Vicino insopportabile!, mi dicevo indignato, appena sentivo il rombo inconfondibile della sua grossa moto. All'unanimità, i condomini lo odiavano. Caciarone quando voleva fare il simpatico, cafone e sprezzante in tutti gli altri casi. Un suo scherzo, ad esempio, era quello d'arrivarti alle spalle sopra quell'enorme arnese nero metallico, bloccarsi a due dita dal tuo culo: una strizza da rimanerci!
Per non parlare del suo sfizio di praticare il polo con la gamba stivaluta dando calci agli scooter dei vicini e ai sacchetti della spazzatura! E, poi, la sua H & D sempre nel mezzo, te la ritrovavi davanti scendendo tranquillo dalla tua utilitaria: come una belva in attesa del balzo!
Infine lo sfregio finale: l'altra sera parcheggiò sul fondo del piazzale condominiale accanto ad una merda umana (sono un testimone affidabile, essendomi accertato da vicino, a meno di un metro, che quella cosa era ciò che immaginavo...). Probabilmente sua.
Cosa fece appena la vide? Pulì con i dovuti strumenti? No, figuratevi! La segnalò al caposcala, cioè al sottoscritto? Manco 'a capa!
Questo fece: lavorò di bolo la sempiterna gomma che teneva sempre in bocca, la prese con due dita, la scagliò in cima alla montagnola! Che centrò! La gomma si piazzò in cima alla torta simile ad una ciliegina pallida!
Dato che io sono un caposcala che applica il regolamento come una legge biblica, ho deciso di fargliela pagare.
Lo aspetto in fondo al corridoio del pianterreno, dietro l'angolo della porta di dietro. Rientra che è buio con la tuta sferragliante da piccolo cingolato, entra nell'ascensore, che parte ansimando verso l'alto.
Corro al quadro elettrico e spengo l'interruttore di sicurezza dell'ascensore. L'ansimo del motore cessa. Subito dopo cominciano le sue imprecazioni.
Proseguo allora la corsa in souplesse verso la moto parcheggiata nel buio del piazzale. Davanti alla belva nera azzittita, unisco le palme e con sforzo immane la butto in terra! Tutto qui. D'altra parte a proporzionare la pena ci sto attento!
Corro via, e mi accorgo subito che la corsa non era più così armonica. Corro come uno sciancato che per di più si è anche azzoppato! O, se preferite l'immagine da fumetto, come uno che ha pestato una gomma da masticare con tanta merda intorno!
Salgo le scale in maniera ancora più penosa. Il biker dentro l'ascensore ora ulula e impreca. "Aiuto!" Un vicino apre la porta e s'affaccia sul pianerottolo mugolando. "C-h-e-e-è successo, eh?!"
Rientro in casa. Mi metto a bruschinare il tacco della scarpa dentro la vasca, con acqua a scroscio e detersivo... Ma credete che ci si possa liberare di quell'accozzaglia diabolica? No: il puzzo e la poltiglia persistono!
Mi butto allora con spazzolone e tanta acqua a pulire le impronte sul pavimento. Penso poi alle pedate sulle scale, apro la porta con tutta l'attrezzatura... e lì mi blocco terrorizzato. È successo qualcosa di nuovo!
Luce perpetua su dalle scale. Bisbigli prima, poi lamenti. Qualcuno che dice a qualcun'altro di chiamare il 118. Rumori e voci concitate. Poi, alla fine, la sirena dell'ambulanza.
E (collegando frasi e illazionando) capisco che il biker cafone, racchiuso nell'ascensore, ha avuto un malore. Forse infarto o forse qualcos'altro. E che ora, estratto dalla cabina (era stata riacceso l'interruttore, evidentemente...), se ne sta disteso sul pianerottolo in attesa d'essere trasportato al pronto soccorso.
Chiuso in casa, ora mi chiedo: visto che la gomma americana e la puzza di merda sono indelebili come il DNA, potranno risalire gradino dopo gradino a me?
E se sì, quassù chi arriverà prima, i vigili o i carabinieri?
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