Formichine a primavera
tutte nere come more,
per i prati rugiadosi
ve ne andate a lavorar.
Io le formiche le conosco. Le studio da anni. E ho anche un giardino… Quello mi aiuta. Sono indipendenti, loro, riescono a sopravvivere in situazioni difficili, quasi impossibili. Mi stendo carponi. Ho una, anzi tre, lenti d’ingrandimento. Ce n’è bisogno. Ogni formica è un milionesimo di un essere umano. Io le guardo, le osservo e loro non ci fanno più caso; si sono abituate alla mia presenza e continuano una perfetta esistenza ordinata, predando insetti, ragni e tutte le schifezze che di solito preferiscono. Loro muovono il terreno, sono in grado di farlo più dei lombrichi e così riescono a mettere in giro quantità di nutrienti fondamentali per l’ecosistema. Nel mio giardino ho almeno sei formicai. Quelle che hanno eletto a dimora la base del pino, accudiscono gruppi di afidi e poi, con metodica pazienza, raccolgono i loro escrementi zuccherini. La gente di solito se ne frega delle formiche. Io no e per dimostrarlo quelle del pino le ho anche fotografate.
Il mio vicino ha ucciso sua moglie.
Questo sembra non c’entri nulla con le formiche. Invece c’entra. Ha ucciso sua moglie d’estate, quando ero via per le vacanze e l’ha seppellita nel mio giardino. Il terreno nel lato nord, quello senza erba, quello in ombra. Lo ha fatto lì. Mi sono reso conto che il terreno era smosso. Il perimetro necessario per seppellire una persona. Me ne sono accorto io e se ne sono accorte le formiche. Prima non andavano lì. Non c’era ragione ci andassero. Poi tutto è cambiato. Un corpo seppellito di fresco interessa molto le formiche. Puoi fregare il vicino, se non si accorge del terreno, puoi fregare la polizia, ma le formiche non le freghi di certo. Migliaia di operaie erano in moto. File lunghissime. Processioni. Cortei. Io non mi ero mai troppo interessato del mio vicino. Avevo notato che spiava mia madre. Suppergiù dovevano avere la stessa età. Da quando lei se n’è andata lui ha smesso di spiare. Ho cominciato io a spiare lui… No, non è proprio così. Solo mi sono accorto che sua moglie non c’era più. Sparita. Poi ho notato il terreno smosso e prima di me l’avevano notato le formiche.
Non sono un entomologo. Per definirsi proprio entomologo ce ne vuole. Mi interesso alla vita delle formiche. Mia madre non era contenta, non condivideva questa mia passione. Lei mi manca molto. Da quando non c’è più tutto è diventato triste. Io del vicino glielo avevo pure detto: “Lui ti guarda”.
Lei arrossiva e ribadiva che mi sbagliavo, ma da quando lo aveva saputo, anche lei guardava verso il giardino accanto. “Succede ai vecchi”, le dicevo per prenderla in giro e lei un po’ si dispiaceva. Alla fine però sorrideva e non ci pensava più.
Della spesa e della casa se ne occupa la signora Piera. Una specie di domestica tuttofare. A lei non ho detto niente del cadavere in giardino. Non capirebbe e, soprattutto, non saprebbe stare zitta.
Delle formiche non si sa niente, è l’ultimo pensiero della gente, eppure sono diventate gli organismi predominanti nell’ambiente terrestre. Questo deriva dalla loro natura sociale. Ogni componente la colonia di formiche è programmato per agire in modo coordinato, logico. Lo fanno anche gli uomini, più o meno. E poi le api. Le vespe e le termiti. Le formiche sono più forti di tutti perché per la salvezza della colonia sono capaci anche di sacrificarsi. Il singolo lavora e muore per gli altri. Vallo a dire agli uomini…
La colonia di formiche è un’unità sociale e si dà da fare. Se un’operaia costruisce una camera per le larve e non porta termine il lavoro, perché la morte o qualche impedimento la ferma, ecco che un’altra è pronta a sostituirla..
Si chiama lavoro di squadra.
Ci sono formiche operaie, altre sono pattugliatici, altre guerriere, altre ancora sono kamikaze. Se una muore è male di poco. Perché è sterile. Perché alla riproduzione ci pensa la regina.
Ho letto su un libro che il peso di tutte le formiche messe insieme è uguale al peso di tutti gli uomini presenti sul pianeta. In un’immaginaria pesata i due piatti della bilancia risulterebbero uguali.
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