Gianni Barbacetto, giornalista e saggista, scrittore d’inchiesta, sceglie -in linea con la sua condotta all’insegna di un’informazione senza edulcorazioni- di pubblicare nel libro Se telefonando parte di quelle intercettazioni che presto, grazie alle leggi bavaglio, non potranno più essere lette. Intercettazioni contro cui si sono mossi diversi governi italiani, di ogni estrazione, per porre seri limiti all’uso delle stesse. É sufficiente una minima dose di buon senso per comprendere che, senza questo strumento d’indagine, i cittadini italiani non avrebbero saputo nulla di malversazioni, di illegalità, di ruberie in cui sono state coinvolte persone indegne d’avere ruoli importanti nella politica, nell’economia, nello sport. Uno strumento prezioso, quello che si vuole sottrarre alla magistratura, senza il quale Fazio sarebbe forse ancora governatore della Banca d’Italia, Pollari direttore del Sismi, Moggi sarebbe ancora impegnato a tessere i suoi imbrogli nei campionati calcistici, Fiorani avrebbe espugnato la Banca Antonveneta, il furbetto del quartierino Ricucci sarebbe un importante azionista del Corriere e Gianni Consorte della Bnl. E mentre Vanna Marchi sarebbe ancora intenta a smerciare i suoi intrugli e ad estorcere soldi a clienti creduloni, Fabrizio Corona, anziché imperversare a torso nudo in reality televisivi, sarebbe indaffarato in traffici di ricatti. E infine, nella clinica Santa Rita di Milano, i dirigenti continuerebbero a stabilire cure e interventi chirurgici non tanto sulla base della salute del paziente, quanto su quella dei guadagni di medici e proprietario.

Oltre all’interessante prefazione di Roberto Scarpinato, il libro è diviso in due parti: la prima è una sorta di introduzione completa alla questione, con tanto di scansioni temporali, scritta in maniera limpida, semplice, con vene leggere d’ironia (a volte sarcasmo) e supportata da adeguata documentazione. La seconda è il materiale intercettato. Materiale che, a grandi linee si conosce, ma a leggerlo così, nero su bianco, risulta ancora più scandaloso: il famoso colloquio tra il banchiere della Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani e il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. Poi altri tra cui Piero Fassino e Giovanni Consorte, Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, Fiorani e Benevento che parlano di Gnutti e Tremonti, Moggi, D’Alema, Marcello Dell’Utri e Tanino Cinà.Contro chi sostiene l’esosità dei costi delle intercettazioni, bastano pochi calcoli per smentire i dati rilasciati da Alfano e ai difensori ad oltranza della privacy risponde l’autore stesso: «Le imprese erotiche di attricette, veline e soubrettine che si vendono al potente di turno per apparire in tv non sono vicende private, portate sulla stampa per voyeurismo pecoreccio. Sono invece questioni pubbliche e squisitamente politiche, visto che dimostrano come viene gestita la tv di Stato. E, a dirla tutta, nelle intercettazioni c’è anche di peggio: per esempio, Bruno Vespa che rassicura i suoi interlocutori garantendo che “cucirà la puntata addosso” agli invitati di Porta a Porta.»

Un tributo all'informazione, quella non falsata, rispondente ai fatti, da leggere assolutamente, tanto più in questi tempi di appiattimento e di censura mediatica.