Quarta di copertina.
La bellezza e l'inferno: fra questi poli opposti che richiamano il pensiero di Albert Camus si estende il campo di forze frequentato da Roberto Saviano, il luogo che genera la sua visione della vita, dell'impegno e dell'arte. Introdotti da una prefazione dell'autore, gli scritti raccolti in questo volume tracciano un percorso tanto ricco e vario quanto riconoscibile e coerente. Dal ragazzo che muove i primi già maturi passi nell'ambito della letteratura e della militanza antimafia fino allo scrittore affermato che viene invitato all'Accademia dei Nobel di Stoccolma e abbracciato dai terremotati in Abruzzo, Roberto Saviano resta se stesso.
Ci racconta di un campione come Lionel Messi, che ha vinto la sfida più grande, quella contro il suo stesso corpo; di Anna Politkovskaja, uccisa perché non c'era altro modo per tapparle la bocca; dei pugili di Marcianise, per cui il sudore del ring odora di rabbia e di riscatto; di Miriam Makeba, venuta a Castel Volturno per portare il suo saluto a sei fratelli africani caduti per mano camorrista; di Enzo Biagi, che lo intervistò nella sua ultima trasmissione; di Felicia, la madre di Peppino Impastato, che per vent'anni ha dovuto guardare in faccia l'assassino di suo figlio prima di ottenere giustizia; e di tanti altri personaggi incontrati nella vita o tra le pagine dei libri, nelle terre sofferenti e inquinate degli uomini o in quelle libere e vaste della letteratura.
Pagina per pagina, Saviano ribadisce la sua fiducia in una parola che sappia scardinare la realtà, opporsi a qualunque forma di potere, farsi testimone della certezza che “la verità, nonostante tutto, esiste”.
La vita dopo la pubblicazione di Gomorra, la vita prima di Gomorra. La bellezza e l'inferno raccoglie scritti compresi tra il 2004 e il 2009, a cavallo di tutti i grandi cambiamenti nella vita dell'autore. Dagli esordi su Nazione Indiana alla vita sotto scorta, dal ruolo di intellettuale e scrittore italiano a quello di ambasciatore della parte migliore del nostro paese. Questo è Roberto Saviano. Lo stile è quello impetuoso che abbiamo conosciuto con Gomorra, così come la voglia di comunicare, di condividere e informare che lo spinge a esprimersi in una lingua meticcia, sospesa tra i termini dialettali e un vocabolario molto vario. I brani riportati mostrano varie sfaccettature dell'autore ma riconducono a una nota costante, la vera sottotraccia di di tutto il suo lavoro: l'importanza della parola, non solo come necessario mezzo di comunicazione ma come ponte per unire nella comprensione.
Come in tutte le raccolte o le antologie il livello dei testi è difforme, così come sono diverse le occasioni o gli spunti che Saviano ha colto per scrivere i suoi articoli. La cifra media comunque rimane davvero alta e tuttavia di facile lettura, adatta anche ai tanti che leggono pochi libri all'anno.
Cosa non va.
La già citata varietà dei testi, il saltare tra vari argomenti può disorientare qualche lettore. Se poi lo si confronta con Gomorra, vero e proprio monolite di parole, è chiaro che il risultato non può che essere a favore del precedente lavoro.
Cosa va.
Il livello di scrittura, la forza che è facile percepire dietro ogni periodo, la capacità di analisi e sintesi. Saviano conferma di essere un pensatore prima che uno scrittore, qualità abbastanza rara nel panorama italiano attuale. Colpisce il suo sguardo su alcuni particolari, un tratto di genuino stupore che lo avvicina moltissimo al lettore.
In definitiva un lavoro da comprare e conservare, a cui ritornare di quando in quando per rileggere un brano, per catturare una suggestione.
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