Locri, 3 marzo 2005
Percorro la Statale 106 beatamente scomodo sulla mia Panda. Con me c’è Massimo Carlotto, scrittore acclamato e curatore della collana Noir Mediterraneo per i tipi della e/o.
- Acclamato un paio di ciufoli - penso mentre svolto per una losca stradina – non faccio differenze io, maltratto tutti.
Siamo sul litorale jonico nei pressi di Locri. Scendiamo dalla macchina e arriviamo in riva al mare.
È il rituale di un’esecuzione.
Lo estraggo da una borsa e lo punto, freddo, alla nuca di Massimo.
Il revolver?
No, il cremino.
La borsa, ovviamente, era termica.
Sgranocchiando il gustoso gelato industriale, mi lascio andare, sospirando, a considerazioni storiche – il mar Jonio: qui sono atterrati i coloni ellenici per fondare la Magna Grecia...
- Atterrati? E che avevano l’elicottero ‘sti Achei? – puntualizza Carlotto.
Antipatico.
- Sì, vabbè, attraccati, arenati... insomma eh oh... (e/o!)
Il Mediterraneo: un enorme pentolone ribollente di culture diverse.
Un mare che, nella storia, si è spesso tinto di sangue. Sandro Ferri, editore e/o, in un articolo scrive: “All'origine c'è la Bibbia, il primo libro nato sulle rive del Mar Mediterraneo, la prima grande raccolta di storie di crimini e violenze. Fin dal suo inizio, con l'omicidio di Abele da parte di Caino, il Libro dei libri dice che la storia di questo mare, di questo spazio, si sviluppa sotto il segno della violenza. Violenza fratricida, sopraffazione, saccheggio. Il crimine esiste, i suoi motivi sono tanti e risiedono nell'animo dell'uomo. S'inizia subito con un omicidio, ne seguiranno tanti, la storia del Mediterraneo è nera, come l'anima di Caino.”
Affascinante. E terribile.
Puoi spiegare più dettagliatamente questo ascendente delittuoso? Come s’è sviluppato nella storia della letteratura?
Dalla necessità di raccontare quanto stava accadendo. Il motore della violenza è stato sempre quello della conquista di territori e quindi mercati. Il tutto mascherato spesso da guerra religiosa o di civiltà. Ogni società poi ha espresso sempre culture criminali che a loro volta hanno sviluppato violenza e (contro)potere. La letteratura non poteva non affrontare questi temi. Il noir mediterraneo non è altro che una forma moderna di questa necessità di raccontare la realtà.
Una forte dicotomia tra paesaggio/scenografia e popolazione/personaggi. Da contrasti, da conflitti simili nasce spesso la miglior arte, non credi? Un’arte che spesso mescola i propri fluidi (in tutti i sensi) con la tragedia, un’arte che assomiglia spesso alla dura realtà di quei luoghi.
Giusto: Dura realtà dei luoghi. Il noir mediterraneo ha scelto di raccontare la rivoluzione epocale dell’universo criminale determinato dalla globalizzazione dell’economia. In particolare i rapporti tra mafie e mondo della politica, della finanza e dell’industria. Il luogo è determinante nel senso che non è semplicemente uno sfondo ma è anche memoria e intreccio di culture differenti.
Chi sono gli autori del Noir Mediterraneo di e/o e quali sono le loro peculiarità?
Carlotto, Di Cara, Bracci, Andreu Martin e prossimamente (giugno) si aggiungerà l’esordiente Osvaldo Capraro (pugliese) con uno straordinario romanzo (molto mediterraneo) sulla Sacra Corona Unita.
Cominciamo a passeggiare sulla riva del mare. Più in là notiamo un allegro gruppetto di signori, tutti vestiti di verde e visibilmente avvinazzati, che, cantando in coro il Va’ pensiero, sparano il lontananza con pistole, uzi e fucili da caccia.
Scopriamo che sono una comitiva proveniente dal nord est italico, venuta da queste parti per praticare un nuovo sport governativo, il tiro allo scafista. Baratto con una bottiglia di vino un’informazione per loro preziosa: se risalgono la costa fino in Puglia, avranno di che divertirsi.
Sbevazzo avidamente senza offrire e proseguo con la passeggiata e l’interrogatorio.
Come contestualizzi il Giallo italiano nel Noir Mediterraneo? Abbiamo in casa questo comune sentire cultural-marino?
No. il noir mediterraneo è un progetto minoritario e in parte incompreso, forse perché manca ancora una definizione teorica precisa… ma ci sto lavorando… In realtà il giallo italiano è un grande pentolone al cui interno bolle un minestrone di intelligenze, percezioni, progetti molto differenti tra di loro (per fortuna). Ognuno privilegia un proprio terreno, a me interessa invece un percorso comune con altri autori per riuscire ad approfondire il tema globalizzazione/criminalità.
Indossa lo stetoscopio e ausculta il cuore dell’editoria italiana. Descrivi la tua diagnosi con un aggettivo e danne la motivazione.
Aritmia. Insegue il caso letterario, crea mode dal respiro corto, non promuove gli esordienti… insomma si affanna. Da sempre.
I raccomandati esistono veramente o sono un’invenzione degli invidiosi?
Non lo so. Io ho una storia editoriale molto particolare: una sola casa editrice che ogni tanto tradisco perché non so dire di no. Non ho esperienze sufficienti per avere prove certe… comunque non mi stupirei, qui in Italia la raccomandazione fa parte del paesaggio.
Intanto siamo arrivati in una zona acquitrinosa, piena di canne, sterpaglie, preservativi usati e scheletri di coppiette un tempo intente a copulare.
Il mistero è subito svelato: spunta dall’acqua un alligatore.
Come si dice: me la faccio in mano dalla paura.
Ma lui ci ignora e prosegue lento e inesorabile verso i rispettabili signori in verde.
Uh, un alligatore, non lo trovi curioso? Che strana coincidenza...
Davvero. Gli alligatori sono animali bizzarri, sguazzano nella melma e azzannano solo se veramente motivati. Come questo, appunto…
Si odono le urla disperate dei cacciatori padani di scafisti. Non sono cose a cui si può badare nel mezzo di una intervista.
Tornando a noi, quale scrittore vorresti nella scuderia e/o? Pesca anche tra i morti, se vuoi.
Uno solo: Jean Claude Izzo. Il maestro del noir mediterraneo. Mi piacerebbe che tornasse tra noi e ci regalasse un altro romanzo.
Senti Massimo, prima che me ne dimentichi: dov’eri la sera del 24 dicembre 1923?
Attraversavo un confine. Uno qualsiasi. La notte di Natale gli sbirri sono meno attenti.
Progetti futuri? Come editor intendo, il Carlotto scrittore lo spolperemo in un'altra occasione.
Sto leggendo pile di manoscritti alla ricerca di noir mediterraneo doc. al momento la ricerca è infruttuosa…
In conclusione? Saluta anche gli amici dell’oratorio se vuoi...
Se non ti dispiace vado a farmi un goccio. Mi hai portato in un posto del cazzo, qui non c’è un bar decente nel raggio di chilometri.
Rispondo alla provocazione e conduco Massimo a Gerace, stupendo paesino alle porte dell’Aspromonte. Ci affossiamo in un’osteria a furia di salame, olive e Cirò rosso.
Quando riprendo la statale guidando con un occhio solo per alleviare la mia visione doppia, guardo il sedile accanto al mio.
È vuoto.
Ho dimenticato Carlotto all’osteria!
Fa niente, dai.
Proseguo ridendo.
Mentre percorro la strada Tirreno-Jonica, aspettando che davanti a me, all’orizzonte, compaia il mare, mi si materializza accanto l’apparizione etilica di Chris Cornell. C’ha la sua chitarrina in mano e canticchia I’m the highway.
Sì, sì... Io sono la strada maestra.
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