Passata l’onda emozionale, locuzione ora di moda, di certi fatti ci si dimentica. Si torna ognuno alla propria vita, dalla pubblica condivisione di un avvenimento si scende, inesorabilmente, al privato, alla propria realtà quotidiana. Inevitabile e, per certi versi, giusto. Come fare allora? Come evitare che certe cose cadano nel dimenticatoio? Con la parola scritta - libri, giornali - e poi, con le immagini dei film e di una certa televisione di questi tempi sempre più rara.
I libri dunque. Il giro di boa di Andrea Camilleri altro non è che una "talìata", uno sguardo sul nostro passato recente.
G8 di Genova e immigrazione clandestina.
Due argomenti che hanno diviso l’opinione pubblica: il primo finito davanti a processi politici e in tribunale, il secondo che torna sugli schermi di tanto in tanto, provocando nelle coscienze l’effetto di una puntura di zanzara, un fastidio temporaneo, passeggero.
Non sono scherzi, non è un reality, non è la storia d’amore tra una showgirl e un calciatore. È la nostra storia. Prima che il tempo o qualcos’altro cominci a logorarla è bene rispolverarla.
Montalbano lo conosciamo tutti, Camilleri anche.
Il giro di boa prende delle posizioni nette, tanto che a qualcuno potrebbero sembrare faziose, ma non è così, lo scrittore siciliano è critico con tutti, anche con quelli che sono vicini alle sue idee politiche.
Non chiudete gli occhi, apriteli e talìate. Il vostro "ciriveddru", il vostro cervello, con la sua propria e particolare sensibilità politica e civile, farà il resto.
(Fernando Fazzari)
Per un lettore amante di Andrea Camilleri non è facile essere imparziali e obbiettivi nella stesura di un breve resoconto sul suo Il giro di boa.
Pertanto, dopo aver lasciato passare qualche tempo dal termine della lettura e aver lasciato sedimentare le prime impressioni, ecco alcuni pensieri e considerazioni.
Ancora una volta l’autore riesce ad appassionare il lettore, che si trova immerso nel mondo di Vigàta e di Montalbano.
Con la lingua ormai nota mista di italiano e dialetto, Camilleri racconta una nuova indagine del commissario, ricca di temi attuali e di riflessione.
Quello però che più interessa del libro è l’aspetto meditativo che esso propone: Montalbano si trova in una fase delicata della propria carriera, scosso dai fatti del G8, e pensa addirittura di dare le dimissioni... Le cose cambiano, anche per lui, che vive il suo “giro di boa” e si trova ad affrontare crisi di coscienza e pensieri legati al tempo che passa e alla sua vita fino a questo momento.
Forse per questa scelta viene un pochino penalizzata la parte dell’opera dedicata all’indagine vera e propria perché l’autore preferisce, appunto, soffermarsi su temi più riflessivi e introspettivi.
Il lettore si trova quindi un commissario diverso, meno uomo d’azione e più facile alle lacrime; meno scorbutico e più pensoso.
Camilleri coglie l’occasione per trattare temi delicati e sempre di forte attualità, parla così, tra le righe, di politica, di immigrazione clandestina e di infanzia rubata, facendo in modo che il lettore possa confrontarsi anche con queste tematiche scottanti.
L’aspetto più significativo resta comunque quello legato al personaggio del commissario, un personaggio vero e concreto, che riesce a mantenersi fedele a se stesso pur mutando col passare del tempo, perché anche Montalbano, come tutti, invecchia.
(Chiara Bertazzoni)
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