa! E comunque trovo divertente leggere e sfogliare libri, e navigare su internet tra le svariate informazioni che lo popolano.
Risponde Carlo Lucarelli
E’ vero che all’inizio quando, trovandoti insieme a Smocovich e a Di Bernardo, è saltata fuori l’idea del tuo fumetto, tu l’hai trovata assurda e hai detto: “Se lo fate vi querelo a tutti”?
Sì, è vero! Ho esclamato: “Voi siete matti”!
Mi sembrava assurdo ritrovarmi come personaggio dentro a un fumetto. Poi mi sono reso conto che quello che veniva fuori, col proseguire del lavoro, era una creatura completamente diversa, non ero io. Soprattutto quello che mi preme sottolineare è la dimensione ironica che permea il tutto e che mi ha permesso di prendere le distanze.
La clonazione di uno scrittore e di un personaggio conosciuto, in un fumetto, costituisce uno sdoppiamento della sua immagine? Ti ci ritrovi in Cornelio?
Faccio un esempio. Mio nipote, che ha sette anni, all’inizio, quando leggeva Cornelio, mi chiedeva: “Ma tu cosa ci fai qui”? Ora, se lo legge, non mi riconosce.
Lo stesso meccanismo è scattato in me. All’inizio osservavo Cornelio con diffidenza, cercandovi (e a volte rintracciandovi) alcune mie caratteristiche.
Quando con Mauro Smocovich e Giuseppe Di Bernardo ci mandavamo le e-mail, chiamavamo il personaggio Carlo, anziché Cornelio. Poi, col tempo, ho cominciato a percepirlo solo come un personaggio di fantasia, distinto da me. Lui è più sanguigno, più avventuroso di me.
Ora per me lui non è prevedibile. E qui che scatta la magia narrativa: quando sei curioso di sapere cosa farà, allora significa che il personaggio è vivo.
Ci racconti un aneddoto?
Vi posso raccontare una cosa buffa. Mi son ritrovato –senza volerlo– ad essere il più grande Cosplay del mondo! (L’arte del cosplay è la pratica che consiste nell’indossare un costume che rappresenti un personaggio, preferibilmente del mondo dei manga e dei fumetti)
Hai definito Vanessa una “suicide-girl” per le sue tendenze dark nel look e nella filosofia di vita. Vanessa è molto diversa da Cornelio ma è anche sua complice nonché sua grande aiutante. L’attrazione reciproca è frutto di chimica e/o di complementarità?
Entrambe le cose. Lui subisce il fascino di Vanessa, sicuramente e viceversa. E’ che in storie come quelle noir (se non anche nella vita) sono i presonaggi più diversi ad attrarsi perché si completano a vicenda e si difendono contro le avversità della storia.
E poi è tipico del noir sentirsi affascinati per quello che sembra aggressivo/trasgressivo e l’ “altro”, quello diverso, è sempre così. La chimica, invece, è istintiva. Il buon Cornelio ha il suo fascisno, sicuramente, e Vanessa anche di più.
Ti assomiglia Cornelio, nel suo mantenere un certo distacco rispetto alle avances della ragazza?
Decisamente no! Oddio, non è che io sia uno che si butta o prende in mano la situazione, anzi, semmai il contrario.
E proprio per questo penso che io avrei perso la testa più facilmente e facendomi portare in giro come un cagnolino. Ma questo è un segreto, non ditelo a nessuno…
Risponde Giuseppe Di Bernardo
Ci spieghi come avviene il passaggio dalla sceneggiatura al fumetto? (cosa chiedete ai disegnatori, come interagite, etc)
Per prima cosa c’è il soggetto. Si tratta della stesura dell’idea di base che viene progressivamente arricchita diventando una specie di racconto che noi infarciamo anche di qualche dialogo.
Il soggetto viene elaborato da tutti e tre, poi io mi occupo di “scalettarlo” attribuendo un tot di pagine per ogni scena. A questo punto la palla passa a Mauro il quale sceneggia la storia, dividendo il testo in pagine e vignette.
La sceneggiatura viene passata al disegnatore il quale si preoccupa di cercare la documentazione e scegliere le inquadrature migliori per raccontare l’episodio. Il disegnatore, poi, ci invia le matite per un controllo prima del ripasso a china, in modo da permetterci degli aggiustamenti in corso d’opera. Di solito un disegnatore impiega quattro mesi per concludere una storia.
Cornelio ha il terrore della pagina bianca perché ha perso l’ispirazione. Ma, per assurdo, proprio questa mancanza d’ispirazione, insieme al bizzarro e ai dovuti misteri, dà la spinta propulsiva al fumetto. Ci risolvi la contraddizione?
Nessuna contraddizione, questo è proprio il motore della storia. È come la storia di una persona che cerca la strada di casa e mentre la cerca vive mille avventure. Si tratta dell’archetipo del viaggio, in questo caso un viaggio interiore.
Anche a te chiediamo l’associazione di parole che abbiam rivolto a Smocovich, vediamo cosa salta fuori…
Thriller: una necessità - Suspense: una condizione imprescindibile - Horror: un po’ di pepe - Ironia: un retrogusto - Bizzarro: una sorpresa - Paura: l’elemento fondamentale – Azione: indispensabile - Avventura: la vita - Indagine: il filo conduttore di una storia a fumetti.
Quali sono le sostanziali differenze contenutistiche tra la prima serie e questa seconda?
I primi tre episodi della stagione d’apertura sono stati realizzati per permettere al lettore di “salire a bordo” della serie in qualsiasi momento, ovvero gli episodi non erano legati da una continuity particolarmente serrata. Man mano che gli albi passavano, però, gli episodi erano sempre più legati dalle vicende della vita di Cornelio.
Nella seconda stagione, gli elementi che accomunano tutti gli episodi, sono i misteri di Villa Fiaba, l’enigmatico ospedale dove Cornelio è uno dei degenti. Dopo la rivisitazione in chiave noir dei mostri principali della letteratura horror della prima serie, tocca alle favole classiche ad essere riscritte nelle avventure di Cornelio.
Quale caratteristica deve avere un prodotto letterario, in generale, perché vi sia una prosecuzione? E, nel particolare, cosa ha reso possibile la nuova serie per Cornelio? Avete ventilato anche l’ipotesi di una terza serie?
Indubbiamente un protagonista forte. L’eroe di un prodotto seriale deve essere sfaccettato, racchiudendo in sé un lato misterioso, uno simpatico, uno combattuto etc. La serie, a sua volta, deve avere una struttura “circolare”, insomma, il protagonista, alla fine della sua avventura deve “tornare al punto di partenza”. Questa struttura, da molti considerata un po’ datata, permette però di agganciare sempre nuovi lettori, i quali non hanno bisogno di leggere tutti gli episodi precedenti per capire il senso del racconto. Noi abbiamo tentato di mantenere questo meccanismo, arricchendolo con una continuity che non impedisse al lettore di gustarsi gli episodi presi singolarmente.
Di una terza stagione è davvero prematuro parlare, ma se gli autori continueranno a divertirsi scrivendo Cornelio e se i lettori saranno soddisfatto credo che le avventure di Cornelio continueranno a lungo.
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