La vita delle formiche è regolata da un complesso ordinamento sociale comprendente gerarchie, solidi legami, interconnessioni e un sistema di comunicazioni estremamente raffinato: odori, sapori, colpi e sfregamenti. I suoni. La formica suona se stessa sfregando insieme parti del suo corpo. Le vibrazioni prodotte da un soggetto si propagano attraverso superfici varie, per esempio una foglia, e raggiungono le altre compagne che “ascoltano”. A volte le formiche battono la testa su una superficie rigida e avvertono le altre di un pericolo. Le formiche complicano il loro ordinamento sociale accordandosi con insetti vari che si nutrono di piante. Afidi, coccigi, bruchi; forniscono secrezioni dolci. In cambio le formiche offrono loro protezione dai nemici. Purtroppo, nonostante tutte queste risorse, le formiche possono essere facilmente ingannate. Altri insetti sono in grado di intercettare il loro codice comunicativo e riescono ad inserirsi nel legame sociale sfruttando uno o più segnali chiave. Ci sono insetti parassiti che, diversissimi per aspetto, riescono a farsi accettare dalle formiche grazie al fatto che hanno assunto il loro odore e si fanno accogliere e addirittura servire.
Probabilmente lo stesso capita fra gli uomini. Il mio vicino, per esempio, invece del suo aspetto di assassino ha assunto le sembianze molto più amichevoli di un comune avvocato che vive tranquillo nella sua villetta con la moglie. Poi in segreto vede altre donne, uccide e nasconde il corpo della sua vittima nel giardino accanto. Forse pensando di non essere mai scoperto…
Troppo facile. Nei giardini ci sono le formiche e loro magari si fanno imbrogliare da un insetto parassita, ma di certo no da un avvocato.
* * *
Delle volte nel quartiere passa un’auto della polizia. Ho pensato di fermarla. Dire tutto ai poliziotti. Per fortuna non ho messo in atto il proposito. Non mi avrebbero creduto. Se tutti quelli che hanno un’amante dovessero seppellire la moglie…
No, non mi avrebbero creduto. Allora mi è venuta in mente l’idea delle lettere anonime. “Caro avvocato, so che hai ucciso tua moglie e che l’hai seppellita nel mio giardino”. Quelle parole mi davano la pelle d’oca, ma erano un modo per smuovere le acque. Non potevo scavare, non potevo avvertire la polizia, qualcosa la dovevo pur fare! Intanto andavo a lavarmi le mani e le ginocchia. Tutto quello stare carponi con la lente d’ingrandimento dei problemi ogni tanto li creava e bisognava porvi rimedio.
Ho dato la lettera alla signora Piera che è andata a spedirla. Ho tolto le parole che potevano far risalire allo scrivente. A me. Non ho scritto “mio giardino”, ho temuto per la mia incolumità. Sara ha detto che anche questo somiglia alla finestra sul cortile. Lì c’è una telefonata, qui c’è una lettera. Le ho carezzato la guancia, in realtà avrei voluto schiaffeggiarla. Lei mi ha guardato con stupore e non ha detto più niente.
Questa volta aveva delle mutandine bianche con i fiorellini.
Entrata in scena del motorino del portalettere. Ha percorso il vialetto scoppiettando. Ha voltato. Si è fermato davanti alla cassetta della posta dell’avvocato. Il postino l’ha riempita di carta. Ho seguito il tutto con il binocolo. C’era anche la mia busta. Arancione. Il sole la faceva splendere festosamente in mezzo alle altre.
Ho fatto un esperimento. Ho prelevato quattro o cinque formiche arboricole e le ho portate nel lato nord del giardino, dove c’era la terra smossa. Volevo vedere se tornavano al formicaio per avvertire le altre. Si sono messe a girare intorno. Il minimo, vista la situazione. Comunque non lo capisci subito cosa pensa una formica. Ci hanno messo un quarto d’ora, poi hanno preso la strada di casa e dopo altri cinque minuti erano di nuovo nel loro formicaio.
Ora il vicino ha ripreso a guardare verso casa mia, come faceva quando c’era mia madre. L’ho visto dalla finestra. Si volta. Resta fermo e scruta in lontananza. Con quei capelli lucidi sembra Dracula. Deve aver capito che la lettera l’ho scritta io. Non sono stato abbastanza prudente. Non dovevo accennare al seppellimento del corpo. Lui ha intuito da quelle parole che c’era qualcuno che sapeva del giardino…
Io intanto cerco di non farmi vedere. Esco solo se lui è in ufficio. Sono circospetto, prudente, agisco con metodo.
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