Debutta nella narrativa la giornalista ed esploratrice Kira Salak con il romanzo La donna bianca (The White Mary, 2008).
Al suo debutto narrativo, a metà tra Cuore di tenebra e Lara Croft, Kira Salak— giornalista di guerra vincitrice del PEN Award e prima donna ad attraversare da sola la Papua Nuova Guinea — ha sublimato quel film d'avventura che è la sua vita in materia da romanzo, trascinando il lettore in luoghi ostili e inesplorati in cui un essere umano, prigioniero di una natura magica, è chiamato a confrontarsi con la propria anima. A tale proposito la scrittrice ebbe modo di dichiarare:
"Come reporter, ho sempre cercato luoghi e situazioni pericolose: il Bangladesh durante un colpo di Stato, la giungla del Borneo, il Rwanda poco dopo il genocidio. Ho scritto della guerra in Congo. Le esperienze africane di Marika sono interamente basate sulla mia esperienza congolese, compreso il profondo senso di sconfitta di fronte alle sofferenze di quelle popolazioni. Marika parte per la Papua Nuova Guinea alla ricerca di un famoso reporter, una persona che si era lasciata sopraffare dalla sua tragedia privata. Come era successo ai miei genitori dopo la morte di mio fratello in Africa. E io non volevo che mi accadesse la stessa cosa. Per questo il mio romanzo è, più di ogni altra cosa, una storia di speranza."
Di questa coraggiosa donna in Italia è stato pubblicato, nel 2006, Cronaca di una viaggiatrice solitaria. Nel cuore della Papua Nuova Guinea.
A soli diciannove anni Kira Salak prese a viaggiare da sola lasciandosi alle spalle l'università, il lavoro, il fidanzato, per realizzare il suo sogno: seguire le tracce dell'esploratore britannico Ivan Champion, la prima persona che riuscì ad attraversare l'isola di Papua Nuova Guinea nel 1927, uno dei Paesi più pericolosi e più misteriosi del mondo, dove la cultura moderna occidentale si scontra con le antiche tradizioni tribali. Per Kira Salak fu una prova di vita.
Poco più che trentenne, Marika Vecera, americana di origine ceca, ha alle spalle una storia familiare dolorosa. Forse è per questo che ha scelto uno dei mestieri più rischiosi: la reporter di guerra. Ne è convinto il suo compagno psicologo Seb, che vorrebbe condividere con lei un'esistenza normale. Ma Marika non sa vivere altrimenti. Dopo essere miracolosamente sopravvissuta all'incontro con i ribelli in Congo, ancora in pieno choc post-traumatico decide di lasciare la città e ipotecare il suo futuro con Seb per rimettersi in viaggio. Destinazione: Papua Nuova Guinea, sulle tracce di Robert Lewis, il giornalista eroico che per lei è sempre stato modello inarrivabile, mentore a distanza, ideale figura paterna. In realtà Lewis è stato ufficialmente dichiarato morto, o meglio suicida. Perciò Marika aveva deciso di scrivere la sua biografia, anche se non poteva, non voleva credere alla scomparsa del suo mito. Ma non è la sola: c'è chi dice di averlo avvistato nel cuore della giungla papuana. Niente può ostacolare la sua ricerca, che giorno dopo giorno prende il sapore di un'ossessione: non il pericoloso universo tribale in cui la conduce Tobo, lo sciamano che si è scelta come guida; non la malattia che pure la colpirà; non le disperate condizioni di una missione senza certezze. Marika vuole intraprendere un viaggio al limite delle possibilità umane, vuole trovare se stessa. La "donna bianca", come viene chiamata dai nativi, violerà il cuore segreto di un mondo sconosciuto dove gli uomini temono gli spiriti della notte, si spingerà oltre la paura per esorcizzare l'oscurità che vive dentro di lei.
La donna bianca di Kira Salak (The White Mary, 2008, Traduzione Maria Grazia Gini, Cairo Editore, collana Scrittori Stranieri, pagg. 413, euro 18,00)
ISBN 978-88-6052-219-1
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